Carpocrate era un filosofo alessandrino gnostico, discepolo di Cerinto e fondatore della scuola gnostica detta, per l'appunto, carpocraziana. Si sa pochissimo della sua vita, se non che predicò sotto l'imperatore Adriano (117-138) e che ebbe un figlio, di nome Epifane (o Epifanio) suo successore nella diffusione della dottrina paterna. Le scarse notizie su C. derivano da una lettera attribuita a Epifane e da un testo di Ireneo di Lione.
C., come il suo maestro Cerinto, predicava che il mondo era stato creato da angeli inferiori o decaduti, chiamati demoni, che copulando con gli angeli, avevano generato gli esseri umani ed il mondo materiale.
Le anime degli uomini erano state intrappolate da questi demoni nei corpi e sottoposte a sofferenze per secoli e secoli, mediante continue e inconcludenti reincarnazioni.
Gesù Cristo, venuto al mondo, secondo C., come tutti gli altri esseri umani, aveva la conoscenza (gnosi) dell'unica maniera di sfuggire alla prigione terrena: in pratica disprezzare le leggi della società del suo tempo, terminando così la tirannia delle inibizioni imposte dal nostro mondo.
Perciò soltanto accettando passivamente i desideri (un concetto molto simile a quello di Basilide), le anime umane potevano risalire al cielo. Altrimenti dovevano essere rimandate in un altro corpo, perché mancava ancora qualcosa nella loro libertà, come riferiva Ireneo.
Conseguentemente i carpocraziani praticavano il libertinaggio e il rifiuto del matrimonio, l'abolizione dei ranghi sociali e la messa in comune dei propri beni (una forma di comunismo ante litteram), ed erano dediti alle arti magiche e alla preparazione di filtri d'amore, sempre secondo Ireneo.
Questo comportamento dei carpocraziani scandalizzò sia diversi maestri gnostici di altre scuole che, ovviamente, gli ortodossi cristiani, i quali riuscirono a distruggere quasi tutti i documenti scritti della setta.
Tuttavia lo gnosticismo di C. riuscì a sopravvivere fino al IV secolo.