Colonna, Vittoria, marchesa di Pescara (1490-1547)

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Vittoria Colonna

 

La vita

Vittoria Colonna, "la più famosa donna nell'Italia del `500", secondo una definizione condivisa da molti autori, nacque nell'aprile 1490 (altri testi citano il 1492) a Marino (in provincia di Roma), figlia primogenita del famoso condottiero Fabrizio Colonna (1460-1520), Duca dei Marsi e di Paliano, Marchese di Manopello e Gran Conestabile di Napoli [personaggio immortalato nel dialogo Dell'arte della guerra di Niccolò Machiavelli (1469-1527)], e di Agnese da Montefeltro (1470-1506), figlia del Duca di Urbino, Federico II Maria da Montefeltro (1422-1482).

A cinque anni C. fu promessa in sposa a Ferrante Francesco d'Avalos (1490-1525), figlio del marchese di Pescara, Alfonso d'Avalos d'Aquino e nel 1509 i due si sposarono a Ischia Castello senza praticamente essersi mai visti: ciò nonostante, tra di essi nacque ben presto un grande amore, perlomeno da parte di C. I due sposi risiederono ad Ischia [la signoria dell'isola fu il loro dono di nozze da parte del re di Napoli Ferdinando III d'Aragona (1503-1516)] fino a 1511, quando d'Avalos si arruolò nella Lega Santa contro la Francia: fu però catturato durante la battaglia di Ravenna dell'aprile 1512 e inviato prigioniero in Francia. Dopo la sua liberazione, d'Avalos diventò uno dei più brillanti capitani dell'esercito di Carlo V (1519-1558): il culmine della sua carriera militare si ebbe con la famosa battaglia di Pavia del 24 febbraio 1525, durante la quale fu però ferito gravemente. Egli morì a Milano nel novembre 1525, proprio quando C. era in viaggio per raggiungerlo. Saputo della morte del marito, C. cadde in una profonda depressione, meditando perfino il suicidio [il poeta Francesco Berni (1497-1535) le scrisse perfino un sonetto per dissuaderla dall'insano gesto].

Dopo il suo rientro ad Ischia, C. decise di ritirarsi in convento dapprima a Roma presso le monache clarisse di San Silvestro in Capite, e , in seguito, a Orvieto, nel convento di San Paolo. In quegli anni, C. entrò in rapporti di amicizia con diversi ecclesiastici, che premevano per la riforma della Chiesa, come Gaspare Contarini, Bernardino Ochino, Gian Matteo Giberti, Pietro Bembo e Giovanni Morone, e riformatori che dibattevano sulla giustificazione per fede, come Juan de Valdès.

Nel 1537 la marchesa si stabilì a Ferrara, dove aiutò Bernardino Ochino a fondare un monastero di clarisse cappuccine, mentre nel 1539 C. rientrò a Roma, dove conobbe e diventò grande amica di Michelangelo Buonarroti (1475-1564), il quale, pur già abbastanza anziano per l'epoca (64 anni), ebbe una vera passione spirituale per lei e le dedicò diversi suoi sonetti e disegni: non è stato mai accertato però se il grande artista avesse anche condiviso l'interesse per la Riforma di C., sicuramente, se lo fece, mantenne comunque uno stretto atteggiamento nicodemitico.

Tuttavia la permanenza di C. a Roma fu bruscamente interrotta nel 1541 dalla rivolta fallita di suo fratello Ascanio Colonna (1495-1555) contro il papa Paolo III (1534-1549). Il pontefice aveva, infatti, esteso la tassa sul sale anche alle terre che ne erano esenti per antichi privilegi, come ad esempio quelle soggette ai Colonna. La protesta sfociò in una vera guerra, ma alla fine il comandante delle truppe pontificie e figlio del pontefice stesso, Pier Luigi Farnese (1503-1547), ebbe la meglio e Ascanio dovette andare in esilio fino alla morte di Paolo III nel 1549. Naturalmente questa sconfitta della sua famiglia costrinse C. a rientrare nel suo convento di San Paolo a Orvieto. Dopo qualche mese, però, la poetessa si trasferì a Viterbo nel convento di Santa Caterina. E lì che conobbe il cardinale inglese Reginald Pole (a cui essa fu molto devota) e la cerchia di riformatori che frequentavano la sua casa, come Marcantonio Flaminio, Alvise Priuli e Pietro Carnesecchi, con i quali la marchesa di Pescara poté liberamente discorrere di problemi di fede e maturare le sue convinzioni negli ideali valdesiani.

C. ritornò a Roma nel 1544 e continuò a mantenere contatti con riformati, come il suo lontano parente Bartolomeo Spadafora, di passaggio a Roma nel gennaio 1547, dove, presso la marchesa, conobbe Michelangelo Buonarroti, ma dove venne purtroppo raggiunto da un mandato di comparizione per eresia davanti al Tribunale siciliano dell'Inquisizione a causa dei suoi trascorsi valdesiani.

C. morì il 25 febbraio 1547 nel suo convento di San Silvestro in Capite e la sua morte le risparmiò la grande stagione delle persecuzioni contro gli spirituali, che iniziò durante il papato di Paolo IV (1555-1559). Le sue ultime volontà furono di essere seppellita nel convento di Sant'Anna de' Funari a Roma, ma è più probabile che il suo corpo sia stato traslato accanto a suo marito a San Domenico a Napoli.

Poco dopo la sua morte, Benedetto Varchi scrisse il sonetto (Donna, che, come chiaro a ciascun mostra .), dedicato a Caterina Cybo, ma dove la duchessa di Camerino era associata a Juan de Valdés, Pietro Bembo e C. come cercatori fortunati sulla strada della salvezza eterna dell'anima.

Le opere

C. è conosciuta più per essere stata un famoso personaggio sulla scena dell'Italia del XVI secolo che per i suoi meriti come poetessa. I suoi poemi elegiaci e d'amore per il marito (pubblicati a Parma nel 1538) non mostrano un particolare talento, mentre le sue Rime spirituali, i sonetti della maturità, come il Trionfo di Cristo, e la meditazione in prosa Pianto sulla Passione di Cristo sono certamente più interessanti, soprattutto da un punto di vista religioso, e mostrano non solo l'influenza dei padri della letteratura italiana, come Dante e Petrarca, ma anche del pensiero di riformatori del `400, come Girolamo Savonarola, oltre, naturalmente a quello di Valdès.