Burlamacchi, famiglia (XVI e XVII secolo)

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Francesco Burlamacchi (padre di Michele), decapitato nel 1548 per un complotto anti-mediceo

(tratto da www.palazzoducale.lucca.it)

Lucca durante la Riforma

La situazione di Lucca, centro di diffusione di testi luterani, introdotti attraverso i contatti dei mercanti della seta e luogo di predicazione di noti riformatori, come Bernardino Ochino, fu menzionata nella bolla papale Licet ab initio di Papa Paolo III del 21 Luglio 1542, quella che istituì la Congregazione del Santo Ufficio, o Inquisizione, come è più nota.

La pesante repressione che ne seguì mise in fuga svariati dissidenti, come Pier Martire Vermigli, Celio Secondo Curione, Niccolò Balbani, Giovanni Diodati ed intere famiglie, come, appunto, quella dei Burlamacchi.

Di questa famiglia di riformatori esuli lucchesi del XVI e XVII secolo si ricordano:

1) Burlamacchi, Michele (1532-1590)

Michele, figlio di Francesco Burlamacchi (accusato di un fallito complotto anti-mediceo e decapitato a Milano il 14 febbraio 1548), riparò, assieme alla moglie Chiara Calandrini, nel 1567, presso la duchessa Renata d'Este, simpatizzante della causa calvinista, confinata nel suo castello di Montargis, in Francia, in seguito alle accuse di eresia da parte del marito Ercole II (1543-1559), e successivamente del figlio Alfonso II (1559-1597).

Dopo varie vicissitudini in Francia, culminate con la strage degli Ugonotti, la notte di San Bartolomeo (23 Agosto 1572), M., assieme a Pompeo Diodati, decise nel 1575 di recarsi a vivere a Ginevra. Morì a Saint Denis (vicino a Parigi) nel 1590.

2) Burlamacchi, Filippo (1575-1644)

Uno dei 7 figli di Michele, di cui sono degne di menzione 3 delle figlie: Renata (o Renea, in onore di Renata d'Este), nata a Montargis il 25 marzo 1568, autrice delle memorie del padre Michele e sposa di Cesare Balbani, Camilla, moglie di Francesco Turrettini, e Maddalena, moglie di Giovanni Diodati.

F. diventò famoso, non tanto per il credo religioso, quanto per la sua professione di banchiere in Inghilterra, dove emigrò nel 1605 e da dove intervenne per fornire mezzi e finanziamenti alla causa protestante durante la Guerra dei Trent'anni, e qui, a Londra, sposò Elisabetta, figlia di Giovanni Calandrini.

3) Burlamacchi, Vincenzo (1598-1682)

Vincenzo nacque a Ginevra nel 1598 ed era figlio di Fabrizio (1553-1598), morto di peste quando Vincenzo aveva solo due mesi e capostipite dell'altro ramo della famiglia Burlamacchi emigrato a Ginevra.

Nel 1618 V. partì per un lungo viaggio, dapprima per accompagnare un ormai malato Giovanni Diodati, inviato in rappresentanza della città e della chiesa di Ginevra, al sinodo di Dort (o Dordrecht), dove il pensiero religioso di Arminio (Jacob Hermanzoon) fu duramente condannato. In seguito V. soggiornò in Germania, Francia, Paesi Bassi e Inghilterra, dal quale rientrò a Ginevra solo nell'aprile 1621.

Al suo rientro, V., dal 1622, iniziò la stesura del Libro di ricordi degnissimi delle nostre famiglie, il libro che narrava delle vicende della famiglia Burlamacchi, e che sarebbe stato aggiornata dagli eredi fino al XVIII secolo. Nel 1625 egli sposò Zabetta Turrettini, figlia di Francesco Turrettini, genero di Michele Burlamacchi, come già sopra ricordato. Egli s'inserì attivamente nella vita pubblica di Ginevra, dal 1631 entrò, assieme a suo figlio Fabrizio, a far parte ufficialmente della borghesia cittadina, fu diacono e tesoriere della Borsa Italiana (la struttura assistenziale della Chiesa Italiana) e fece parte anche del Consiglio dei Duecento.

V. morì a Ginevra il 18 febbraio 1682.