Lubac, Henri de (1896-1991) e la Nouvelle Théologie

Fare clic per visualizzare la foto

Henri de Lubac

I primi anni e le due guerre mondiali

Il cardinale e gesuita francese Henri de Lubac nacque il 20 febbraio 1896 a Cambrai, in Francia, da una nobile e agiata famiglia (il padre era banchiere), originaria dell’Ardèche, dipartimento francese nella valle del Rodano.
Il giovane Henri entrò nella Compagnia di Gesù a Lione il 9 ottobre 1913, e compì il suo percorso educativo nei seminari gesuiti sull’isola di Jersey e a Fourviére (vicino a Lione), ottenendo il dottorato in teologia alla Pontificia Università Gregoriana a Roma.
I suoi studi furono però interrotti dalla Prima Guerra Mondiale, dove L. combatté nell’esercito francese, riportando gravi ferite alla testa. Finita la guerra, L. riprese gli studi e fu ordinato sacerdote il 22 agosto 1927. Dal 1929 al 1961, egli occupò per 32 anni la cattedra di teologia fondamentale nella facoltà teologica dell’università di Lione.
Nel 1938 L. pubblicò il suo primo libro Catholicisme, les aspects sociaux du dogme (Cattolicesimo, gli aspetti sociali del dogma), mentre nel 1942 fondò, con il suo allievo Jean Daniélou (1905-1974), la collana di testi Sources Chrétiennes (Fonti cristiane), ma, in piena Seconda Guerra Mondiale, fu costretto a fuggire da Lione per rifugiarsi clandestinamente a Vals-prés-le-Puy (nell’Alvernia), a causa del suo impegno contro il nazismo e l’antisemitismo e a favore della Resistenza francese.

Le prime polemiche

Nel 1946 uscì il suo Surnaturel. Études historiques (Soprannaturale. Studi storici), che creò un immediato scandalo: già sospettato d’eterodossia per aver osato contestare la teologia neo-tomista del famoso gesuita spagnolo Francisco Suàrez (1548-1617), imperante fino a quel momento, L. fu subito al centro di polemiche per quest’opera, nella quale rifiutò, in tema di grazia, la “dottrina dei due piani”, vale a dire l’impianto teologico che separava la grazia sovrannaturale dalla natura dell’uomo. Per L., invece, la natura non era più collocabile su un piano inferiore a quello sovrannaturale.

La Nouvelle Théologie

Del resto L. era uno dei principali fautori della nuova scuola di pensiero teologico, popolare in quegli anni soprattutto in Francia e Germania, denominata Nouvelle Théologie (Nuova teologia), caratterizzata da un rifiuto del dominio della Scolastica per favorire un ritorno alle fonti (letteralmente Ressourcement in francese, la denominazione originale del movimento, che però ebbe meno fortuna del termine Nouvelle Théologie), vale a dire le Sacre Scritture e la Patristica. I teologi del gruppo, inoltre, favorirono l’apertura al dialogo con il mondo contemporaneo, e mostrarono interesse per l’esegesi biblica, l’arte, la letteratura ed il misticismo.
A parte L., aderirono alle idee della Nouvelle Théologie teologi come Pierre Teilhard de Chardin, Yves Congar, Hans Küng, Edward Schillebeeckx, Han Urs von Balthasar (1905-1988), Marie-Dominique Chenu (1895-1990), Karl Rahner (1904-1984), Louis Bouyer (1913-2004), Etienne Gilson (1884-1978), il già citato Daniélou e Joseph Ratzinger [n. 1927, ora Papa Benedetto XVI (2005-)], sebbene gli ultimi due si dissociassero successivamente dal pensiero della Nouvelle Théologie.
Il punto più basso il movimento lo toccò con la condanna comminata dall’enciclica Humani generis di Papa Pio XII (1939-1958) il 12 agosto 1950, ma il suo riscatto avvenne durante il Concilio Vaticano Secondo (1962-1965), dove il peso dei teologi della Nouvelle Théologie fu decisivo.

La condanna di L. e la sua riabilitazione

Anche L. subì le conseguenze del clima che portò alla pubblicazione dell’enciclica papale del 1950: nel giugno dello stesso anno i suoi superiori gli tolsero l’insegnamento con la motivazione di “errori perniciosi su punti essenziali del dogma”, e i suoi libri furono ritirati dalla circolazione. L. lasciò Lione per recarsi a Parigi, dove continuò a scrivere su altri temi, come l’ateismo, il buddismo, l’esegesi medioevale, l’ecclesiologia e la natura sacramentale del Cattolicesimo. Divenne nel 1957 membro dell’Accademia delle Scienze Politiche e Morali e finalmente nel 1959, gli fu permesso di ritornare all’insegnamento nell’Istituto Cattolico di Parigi. Partecipò, poi, al Concilio Vaticano Secondo come peritus (consulente teologico), lavorando alla stesura delle Costituzioni dogmatiche.
In seguito, studiò e pubblicò commenti sul pensiero di Teilhard de Chardin, difendendone l’ortodossia, ma soprattutto scrisse diversi libri, come Paradosso e mistero della Chiesa, La Chiesa nella crisi attuale, Le Chiese particolari nella Chiesa universale, criticando il disordine e la crisi, in cui sembrava che la Chiesa cattolica fosse precipitata dopo il Concilio.

La nomina a cardinale e la morte

Nel 1969 gli fu offerto il cardinalato da Papa Paolo VI (1963-1978), ma rifiutò, considerando che il requisito che i cardinali dovessero essere tutti vescovi [posto nel 1962 da Papa Giovanni XXIII (1958-1963)] fosse un abuso dell’ufficio apostolico. Accettò quindi la proposta, solo nel 1983, da parte di Papa Giovanni Paolo II (1978-2005), che lo esentò dall’ordinazione episcopale.
L. morì a Parigi il 4 settembre 1991, all’età di 95 anni: all’epoca della sua morte, era il più vecchio cardinale in vita.