(San) Giovanni Cassiano (ca. 360-ca. 435) e semipelagianismo e massiliani

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Icona di San Giovanni Cassiano

 

La vita

Giovanni Cassiano nacque in Provenza (ma, secondo altri testi, nacque in Romania, vicino a Dobrogea) ca. nel 360 da famiglia molto benestante e ricevette in gioventù un'ottima educazione. Ancora giovane, decise con un suo amico, tale Germano, di visitare i luoghi sacri in Palestina, soggiornando lungamente in Betlemme. Tuttavia a colpire profondamente C. fu soprattutto una visita ai più famosi eremi del deserto egiziano, dove conobbe e divenne probabilmente discepolo di Evagrio Pontico, il grande ispiratore del monachesimo orientale.

Dall'Egitto, C. si trasferì a Costantinopoli, dove diventò allievo di San Giovanni Crisostomo, patriarca della città, il quale lo nominò diacono e tesoriere della cattedrale. Tuttavia, nel 403, Crisostomo fu condannato all'esilio ad Antiochia e poi nel Ponto, dal sinodo di Ad Quercum, cioè la Quercia, sobborgo di Costantinopoli, in seguito ai loschi maneggi del suo acerrimo avversario, Teofilo, patriarca di Alessandria. Per perorare la causa di Crisostomo, C. fu inviato presso Papa Innocenzo I (401-417) a Roma, dove fu successivamente ordinato sacerdote.

Nel 415, C. fondò a Marsiglia due monasteri, uno per uomini, intitolato a San Vittore, e l'altro per donne, sull'esempio di quelli egiziani, ed in Provenza visse per il resto della sua vita, scrivendo i suoi due libri, De institutis coenobiorum e Collationes, rispettivamente un trattato di regole monastiche ed una serie di conversazioni di C. con eremiti egiziani.

C. morì nel 435 ca.

Benché non sia stato mai canonizzato dalla Chiesa Cattolica, tale lo considerarono due papi: San Gregorio Magno (590-604) e Urbano V (1362-1370), quest'ultimo ex abate di San Vittore di Marsiglia. Inoltre egli venne nominato santo dalla Chiesa Greca e a Marsiglia viene celebrato la sua festa il 23 Luglio.

La dottrina del semipelagianismo

C. fu considerato il fondatore dell'eresia (condannata, per la verità, in maniera definitiva quasi 100 anni dopo la sua morte) conosciuta come semipelagianismo, tentativo ingegnoso di mediare le posizioni del Pelagianismo e quelle espresse da Sant'Agostino.

Se i pelagiani affermavano che, con la propria volontà (liberum arbitrium) e per mezzo di preghiere ed opere buone, l'uomo poteva, senza l'intervento della Grazia divina, evitare il peccato e giungere alla salvezza eterna, ed gli agostiniani affermavano che, al contrario, senza l'intervento della Grazia divina, l'uomo non poteva salvarsi; C. predicò che l'uomo non poteva salvarsi senza la Grazia divina, tuttavia doveva decidere di vivere in maniera virtuosa, prima che Dio concedesse la Sua Grazia. In questa maniera, secondo C., sia la volontà dell'uomo che la Grazia divina erano importanti per la salvezza, tuttavia la predestinazione eterna era più legata alla volontà umana, fondamentale per l'ottenimento successivo della Grazia.

Il semipelagianismo e i massiliani

Le dottrine di Giovanni Cassiano furono propagandate dai monaci di San Vittore in Marsiglia, che dal nome latino della città furono denominati massiliani. Essi, partendo da un'iniziale posizione neutrale verso Sant'Agostino, diventarono man mano suoi avversari. Agostino impiegò gli ultimi anni della sua vita per confutare le loro tesi, tuttavia, nel 430, durante l'assedio di Ippona da parte dei Vandali, egli morì. La lotta contro i massiliani fu ereditata dal suo discepolo Prospero di Aquitania senza particolare fortuna, visto che per tutto il V secolo, il semipelagianismo rimase la dottrina più diffusa in tutta la Gallia. Di questo periodo l'esponente più autorevole fu Fausto, vescovo di Riez.

Nel VI secolo, tuttavia, una nuova confutazione fu elaborata da San Fulgenzio, vescovo di Ruspe (in Nord Africa), il "novello Sant'Agostino", che, esiliato in Sardegna dal re ariano dei Vandali, Trasmundo, scrisse una confutazione delle tesi di Fausto, accelerando la fine della dottrina semipelagianista. Questa teologia era difesa all'epoca da Cesario, vescovo di Arles, il quale fu attaccato dapprima nel sinodo di Valence del 528, ma soprattutto nel secondo sinodo di Orange del 529, dove, oltre al pelagianismo, fu condannato come eresia il semipelagianismo, e le sue conclusioni furono ratificate nel 530 da Papa Bonifacio II (530-532).