Manson, Charles (n. 1934) e The Family

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Charles Manson

I primi anni

Il criminale Charles Manson nacque il 12 novembre 1934 a Cincinnati (Ohio): alla nascita fu registrato dapprima come No Name (nessun nome) Maddox e poi Charles Milles Maddox in quanto figlio di una prostituta sedicenne, Kathleen Maddox (oltre tutto alcolista e dedita al furto) e di un suo partner occasionale, identificato nel 1937 come un non meglio precisato “Colonnello Scott”. Solo alcuni anni dopo, al bambino fu dato il cognome di Manson da quello di William Manson, che fu sposato alla madre di M. per un certo periodo. M. trascorse un’infanzia molto infelice, caratterizzata dal totale disinteresse della madre (che una volta perfino “vendette” il figlio ad una cameriera per un boccale di birra!). Oltre a ciò, mentre la madre scontava una pena detentiva di cinque anni, M. fu sballottato tra vari istituti per l’infanzia e zii fanatici religiosi, che vivevano nel West Virginia.

All’età di 13 anni, M. iniziò la sua carriera criminale, basata su furti d’automobili e rapine di drogherie, che lo portarono più volte in riformatorio in vari stati degli USA. Definito antisociale e pericoloso, M. godette di un periodo di relativa tranquillità solamente dopo il maggio 1954, quando, uscito su cauzione, condusse una vita normale per qualche mese, sposandosi perfino con una cameriera, Rosalie Jean Willis, da cui ebbe un figlio, Charles Milles Manson jr.

Tuttavia, il sostentamento della famiglia veniva dal furto di automobili, il che lo mise nei guai una prima volta a Los Angeles, e poi, per non aver rispettato i termini della libertà vigilata, fu condannato nel 1956 a tre anni nel carcere di Terminal Island, in California.
Un successivo periodo di sfruttamento della prostituzione e spaccio di assegni falsi lo portò a visitare nei successivi 11 anni altri penitenziari americani, anche se trovò incredibilmente il tempo per sposarsi una seconda volta con una prostituta, tale Leona (una sua protetta, nota anche come Candy Stevens), ed avere un figlio, Charles Luther Manson.

La fondazione di The Family

Finalmente libero (sulla parola) il 21 marzo 1967, M., che in carcere aveva imparato a suonare la chitarra, si trasferì a San Francisco, dove campò di elemosina, ma soprattutto dove sfruttò il momento d’oro del movimento hippy. Durante la storica Summer of Love (Estate dell’Amore) del 1967, M. raccolse intorno a sé un gruppo di giovani (spesso con un passato difficile alle spalle), sui quali s’impose come loro guru, mettendo a frutto la sua - non indifferente - arte oratoria e gli studi di Scientology. Egli profetizzava una sua particolare dottrina, in cui affermava di essere la reincarnazione di Gesù Cristo, ma che era anche caratterizzata da un brutale razzismo (un fattore abbastanza estraneo al movimento hippy). Il suo gruppo si denominò The Manson Family, o più semplicemente The Family, a netta prevalenza femminile, e che campava di furti e attività criminali.

Nella primavera 1968, M. conobbe Dennis Wilson (1944-1983), il batterista dei Beach Boys, e trasferì presso la casa di questi il suo gruppo, con la speranza che Wilson gli permettesse di entrare nel mondo discografico californiano: evidentemente anche Wilson subì la personalità di M., giacché, almeno inizialmente, egli non batté ciglio nel pagare visite mediche e i danni vari che gli “ospiti” gli avevano procurato alla casa.

Tuttavia, entro l’estate dello stesso anno, Wilson si stufò dei suoi scomodi ospiti, che furono invitati ad andarsene: M. si trasferì quindi per qualche mese da George Spahn (1889-1974), l’anziano proprietario del popolare Spahn Ranch (spesso impiegato per le riprese di film western). M. e i suoi seguaci poterono installarsi gratuitamente, grazie al fatto che una delle accolite, Lynette Fromme (n. 1948), si concedeva sessualmente a Spahn. A Spahn Ranch M. fu raggiunto da Charles “Tex” Watson (n. 1945), che sarebbe in seguito diventato il principale assassino della setta di M.

Nel novembre 1968, infine, M. trasferì il suo gruppo presso due isolati ranch (Myers e Barker), nei pressi della Valle della Morte, sempre in California, dove si spacciò presso l’anziana proprietaria (nonna di una delle sue seguaci) come un musicista in cerca di un posto tranquillo per comporre.

I primi omicidi

All’inizio del 1969, M. aveva oramai elaborato una sua visione apocalittica del mondo: la fine del mondo era vicina e M. riteneva che alcune canzoni del Beatles ed altre, scritte appositamente da lui, avrebbero dato luogo allo scontro razziale finale tra bianchi e neri, preannunciato dall’assassinio nell’Aprile dell’anno precedente di Martin Luther King. M. dava molta importanza, infatti, al significato nascosto nei testi delle canzoni, in particolare a Helter Skelter dei Beatles.

Nel frattempo, un mancato appuntamento con il produttore discografico Terry Melcher diede a M. il pretesto di visitare – nel marzo 1969 - la casa di quest’ultimo (di proprietà di Rudi Altobelli), che era stata data in affitto al regista Roman Polanski ed alla moglie, l’attrice Sharon Tate. La Tate, che ebbe l’occasione di conoscere il futuro mandante del suo assassinio, si confidò in seguito con Altobelli sull’impressione sgradevole che le aveva suscitato quel “personaggio dall’aspetto sinistro”.

Tra maggio e luglio dello stesso 1969, The Family perpetrò un tentato omicidio e un assassinio: il primo ai danni di uno spacciatore di colore Bernard Crowe, che fu dapprima defraudato da Tex Watson e poi preso a colpi di pistola da parte di M., che credeva di averlo ucciso. Andò peggio ad un conoscente di M., Gary Hinman: sequestrato per due giorni da tre componenti di The Family per costringerlo a consegnare una somma di denaro recentemente ereditato, Hinman fu ucciso a coltellate e con il suo sangue gli assassini, per depistare le indagini, scrissero sui muri Political Piggie (Maiale politico) e disegnarono il simbolo dei Black Panthers.

Helter Skelter

L’8 agosto 1969 M. lanciò la sua parola d’ordine “E’ ora di Helter Skelter” e quella stessa notte quattro suoi seguaci [Tex Watson e tre ragazze: Susan Atkins (che aveva già partecipato all’omicidio Hinman), Linda Kasabian e Patricia Krenwinkel] penetrarono nella villa Cielo Drive di Roman Polanski con il preciso intento di compiere una strage. Nella villa erano presenti Sharon Tate, incinta di otto mesi e mezzo, l’amico di famiglia Wojciech Frykowski e la sua amica Abigail Folger (ereditiera degli industriali del caffè Folger), ed il famoso parrucchiere delle stelle del cinema Jay Sebring, mentre il regista polacco scampò alla strage, solo perché si era recato a Londra per motivi di lavoro.

La prima vittima non fu comunque una delle sopraccitate persone, bensì l’ignaro Steven Parent, che aveva avuto l’unica colpa di passare davanti alla villa di Polanski, proprio nel momento in cui entrava in azione la banda criminale: fu ucciso da Watson con un colpo di pistola. Parent era andato a trovare William Garretson, il custode della villa, dapprima sospettato, e poi prosciolto, di aver avuto un ruolo nel pluriomicidio, al quale (dichiarò solo alcuni anni più tardi) aveva assistito, terrorizzato e impotente, dalle finestre della casetta degli ospiti presente nel giardino della villa.
Dopo aver isolato la villa, tagliando i fili del telefono, i quattro entrarono, uccidendo nell’ordine a coltellate e revolverate Sebring, Frykowski, Folger, ed infine Sharon Tate, che, nonostante il suo evidente stato di gravidanza, non fu certo risparmiata, ma fu massacrata con 16 colpi di pugnale. Fu ripetuto il rituale dell’assassinio Hinman e la scritta Pig (maiale) fu tracciato sulla porta d’ingresso con il sangue dell’attrice morta.

La sera successiva, l’atroce seconda puntata di questa storia di sangue: i quattro della strage Tate, due altri complici (Lesile Van Houten e Steve Grogan) e M. in persona penetrarono nella villa (sempre a Los Angeles) di Leno LaBianca (un dirigente di supermercato) e di sua moglie Rosemary, che non sfuggirono alla furia criminale ed omicida dell’efferata banda (Rosemary fu colpita con 41 coltellate!), che, seguendo un copione consolidato, lasciò scritte di sangue dappertutto, come Death to pigs (Morte ai porci). La serata sarebbe potuto diventare macchiata da un ulteriore omicidio - la vittima prescelta era un attore amico di Linda Kasabian - se quest’ultima non avesse deliberatamente bussato sulla porta sbagliata, mandando a monte il piano criminale.

L’arresto ed il processo

Dopo una serie di indagini, M., Van Houten, la Atkins e la Krenwinkel furono arrestati nel dicembre 1969 e processati nel giugno 1970. Il processo durò nove mesi ed emerse la folle decisione di M. di proseguire nella serie degli omicidi “eccellenti”: erano infatti già nel mirino famosi personaggi, come Elisabeth Taylor, Frank Sinatra, Richard Burton, Steve McQueen e Tom Jones. Il processo, nonostante gravissimi episodi di intimidazione nei confronti di testimoni ed avvocati (non fu mai dimostrato, ma si sospetta il coinvolgimento di The Family nella sparizione e nel successivo omicidio dell’avvocato Ronald Hughes, che difendeva al tempo Van Houten), si concluse con la condanna a morte dei quattro assassini. Stessa condanna ricevette Tex Watson, processato nel suo stato d’origine, il Texas.

Tuttavia, grazie alla successiva legge dello Stato della California che nel 1972 abolì la pena di morte, queste condanne furono trasformate in ergastoli, anche se nel frattempo M. fu processato e condannato anche per gli omicidi di Gary Hinman e di Donald Shea, un lavorante dello Spahn Ranch, ucciso da M. per il solo sospetto di aver favorito una perquisizione della polizia nell’agosto 1969, durante le indagini sui vari omicidi.

Tutti i vari condannati stanno tuttora scontando la pena in varie carceri statunitensi, nonostante la ripetuta presentazione di richieste di libertà vigilata sulla parola. Qualche tempo dopo la condanna all’ergastolo, M. iniziò ad interessarsi dei culti satanici, e questo è il motivo per cui molti organi di informazione tendono ad attribuire erroneamente una matrice satanica alle efferatezze di The Family.