Camara, Helder Pessoa (1909-1999)

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Helder Pessoa Camara

Helder Pessoa Camara nacque il 7 febbraio 1909 a Fortaleza (in Brasile) e fu ordinato sacerdote nel 1931. Il 20 aprile 1952 egli fu consacrato vescovo ausiliare di Rio de Janeiro e, nell’ottobre dello stesso anno, collaborando con monsignor Giovanni Battista Montini [futuro arcivescovo di Milano e Papa Paolo VI (1963-1978)], fondò la Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani, e fu uno degli organizzatori nel 1955 a Rio de Janeiro del CELAM (Conselho Episcopal Latino-Americano = Consiglio episcopale latino-americano), che richiamò, durante il Concilio Vaticano Secondo (1962-1965), ad una maggiore attenzione ai problemi sociali.

Egli fu anche uno degli ispiratori delle Comunità ecclesiali di base (CEB), costituite nel 1956, il cui scopo principale era di supplire alla carenza di ministri ordinati con riunioni di lettura e riflessioni sulla Bibbia. Grazie al suo impegno sorsero in Brasile quasi 100.000 CEB, che ben presto svilupparono una presa di coscienza dei drammatici problemi della società latinoamericana (l’incredibile povertà delle favelas), spingendosi più in là e rifiutando la dottrina sociale della Chiesa a favore di un’interpretazione del Cristianesimo più orientato verso i poveri, influenzata da concetti marxisti. L’evoluzione di questo processo ha portato allo sviluppo della cosiddetta teologia della liberazione, di cui C. stesso si può definire precursore.
Del resto, C., nominato nel 1964 arcivescovo della miserrima diocesi di Olinda e Recife, per stare vicino ai suoi poveri, rinunciò al palazzo episcopale e ai paramenti da vescovo per una semplice tonaca marrone. Il suo impegno sociale gli valse accuse di comunismo e l’epiteto di “vescovo rosso”. Famosa è la sua risposta: ”Quando sfamo i poveri, mi chiamano santo. Quando chiedo ‘Perché sono poveri?’, mi chiamano comunista”.

Dovette convivere con la difficile situazione, sorta il 31 marzo 1964 con il colpo di stato militare, organizzato dal generale Humberto Castelo Branco, durante il quale i suoi frequenti richiami a programmi sociali e di riforma della società brasiliana (tacciata di colonialismo interno) attirarono le ire dei possidenti terrieri e del governo. Dal 1968 (anno in cui fece pubblicare un manifesto di condanna del regime di Castelo Branco), egli fu, infatti, sistematicamente boicottato, censurato (fino al 1977 non gli fu permesso di trasmettere i suoi messaggi sulla radio e sulla stampa brasiliana), e fu perfino fatto segno di attacchi, a colpi di mitragliatrice, contro la sua abitazione. Nel 1973 fu anche candidato per il Premio Nobel per la Pace. Ritiratosi nel 1985, ha continuato a vivere nel suo modesto appartamento popolare a Recife fino alla sua morte il 27 agosto 1999.