Negri da Bassano, Francesco (1500-1563)

La vita

Francesco Negri, nato nel 1500 da famiglia nobile a Bassano del Grappa (provincia di Vicenza), era entrato nell'ordine dei Benedettini con il nome di Fra' Simeone da Bassano e aveva fatto parte dei monasteri di San Benedetto di Polirone (o San Benedetto Po) e Santa Giustina di Padova. Fu influenzato dalla dottrina di Lutero fondata sulle Sacre Scritture, come comunicò al fratello Girolamo, e successivamente riportato da quest'ultimo in una lettera del 18 febbraio 1524 inviata al loro padre.

Nella primavera 1525, N. fece la sua scelta di campo: abbandonò il monastero di Santa Giustina preferendo l'esilio in Germania e a Strasburgo, dove abitò dal 1529 al 1531 e dove seguì i corsi di teologia di Martin Butzer (Bucero) e Wolfgang Capito (1478-1541). Per mantenere la famiglia, faceva il tessitore: si era infatti sposato nel frattempo con Cunegonda Fessi, da cui ebbe tre figli, che lasciò in grande indigenza alla sua morte.

Nonostante l'esilio, N. mantenne in ogni caso contatti con i connazionali: nel 1530 fece un viaggio a Brescia, al convento benedettino di San Faustino Maggiore, per cercare di convincere l'ex confratello e umanista Vincenzo Maggi (1498-1564) a passare alla Riforma. Nello stesso periodo, mantenne un fitto carteggio con il sacerdote Lucio Paolo Rosello (m. 1556): qualche anno dopo ambedue questi personaggi, abbandonata la tonaca, entrarono nello stesso gruppo evangelico costituitosi a Venezia.

Nel 1531, in seguito ad una raccomandazione di Wolfgang Capito a Zwingli, N. si trasferì nel Cantone Grigioni (che dal 1512 comprendeva anche la Valtellina), e nel 1538 fondò una scuola di latino e greco a Chiavenna, stabilendosi infine, nel 1555, con la famiglia a Tirano.

N. collaborò con il pastore Agostino Mainardi e con l'ex minorita Paolo Ricci (noto come Camillo Renato dopo la sua conversione al protestantesimo), autore del Trattato del Battesimo e della Cena, di cui divenne fraterno amico. Invece con Mainardi (fra l'altro, acerrimo nemico dottrinale di Renato), i rapporti rimasero sempre tesi a causa della pretesa, nel 1548, del pastore di obbligare tutti i fedeli della Chiesa riformata di Chiavenna di giurare fedeltà ad una confessione di fede, redatta dallo stesso Mainardi, il quale l'aveva fatto approvare dalle autorità religiose di Coira, Zurigo e Basilea.

In questo periodo nei Grigioni (il più fecondo), N. pubblicò, tra il 1546 ed il 1550, due edizioni del suo popolarissimo libro, la Tragedia intitolata Libero arbitrio. Nel 1550 l'ex benedettino intervenne in merito all'esecuzione capitale del fornaio di Faenza Fanino Fanini, in onore del quale (e del suo conterraneo Domenico Cabianca da Bassano) scrisse De Fanini faventini ac Dominici bassanensis morte (..). Nello stesso anno scrisse la Brevissima somma della dottrina christiana, contro il nicodemismo dell'ex confratello Giorgio Siculo.

Nel 1546 N. lasciò i Grigioni per partecipare a Vicenza ai Collegia Vicentina, dove si riunirono i principali anabattisti e antitrinitariani dell'epoca, tra cui Alciati della Motta, Curione, Della Sega, Gentile, Gherlandi, Gribaldi Mofa e Lelio Sozzini e nel 1550 prese parte al concilio anabattista a Venezia.

Nel 1562, dietro invito del figlio Giorgio, pastore riformato, N. si trasferì in Polonia, a Pinczòw, dove insegnò all'effimera comunità antitrinitariana italiana [l'ecclesiola italica, secondo le parole di Francesco Lismanini (m. 1566), collaboratore di Giorgio Biandrata]. Intorno a questo nucleo si raccolse il fior fiore dell'intelligencija antitrinitariana in Polonia: dal Biandrata stesso ad Alciati, Bernardino Ochino e Gentile. Il gruppo fu disperso nell'agosto 1564 in seguito all'editto di Parczòw, ma N. era già morto l'anno precedente, nell'estate 1563.

Tragedia intitolata Libero arbitrio

Pubblicato per la prima volta nel 1546, ampliato dall'autore e ristampato nel 1547 a cura di Antonio Brucioli e nel 1550 a cura di Dolfino (o Rodolfino) Landolfi (lo stampatore degli scritti di Pier Paolo Vergerio e Giulio Della Rovere), il libro più famoso di N., dal titolo Tragedia intitolata Libero arbitrio, è una satira graffiante, sotto forma di tragedia in cinque atti, contro le invenzioni teologiche del papato.

Il libro ebbe un successo fenomenale sia in Italia sia all'estero, grazie alle versioni in francese, latino e inglese, ma fu messa all'Indice nel 1548.

Bersagli della Tragedia intitolata Libero arbitrio furono comunque anche diversi famosi personaggi dell'evangelismo italiano come i cardinali Reginald Pole e Giovanni Morone, il vescovo Vittore Soranzo, Alvise Priuli e Marcantonio Flaminio, tutti ferocemente accusati da N. di nicodemismo.