Moltmann, Jurgen (n. 1926)

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Jurgen Moltmann

La gioventù e la prigionia

Jurgen Moltmann – probabilmente il più famoso teologo luterano vivente - è nato l’otto aprile 1926 ad Amburgo. Cresciuto in un ambiente profondamente laico (il nonno era gran maestro della massoneria), M. fu arruolato nel 1944 nell’esercito tedesco ed inviato sul fronte belga, dove nel 1945 si arrese alle truppe inglesi.
Inviato in un campo di prigionia in Belgio, egli fu testimone della rinuncia alla speranza e al voler vivere di molti suoi commilitoni: per tutti fu oltremodo scioccante la visione di fotografie dei campi di concentramento di Auschwitz, Buchenwald e Bergen-Belsen, strategicamente appese alle pareti delle baracche dei prigionieri tedeschi da parte delle autorità militari britanniche per farli riflettere sull’orrore del regime nazista.
M. stesso sarebbe finito in questo vortice depressivo se non fosse stato per un cappellano militare americano, che gli regalò una copia del Nuovo Testamento e dei Salmi, facendogli riscoprire la fede cristiana. Dopo un periodo in un campo di prigionia in Scozia, M. fu trasferito nel luglio 1946 in un campo gestito dalla YMCA (Young Men Christian Association), vicino a Nottingham, in Inghilterra, dove lesse La Natura ed il destino dell’uomo del teologo luterano americano Reinhold Niebuhr (1892-1971) e da dove ebbe l’occasione, nel 1947, di partecipare alla prima (dopo la guerra) conferenza del Movimento degli Studenti Cristiani, tenutasi a Swanwick, vicino a Derby.

Gli studi di teologia e la docenza

Nel 1948 M. fu liberato e, tornato in Germania, si mise a studiare con regolarità teologia all’università di Göttingen: qui imperava un impianto dottrinale fortemente influenzato dalle idee di Karl Barth, sebbene M. non accettò la negazione della natura storica della realtà, propugnata dal teologo svizzero. Egli scoprì e rivalutò invece la Chiesa Confessante di Dietrich Bonhoeffer, il teologo luterano morto nel campo di concentramenti di Flössenburg nel 1945, di cui M. apprezzava particolarmente l’interesse per l’etica sociale e per il coinvolgimento della Chiesa nella società moderna. Nel 1952 egli si laureò a Göttingen e sposò Elisabeth Wendel (n. 1926) (futura protagonista nella teologia femminista), e nei cinque anni successivi ricoprì l’incarico di pastore nella chiesa evangelica di Bremen-Wasserhorst.
In seguito egli ha intrapreso una carriera accademica, che tuttora dura: professore di teologia a Wuppertal (dove ha conosciuto Wolfhart Pannenberg), un breve periodo all’università di Bonn, e dal 1967 docente di teologia sistematica a Tübingen, dove dal 1994 è professore emerito.

La teologia

Fondamentale per la comprensione della teologia di M. è l’analisi della sua trilogia, vale a dire dei tre più famosi lavori, complementari tra loro: Teologia della speranza (1964), l’opera che gli diede notorietà internazionale, Il Dio crocefisso (1972) e La Chiesa nella forza dello Spirito (1977).
La Teologia della speranza risente dell’influenza del filosofo marxista Ernst Bloch (1885-1977), dal quale M. prende a prestito il concetto di “principio speranza”, sostituendo tuttavia il marxismo di Bloch con il Cristianesimo, la “dotta speranza”, che tiene viva la prospettiva di un futuro di giustizia. M. crede che la dimensione essenziale della fede cristiana si trova nella speranza escatologica rinnovata nel Nuovo Testamento. Similmente a Pannenberg, infatti, per M. tutta la storia della Bibbia riveste un valore di speranza: il Vecchio Testamento mette in rilievo le promesse e l’attesa di pace e giustizia, il Nuovo conferma le precedenti speranze e ne fa nascere di nuove. Queste idee hanno influenzato anche il teologo cattolico Edward Schillebeeckx.
In Il Dio crocefisso M. utilizza la simbologia escatologica della croce per ribadire l’importanza di due punti del Cristianesimo moderno: l’evangelizzazione e l’umanizzazione, in altre parole la dimensione verticale della fede e quella orizzontale dell’amore per il prossimo, ovvero la divinità e l’umanità di Gesù Cristo. Qui, rischiando l’accusa di patripassianismo, M. elabora la teoria di “Dio sofferente”: la croce non rappresenta solamente la morte di Gesù, ma anche l’identificazione di Dio nella sofferenza del mondo attraverso la sofferenza di Cristo.
In La Chiesa nella forza dello Spirito, egli spiega come quest’ultimo, prendendo spunto dall’evento della croce e della resurrezione, riempie il mondo della presenza di Dio e prepara il futuro regno di Dio, nel quale tutto il mondo verrà trasformato in occasione della resurrezione di Gesù.
La complessa teologia di M. si arricchisce infine con altri lavori, che comprendono libri e riflessioni sulla Trinità, creazione, cristologia, pneumatologia (lo studio dello Spirito Santo), escatologia, ecumenismo, antropologia, ecologia, irenismo.