Las Casas, Bartolomè de (1474-1566)  

Fare clic per visualizzare la foto

Bartolomè de Las Casas

 

Bartolomè Casaus, successivamente de Las Casas, nacque a Siviglia nel 1474 da Francisco Casaus, che aveva accompagnato Cristoforo Colombo nel suo secondo viaggio nel Nuovo Mondo. L. studiò legge a Salamanca, e dopo essersi laureato, divenne collaboratore dei primi governatori spagnoli delle Antille, Ovando e Velasquez. Nel 1506 egli fu ordinato diacono e nel 1510 divenne sacerdote, iniziando ben presto a battersi per i diritti degli indigeni delle Antille, ridotti in schiavitù dagli Spagnoli e quasi totalmente estintisi per l'incapacità di sopportare i carichi di lavori e per le malattie endemiche portati dai nuovi padroni, i cosiddetti encomenderos.

Nel 1519 L. riuscì a convincere l'imperatore Carlo V (1519-1558 come imperatore) a porre il controllo degli indigeni sotto la Chiesa e a permettere un esperimento, in tal senso, a Cumanà, nell'attuale Venezuela. Tuttavia per avere a disposizione della mano d'opera, egli fece trasferire un certo numero di schiavi neri, che, a suo demerito, non considerava degni di quella difesa dei diritti umani, che egli esercitò attivamente solo nei confronti degli indigeni americani. Venne per questo considerato il primo promotore della deportazione di schiavi neri nelle Americhe, ma questo giudizio è senz'altro affrettato, poiché questa pratica era già ampiamente in vigore fin dal 1505.

Gli Indios, però, delusero le attese del sacerdote spagnolo, lanciandosi in saccheggi e massacri delle colonie europee. Nel 1522 l'esperimento fallì definitivamente e l'amarezza del fallimento fece assumere a L. un atteggiamento senz'altro umanitario ma sicuramente poco popolare in patria: egli giustificò queste azioni violente come reazioni agli abusi europei perpetrati nel Nuovo Mondo. Fu in seguito sostenuto in questa tesi dall'Ordine Domenicano, nel cui convento di Santo Domingo L. entrò nel 1523.  

Negli anni successivi L. scrisse diversi trattati sull'argomento, tra cui la voluminosa Historia de las Indias e la Apologetica historia de las Indias. La sua attività a favore degli Indios fu incessante ed egli intervenne personalmente in Nicaragua nel 1527 ed in Perù (per mezzo di un decreto imperiale) nel 1530, per combattere contro la schiavitù.

Nel 1542 L. ritornò in Spagna, dove ebbe la sua parte nel convincere Carlo V a promulgare le "Nuove Leggi" che proibivano la schiavitù degli Indios e tentavano di mettere fine al sistema dell'encomienda, limitando il possesso di servi ad una sola generazione. Ci fu tuttavia una fortissima opposizione da parte dei proprietari terrieri e del clero stesso. Nel 1544, dopo aver rifiutato la sede di Cuzco, in Perù, L. fu nominato vescovo di Chiapas, nel Messico meridionale, dove oggigiorno viene osannato come primo difensore della causa degli Indios.

Anche in questa funzione, però, L. si alienò le simpatie del clero locale, dei francescani e perfino di influenti personaggi del suo stesso ordine domenicano e nel 1545, contro il suo parere, Carlo V fece mitigare la severità di alcuni articoli delle "Nuove Leggi". Nel 1547 L., amareggiato, ritornò definitivamente in Spagna, rinunciando al suo incarico di vescovo e ritirandosi in convento.

Nello stesso periodo ci fu la pubblicazione nel 1552 del suo libello più violento contro la persecuzione degli Indios, la Brevìsima Relacion de la Destruycion de las Indias. Tuttavia L. commise l'errore di mandare in stampa questo suo scritto senza l'approvazione dell'Inquisizione e per questo i suoi avversari lo fecero porre sotto accusa.

Nonostante tutto L. morì abbastanza tranquillamente nel 1566, alla veneranda età di 93 anni, nel convento di Atocha, vicino a Madrid.

Ai giorni nostri si è spesso parlato di una sua possibile canonizzazione come apostolo degli Indios.