Saramita, Andrea (m.1300) (guglielmita)

Andrea Saramita era un laico legato all'abbazia cistercense di Chiaravalle (vicino a Milano), quando decise di seguire le orme di Guglielma di Boemia, un'oblata (cioè una laica che viveva in un monastero) di origini boeme, dell'abbazia stessa, la quale viveva secondo l'amore cristiano, i precetti apostolici e la moralità evangelica, e intorno alla quale era cresciuta rapidamente la fama di santa guaritrice.

S. divenne ben presto il teologo della setta dei suoi seguaci, denominati guglielmiti, ed elaborò l'idea che Guglielma fosse l'incarnazione dello Spirito Santo. Con questo, secondo S., si compiva ciò che era stato predetto da Gioacchino da Fiore. Per il mistico calabrese, infatti, l'incarnazione dello Spirito Santo sarebbe stato, per l'appunto, una donna, destinata a diventare una Papessa e rifondare la Chiesa, dove, secondo il concetto dell'apocatastasi, tutti, compresi Giudei e Saraceni, si sarebbero salvati.

Guglielma morì il 24 Agosto del 1281 o 1282: la traslazione e la sepoltura nel cimitero di Chiaravalle furono organizzate da S. stesso.

Alla morte di Guglielma, S., aiutato da Maifreda da Pirovano, considerata l'erede spirituale della Boema ed investita del titolo di Papessa, elaborò un vero e proprio culto della figura di Guglielma, riempendo le chiese milanesi, come ad esempio Santa Eufemia o Santa Maria Minore, di immagini della "santa", componendo litanie e inni dedicati a lei, e perfino spargendo la voce di una sua imminente risurrezione. Per mascherare il culto agli occhi della Chiesa ufficiale, le immagini di Guglielma furono attribuite a Santa Caterina di Alessandria e la sua data di celebrazione coincise con quella della santa, il 25 Novembre.

Tuttavia Maifreda si spinse troppo in là, quando la domenica di Pasqua del 1300, ella officiò, con tutti i paramenti sacri come un vero sacerdote, una solenne messa in onore di Guglielma, che essa aveva dichiarato risorta come Gesù Cristo. S. partecipò a questa messa, vestito con una dalmatica, vale a dire una tunica da diacono, e fu il lettore del Vangelo. La cosa venne denunciata e, a quel punto, il culto di Guglielma non fu più oggetto di un processo di santificazione, come chiedevano i suoi seguaci, ma divenne un'inchiesta degli inquisitori domenicani Guido da Cocconato e Ranieri da Pirovano, i quali la condannarono postuma come eretica efecero bruciare sul rogo le sue ossa e le sue immagini, tale e quale come, l'anno successivo, nel 1301, sarebbe successo al culto di Armanno Pungilupo a Ferrara. Stessa sorte seguirono Maifreda e S., bruciati vivi sul rogo a Milano, nella zona dell'attuale Piazza Vetra, nel 1300.