Eusebio di Nicomedia (ca. 280-341)

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Eusebio di Nicomedia

 

Vescovo di Nicomedia, fu il leader del partito ariano nella prima metà del IV secolo. Probabilmente E. aveva incontrato Ario, quando ambedue frequentavano la scuola di Luciano di Antiochia e da quest'ultimo furono convinti che il Figlio di Dio non poteva essere Dio, in quanto Egli era stato creato da Dio Padre, concetto, poi, ripreso da Ario.

E., in seguito, ascese a posizioni di massimo livello della gerarchia della Chiesa: il suo ascendente sull'Imperatore Costantino, che aveva legalizzato il Cristianesimo nel 313, fu elevato e gli permise di rinforzare la posizione degli ariani, a tal punto che Costantino si decise di convocare il 1° Concilio Ecumenico a Nicea nel 325 per dirimere la questione fra cattolici ortodossi e ariani. Il Concilio ebbe inizio il 20 Maggio 325 alla presenza di circa 220 vescovi (secondo altri autori, 318), in larghissima maggioranza della parte orientale dell'Impero.

L'intervento di E. non fu tra i più felici: egli lesse un documento, che riassumeva le posizioni ariane, affermando molto palesemente che Cristo non era Dio. Questa terminologia senza compromessi alienò i favori dei moderati, che, dopo estenuanti discussioni, aderirono al cosiddetto Credo Niceno, che, per quanto concerne la natura di Cristo, proponeva il termine homooùsion (consustanziale, in altre parole della stessa sostanza del Padre e generato, e non creato).

L'arianesimo fu condannato e Ario ed E. furono mandati in esilio. Ma, nonostante la vittoria degli ortodossi al Concilio di Nicea, gli ariani rimasero in tale maggioranza, che nel 328 Costantino decise di richiamare E. dall'esilio e di offrirgli il seggio di vescovo di Costantinopoli: il momento di massima gloria per E. fu quando, nel 337, Costantino in punto di morte decise di farsi battezzare da lui, suo vescovo ariano.

Inoltre, dalla sua influente posizione, E. si adoperò per contrastare il suo mortale nemico, Sant'Atanasio, vescovo di Alessandria, riuscendo più volte a farlo condannare all'esilio.

Nel 340, Papa Giulio I (337-352) convocò un concilio a Roma, al quale parteciparono 50 vescovi, che riabilitarono Atanasio, considerato ingiustamente calunniato. I vescovi ariani rifiutarono di partecipare ed organizzarono per contro un concilio ad Antiochia nel 341, sotto il coordinamento di E., dove venne proposto, senza molto successo, una formula di compromesso, che ponesse l'accento sulla coesistenza eterna di Cristo e del Padre, sorvolando, però, il punto controverso della consustanzialità ("il Figlio è della stessa essenza della divinità e della stessa volontà del Padre").

E. morì nello stesso anno (341).