Davide di Dinant (ca. 1160 - ca. 1215)

La vita

Davide di Dinant, filosofo e naturalista fiammingo del XII secolo, nacque probabilmente intorno al 1160, a Dinant nell'odierno Belgio oppure a Dinan in Bretagna. D. insegnò filosofia all'università di Parigi, dove fu influenzato dagli insegnamenti di Platone e Aristotele. Di quest'ultimo, D. ebbe l'opportunità di leggere le idee rielaborate da commentatori arabi, come Avicebron (1020-1069 ca.), autore della Fons Vitæ, e solo in quegli anni disponibili ritradotti in latino.

Nel 1210 il libro Quatermuli (quaderni di appunti) di D., confutato successivamente da San Alberto Magno (1205-1280) e San Tommaso d'Aquino (1221-1274), fu condannato dalla Chiesa ad essere distrutto sul rogo, condanna confermata nel 1215 dal legato pontificio Cardinale Robert Courçon (m. 1218).  D. stesso dovette fuggire dalla Francia per sottrarsi alla cattura e morì dopo il 1215.

La sua opera principale fu chiamata anche De tomis id est de divisionibus e di essa ci sono giunti alcuni frammenti. La condanna degli scritti di D. coinvolse anche quelli di Aristotele e per un certo periodo, fu bandito lo studio del suo pensiero.

La dottrina

Come il suo collega Amalrico di Béne, D. insegnava un credo di tipo panteistico e neoplatonico, che prendeva ispirazione direttamente da Giovanni Scoto Eriugena: in particolare che Dio era compreso in tutte le cose, Egli era, cioè, la materia prima comune a tutti gli esseri corporei ed incorporei, l'essenza di tutto ciò che esisteva, e quindi della realtà, che veniva diviso in tre categorie, materia (il corpo), intelletto (l'anima) e spirito. Dio dunque, secondo D., era l'elemento, invariabile e senza forma, alla base di tutto: le differenze visive delle cose tra loro diverse erano solamente apparenze superficiali.