Bay (Baio), Michel de (1513-1589) e baianismo

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Michel de Bay

 

La vita

Michel de Bay (o Michel Baius), nato nel 1513 a Melun, nella regione belga dell'Hainault, studiò filosofia all'università di Lovanio (Louvain). Dopo la laurea e l'ordinazione a prete, egli fu nominato direttore del collegio Standonk, a Lovanio, nel 1541.

Divenuto docente di filosofia nel 1544, egli mantenne la cattedra fino al 1550, quando, una volta laureato anche in teologia, fu nominato presidente del collegio Adrien, sempre a Lovanio, e divenne il sostituto di Jean Leonardi (Hasselius), professore di Sacre Scritture, in quel momento impegnato nel concilio di Trento. B. iniziò a lavorare a nuove idee dottrinali assieme a Jan Hessels (1522-1566), a sua volta sostituto di Josse Ravesteyn (Tiletanus) (1506-1570), professore di teologia della stessa università e impegnato anch'egli nel concilio della Controriforma.

Tuttavia, quando i due titolari di cattedra rientrarono nel 1552 da Trento, essi si resero conto ben presto delle idee non precisamente ortodosse dei loro sostituti e chiesero quindi la condanna di 18 proposizioni di B. e Hessels da parte dell'università parigina della Sorbona. Tuttavia, nonostante la censura ufficiale, i due teologi dissidenti furono scelti, a sorpresa, nel 1561 per rappresentare l'università di Lovanio al concilio di Trento, dove, però, essi, dopo polemiche e discussioni, furono inviati nel 1563 ufficialmente come teologi del re di Spagna, Filippo II (1556-1598).

Dopo la morte di Hessels, 79 idee di B. (e di Hessels stesso) furono poi pubblicate nel 1566 nella sua opera Opuscula omnia, condannata dalla bolla papale Ex omnibus afflictionibus, firmata da Papa Pio V (1566-1572) il 1 ottobre 1567, dove, però, non fu menzionato il nome del teologo belga, probabilmente nella speranza che egli si ravvedesse. Tuttavia per tutta la sua vita, B. non fece altro di abiurare le sue idee, quando era sotto pressione o accusato, per poi, passata la tempesta, ritornare sulle proprie posizioni.

Nel 1570 B. fu nominato decano della facoltà di teologia, ma le sue idee furono sistematicamente attaccate sia da (San) Roberto Bellarmino (1542-1621), professore di teologia a Lovanio tra il 1570 ed il 1576, che da Leonhard Lessius (1554-1623), successore di Bellarmino dal 1576.

Infine, sotto la pressione da parte di Papa Gregorio XIII (1572-1585) e del suo incaricato, il teologo e filosofo gesuita Francisco Toledo (Toletus) (1532-1596), B., nel frattempo diventato cancelliere dell'università, fu costretto a firmare una definitiva abiura nel 1579. Per gli ultimi dieci anni della vita di B. non si segnalano altri fatti degni di nota, fino alla sua morte avvenuta a Lovanio il 16 settembre 1589.

La dottrina del baianismo

Sicuramente B. fu influenzato dal pensiero, condiviso da alcuni teologi domenicani dell'epoca, di reazione contro la Riforma protestante, e che si basava su una più attenta e diretta rilettura delle Sacre Scritture e dei Padri della Chiesa, come San Cipriano, Sant'Ambrogio e soprattutto Sant'Agostino, ricusando le interpretazioni della Scolastica medioevale.

Dall'altra parte, era forte anche la reazione nel mondo cattolico contro la rigida applicazione, soprattutto da parte della Compagnia di Gesù, dei concetti espressi nel Concilio di Trento (1545-1563): esteriorità del culto, passiva accettazione dei sacramenti, soggezione senza discussione alla gerarchia della Chiesa. I gesuiti, in particolare, applicavano un lassismo benevolo verso i peccatori sottomessi alla Chiesa, tenendo conto di tutta una serie di attenuanti, basati sui casi di coscienza, mentre non esitavano di usare il pugno di ferro contro i dissidenti, anche se questi erano armati delle migliori intenzioni religiose e morali.

Capostipite di questo pensiero gesuita fu il teologo Luis de Molina (1535-1600), autore di Concordia liberi arbitrii cum gratiae donis, divina praescientia, providentia, praedestinatione et reprobatione (1588).  Per Molina l'efficacia della grazia non sta nella sostanza della grazia stessa, bensì nella preconoscenza divina che l'uomo collaborerà spontaneamente con la grazia.

Fortemente influenzato quindi da Sant'Agostino, l'impianto dottrinale di B., denominato baianismo dal nome del teologo, si inserì in questa polemica in atto sul concetto della grazia. I punti fondamentali del baianismo furono:

  • Nello stato dell'uomo prima del peccato originale, l'innocenza non è un dono soprannaturale di Dio, ma un complemento della natura umana. Questo stato include tra i suoi requisiti la destinazione al paradiso, l'immunità dalla sofferenza, l'ignoranza e la morte.

  • Il successivo peccato originale non è semplicemente una privazione della grazia, ma una concupiscenza, trasmessa in maniera ereditaria anche ai bambini innocenti, e, nonostante il libero arbitrio, l'uomo, senza la grazia divina, non è capace altro che di peccare.

  • Il dono della primitiva innocenza viene restaurato da Dio e Cristo mediatore: la redenzione e la grazia infatti ci permettono di recuperare questi valori, operando una scelta in cui sostituiamo la concupiscenza (che non possiamo eliminare, ma almeno tenere sotto controllo) con la Carità.

In questi tre punti, B. venne accusato di mischiare l'antica eresia del pelagianesimo (stato primitivo dell'uomo) con le idee contemporanee: calvinista (la successiva caduta dell'uomo) e luterana (il concetto della redenzione).

Il baianismo non sopravvisse al suo ideatore, ma senz'altro diversi suoi elementi si ritrovarono circa ottant'anni dopo, nel 1640, nel giansenismo.