Aezio di Celesiria (o di Antiochia) (m. 367)

Nato a Celesiria (oggi Beqa'a), o secondo altri autori ad Antiochia, all'inizio del IV secolo, Aezio fu il fondatore del ramo più radicale dell'arianesimo, detta degli aeziani.

Benché fosse di famiglia modesta, A. poté ricevere un'iniziale educazione da maestri ariani, ed, in seguito, entrare alla scuola peripatetica, sotto la guida di Paolino e Leonzio (vescovo ariano di Antiochia: 344-ca. 357).

Rispetto alla natura di Cristo, A. era convinto che solo il Padre fosse Dio, e quindi che il Figlio fosse dissimile da Dio (anòmoios). Detta dottrina, supportata anche da Eunomio di Cizico e Ursacio di Singiduno, fu affermata nei tre sinodi, tenuti tra il 357 ed il 359 a Sirmio (nell'ex Iugoslavia) ed indetti dall'imperatore Costanzo II (337-361, figlio di Costantino), per cercare di venire a capo delle dispute teologiche sviluppate all'interno del movimento ariano, in seguito alla morte della guida carismatica, Eusebio di Nicomedia (m. ca. 341).

Le altre formulazioni presentate erano:

  • Homooùsios (identico, nella sostanza, a Dio, cioè consustanziale), secondo il Credo di Nicea, difeso da Atanasio di Alessandria.
  • Homoioùsios (simile, nella sostanza, a Dio), propugnato da Basilio di Ancyra.

  • Hòmoios (simile a Dio), proposto da Acacio di Cesarea, definizione vaga, dove si parlava di una generica similitudine tra Padre e Figlio, senza precisare il rapporto sul piano della sostanza.

All'inizio (357) il partito dell'aeziani ebbe la meglio e i vari discepoli di A. occuparono posti di rilievo, tuttavia la reazione dell'opinione pubblica fu talmente energica, che successivamente (358) l'imperatore Costanzo decise di aderire alla dottrina dell'homoioùsios di Basilio e di bandire A. e i suoi seguaci. Ma, dopo il III sinodo di Sirmio del 359, Costanzo cambiò nuovamente parere, preferendo la versione più "soft" di Acacio (homoios) come ufficiale e convocò i vescovi occidentali a Rimini e quelli orientali a Selucia per ratificare la formula acaciana. Il concilio di Seleucia del 359, aggiornato a Costantinopoli nel 360, vide la strenua opposizione degli aeziani, ma l'esilio di A. fu confermato.

La situazione cambiò nuovamente nel 361 con la morte di Costanzo e l'ascesa al potere di Giuliano, detto l'Apostata (361-363), il quale proclamò un'amnistia generale per tutti i cristiani, permettendo ad A. di rientrare ad Antiochia (dove morì nel 367) e riacquistare una certa popolarità.

Ciononostante, pochi anni dopo, la corrente radicale di A. sarebbe scomparso sotto il contrattacco dei niceni, supportati dai due imperatori Valentino I (364-375) e Teodosio I (379-395).

Scrittore prolifico, A. scrisse 300 trattati, di cui ci restano frammenti della sua opera principale, di ispirazione anti-nicena, il Syntagmation, tramandate da Epifanio.