Illich, Ivan (1926-2002)

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Ivan Illich

Ivan Illich nacque a Vienna il 4 settembre 1926 da padre ingegnere croato, originario dell’isola dalmata di Brazza, e da madre tedesca ebrea sefardita. Nel 1941, a causa delle leggi razziali, I. lasciò Vienna con la madre ed i fratelli per recarsi a Firenze, dove completò gli studi superiori ed iniziò l’università, studiando istologia e cristallografia. Poco dopo, egli maturò la decisione di farsi sacerdote: s’iscrisse quindi, nel 1943, alla Pontificia Università Gregoriana a Roma (dove risiedeva presso il Collegio Capranica) per seguire corsi di teologia e filosofia, in cui si laureò nel 1950 (a questa laurea ne seguì un’altra, conseguita a Strasburgo, in storia dell’arte). Dopo l’ordinazione nel 1951, I. chiese di essere assegnato alla diocesi di New York, dove divenne viceparroco di una parrocchia di immigrati portoricani nel Lower East Side. Egli si dedicò con passione al lavoro, imparando la lingua spagnola e impegnandosi a fondo per la sua comunità.
Nello stesso periodo conobbe e divenne amico dello psicoanalista tedesco Erich Fromm (1900-1980) e del filosofo francese cattolico Jacques Maritain (1882-1973), sostituendo quest’ultimo, quando era malato, nelle lezioni su San Tommaso d’Aquino (1225-1274) presso l’università di Princeton.

Nel 1956 I. fu nominato dal cardinale Francis Joseph Spellmann (1889-1967) vice-rettore dell’università cattolica di Portorico e tre anni dopo ottenne la nomina a monsignore, a soli 33 anni. Tuttavia, nel 1960 egli lasciò l’incarico e l’isola per protesta contro il tentativo del clero statunitense, ed in particolare del vescovo di Ponce (in Portorico), James Edward McManus (1900-1976), di imporre un modello di chiesa yankee in una società latinoamericana. Questo fu un punto fondamentale del suo pensiero, che, ante litteram, si potrebbe definire no-global. Infatti, egli si oppose sempre strenuamente contro ogni tentativo della Chiesa di partecipare al cosiddetto “sviluppo moderno” del Terzo Mondo, che, secondo il sacerdote croato, era una maniera mascherata di appoggiare la colonizzazione economica, messa in atto, con una pretesa superiorità occidentale, dalle potenze industriali.

A riguardo, nel 1961, con la sponsorizzazione del vescovo di Cuernavaca, Sergio Mendez Arceo, I. fondò nella città messicana il Centro Intercultural de Documentaciòn (CIDOC), un centro di ricerca per la realizzazione di corsi per missionari. Il suo metodo di rifiutare più della metà dei candidati, in quanto troppo legati al consumismo e al mondo industriale nordamericano, attirò sempre maggiori critiche, ma la protezione del suo potente mentore, il cardinale Spellmann, lo mise a sicuro da azioni a suo carico. Tuttavia, la sua presa di posizione contro la violenza dei governi latino-americani ed il suo coinvolgimento nel salvare preti perseguitati dai regimi dittatoriali sudamericani sostenuti dagli Stati Uniti crearono tensioni nei rapporti fra Washington e il Vaticano. Sfuggì a diversi attentati e nel 1968, dopo la morte di Spellmann, fu convocato a Roma dal Sant'Uffizio (ora Congregazione per la Dottrina della Fede) per rispondere a duecento domande. I. fu prosciolto dalle accuse, ma nel gennaio 1969 il Sant’Uffizio vietò ai preti di seguire i corsi del CIDOC: in seguito gli furono tolti i finanziamenti al CIDOC, dopo la pubblicazione di una sua lettera aperta al New York Times, al che I. decise di scindere ogni legame con la Chiesa cattolica, rinunciò unilateralmente all'esercizio del sacerdozio. Non fu mai ridotto allo stato laico, ma poté riprendere in maniera più libera la propria attività nel CIDOC.

Di questo periodo sono i suoi primi libri da The Church, change and development (La Chiesa, cambiamento e sviluppo), a Celebration of Awareness (Celebrazione della consapevolezza) al famoso Deschooling Society (Descolarizzare la società) del 1971, che conteneva una pesante critica verso il sistema educativo moderno burocratizzato e colpevole di danneggiare lo sviluppo formativo dei ragazzi a favore di un aberrante culto del professionalismo.
Nel 1976 I. decise di chiudere il CIDOC e dagli anni ’80 si dedicò all’attività accademica, tra gli altri incarichi, come professore di filosofia e scienze all’università di Penn State, in Pennsylvania (Stati Uniti), ed a quella di Brema, in Germania.

Nel ventennio 1973-1993 la sua proficua produzione letteraria comprese Tools for Conviviality (Mezzi per la convivialità), Energy and Equity (Energia ed equità), Medical Nemesis (Nemesi medica), Towards a History of Needs (Verso una storia di bisogni), Shadow work (Lavoro ombra), il discusso e criticato (soprattutto dal movimento femminista) Gender (pubblicato in Italia come Il genere e il sesso), H2O and the Waters of Forgetfulness (H2O e le acque dell’oblio), ABC: The Alphabetization of the Popular Mind (ABC: L’alfabetizzazione della mente popolare), In the Mirror of Past (Nello specchio del passato) e In the Vineyard of the Text: A Commentary to Hugh’s Didascalicon (Nella vigna del testo: un commento al Didascalicon di Ugone). Nei suoi libri la critica a tutto tondo non risparmiava nulla: dal mito della modernità e del welfare, alla società industriale e tecnologica, alla crisi energetica, all’inquinamento, al livellamento tra i sessi, all’ossessione della salute a tutti i costi, alla passività psicologica.
Negli ultimi vent’anni della sua vita fu afflitto da un crescente tumore alla faccia, che tentò di contrastare, senza successo ma coerentemente con le sue idee sulla medicina moderna, con metodi tradizionali, come l’omeopatia.
I. morì a Brema il 2 dicembre 2002.