Cooper, Anthony Ashley, 3° conte di Shaftesbury (1671-1713)

Fare clic per visualizzare la foto

Anthony Ashley Cooper

 

La vita

Lo scrittore e filosofo Anthony Ashley Cooper, 3° conte di Shaftesbury, nacque a Londra il 26 febbraio 1671: per incapacità del padre, egli ebbe come tutore l'omonimo nonno paterno, il 1° conte di Shaftesbury (1621-1683), che gli assegnò, dall'età di tre anni, un istruttore d'eccellenza, il noto filosofo John Locke (1632-1704). Completati gli studi, il giovane Anthony Ashley intraprese una serie di viaggi in Francia, Italia e Olanda.

Rientrato in Inghilterra, nel 1695 C. entrò nella Camera dei Lord, ma la sua carriera politica fu fortemente compromessa dalla salute malferma, che, ad iniziare dal 1701, lo obbligò a rinunciare alle sedute del parlamento inglese. Egli si dedicò allora totalmente ai suoi studi di filosofia e letteratura, e la maggior parte delle sue opere furono pubblicate tra il 1705 ed il 1710. Prima del fatidico 1701, l'unico scritto noto di C. fu una prima versione della sua Inquiry concerning Virtue or Merit (Ricerca sulla Virtù o il Merito), pubblicata nel 1699 da John Toland senza l'autorizzazione dell'autore, che in seguito la riesaminò, ripubblicandola alcuni anni dopo.

Le sue opere principali comprendono A letter concerning Enthusiasm (Una lettera sull'entusiasmo) del 1708, Sensus Communis: An Essay on the Freedom of Wit and Humour (Sensus Communis: una ricerca sulla libertà dell'arguzia e della comicità) del 1709, The moralists (I moralisti) dello stesso anno, Soliloquy, or Advice to an Author (Soliloquio, o consiglio ad un autore) del 1710. Tutte queste opere furono poi raccolte dall'autore in un unico lavoro in tre volumi, provvisto di esaurienti note e commenti, dal titolo Characteristics of Men, Manners, Opinions, Times (Caratteristiche di uomini, maniere, opinioni, tempi). Le Caratteristiche di C., pubblicate nel 1711 e revisionate continuamente fino alla sua morte, avvenuta nel 1713, ebbero una straordinaria popolarità sia in Inghilterra che all'estero durante il XVIII° ed il XIX° secolo.

Purtroppo il netto peggioramento dello stato di salute di C. consigliò un trasferimento nel novembre 1711 al clima mediterraneo di Napoli, dove però lo scrittore morì 15 mesi dopo, il 15 febbraio 1713, in piena attività letteraria, soprattutto nei suoi studi d'estetica, che furono raccolti e pubblicati, solamente nel 1900, con il titolo di Second Characteristics (Caratteristiche seconde).

Il pensiero

Il pensiero di C. s'inserì nel dibattito teleologico, sviluppato nell'Inghilterra dell'epoca. La teleologia, o finalismo, è, secondo il pensiero filosofico cristiano d'ispirazione tomista, la dimostrazione dell'esistenza di Dio basata sul concetto di fine ultimo. Infatti, secondo San Tommaso d'Aquino, il fine ultimo delle cose deve condurre senz'altro a Dio, perché solo un'intelligenza superiore può ordinare le cose naturali, anche quelle prive d'intelligenza propria. Detto pensiero fu confutato dal famoso filosofo scozzese David Hume (1711-1776), che, nei suoi Dialoghi sulla religione naturale, ritenne che, senza dover scomodare teorie metafisiche, l'osservazione del cosiddetto ordine delle cose naturali ci permette di spiegarlo, basandosi su concetti di somiglianza, contiguità e casualità della Natura.

A sua volta C. credeva che l'osservazione della Natura dovesse comunque avanzare di pari passo con un concetto teleologico dell'Uomo: egli paragonava l'ignoranza del fine ultimo come l'osservazione della meccanica di un orologio senza rendersi conto dello scopo per il quale l'orologio è stato concepito.

Nella sua Ricerca sulla Virtù o il Merito, C. sostenne l'autonomia della morale dalla religione: dalla naturale tendenza dell'Uomo alla socialità [in contrasto con il concetto dell'egoismo naturale dell'Uomo, tipico di Thomas Hobbes (1588-1679)] si sviluppa un percezione interiore di ciò che è bene e ciò che è male, cioè una valutazione etica.

Inoltre la Virtù sviluppa l'amicizia universale e la felicità nell'umanità e da' luogo al comune senso dell'ordine, dell'armonia, dell'estetica, mentre le azioni viziose, secondo C., devono essere combattute con l'arte dell'ironia (Sensus Communis: una ricerca sulla libertà dell'arguzia e della comicità).