Döllinger, Johann Joseph Ignaz von (1799-1890)

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Franz von Lenbach: Ritratto di Ignaz von Döllinger

(Collezione privata)

Il teologo Johann Joseph Ignaz von Döllinger nacque a Bamberg, in Baviera, il 28 febbraio 1799 da una famiglia cattolica di medici e professori. Da adolescente D. compì i suoi studi a Würzburg, nella cui università egli iniziò a frequentare il corso di filosofia naturale, ma nel 1817 si volse a studi di filosofia mentale e di filologia, e nel 1818 a quelli di teologia e di storia ecclesiastica. Nel 1822 D. fu ordinato sacerdote e, l'anno successivo, divenne professore di storia e legge ecclesiastica al liceo di Aschaffenburg, e nel 1826 fu nominato professore di teologia (posto che avrebbe ricoperto fino al 1873) a Monaco di Baviera. In questa città, egli divenne, in seguito, bibliotecario capo dell'università e membro dell'Accademia delle Scienze.

Nell'ambito della politica della Chiesa cattolica, D., nei primi anni, cercò di equilibrarsi tra il giuseppinismo e l'ultramontanismo (vale a dire il pensiero cattolico, che rimarcava l'importanza dell'autorità centrale del Papa come superiore a quella dei re o delle gerarchie ecclesiastiche locali). Da una parte, infatti, D. avversava l'ordine dei gesuiti e coltivava amicizie con il teologo cattolico Johann Adam Möhler (1796-1838), il riformatore sociale tedesco Victor Aimé Huber (1800-1869) ed il filosofo francese Hugues Felicitè Robert de Lamennais, precursore - nell'ultima parte della sua vita - del modernismo. Dall'altra, D. accettò, inizialmente, l'ultramontanismo e, tra il 1845 ed il 1852, s'impegnò - come membro del parlamento bavarese - per la costituzione di una Chiesa cattolica tedesca, indipendente da interferenze dello stato laico.

Tuttavia, verso la seconda metà degli anni '50 del XIX secolo, D. cambiò atteggiamento nei riguardi del potere secolare del papato ed alcune sue conferenze, pubblicate nel 1857 con il titolo indicativo Il papato ed il potere temporale, dove D. si espresse contro il potere temporale inteso come parte essenziale del papato, furono condannate dalla Chiesa cattolica. Nel 1863 D. organizzò un incontro di cento teologi tedeschi a Mechelen, in Germania, dove egli affermò l'importanza che la Chiesa avesse libertà nella gestione dei propri affari senza l'interferenza dello stato, ma che, nello stesso tempo, non dovesse pronunciare la condanna delle idee moderne: consigli non recepiti da Papa Pio IX (1846-1878), che, nelle famose 80 tesi, note con il titolo di Syllabus Errorum e pubblicate l'otto dicembre 1864, condannò proprio la scienza moderna ed il progresso.

Nel dicembre 1869 s'aprì il Primo Concilio Vaticano, dove furono approvati i dogmi dell'infallibilità del Papa, sebbene limitata ai casi ex cathedra (vale a dire nel pieno esercizio delle sue funzioni) e del primato universale del papa: le dottrine suscitarono immediate e vive polemiche e 44 professori dell'università di Monaco, capeggiati da D., dichiararono, nell'agosto 1870, la loro opposizione ai decreti.

Sette mesi dopo, il 28 marzo 1871, alla richiesta di abiurare le sue idee da parte dell'arcivescovo di Monaco, D. rifiutò, affermando la non coerenza del dogma dell'infallibilità del Papa con la storia e la tradizione della Chiesa, e con i decreti dei vari concilii. Fu scomunicato, ma ricevette numerose testimonianze di solidarietà da parte del mondo accademico: eletto all'unanimità magnifico rettore dell'università di Monaco, gli furono offerte molte lauree honoris causa dalle università di Oxford, Edimburgo, Vienna e Marburg. D. rimase, ad ogni buon conto, uno spirito libero e respinse vari tentativi di associarlo al movimento dei vetero-cattolici (o vecchi cattolici), con i quali ogni tanto collaborò: la sua reticenza a schierarsi apertamente limitò l'ampiezza dello scisma dei vecchi cattolici da Roma, soprattutto in Baviera.

D. morì il 14 gennaio 1890.