San Cipriano di Cartagine (ca. 210 - 258)

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Icona moderna di San Cipriano di Cartagine

(artista: Nicholas Papas)

Tascio Ceciliano Cipriano, uno scrittore pagano di retorica, si convertì al Cristianesimo ca. nel 246 e solo due anni dopo divenne vescovo di Cartagine. Nel 249, all'inizio delle persecuzioni, ordinate dall'imperatore Decio (249-251), C. fuggì per poi tornare nel 251 a Cartagine. Qui si trovò a fronteggiare il problema dei lapsi (caduti), coloro i quali avevano negato la fede cristiana durante la persecuzione.

I lapsi si dividevano in:

  • Libellatici, che si erano procurati documenti che attestavano (falsamente) che avevano sacrificato agli dei romani.
  • Sacrificati, che avevano veramente sacrificato agli dei.
  • Turificati, che avevano bruciato l'incenso agli dei.
  • Traditores, che avevano consegnato le Sacre Scritture alle autorità romane.

C. si lamentò che la Chiesa riammettesse con troppa leggerezza i lapsi, senza una minima penitenza, istituì una disciplina a riguardo e scomunicò nove sacerdoti, che avevano perdonato con troppa tempestività. Anche a Roma, Papa Cornelio (251-253) adottò questa procedura con penitenza, ma fu contestato duramente da un gruppo di rigoristi, contrari a qualsiasi perdono per gli apostati, con a capo il presbitero romano Novaziano, che creò una Chiesa scismatica scomunicata dallo stesso Cornelio nell'Ottobre del 251.

A Cartagine, nel frattempo, C. si trovò a dover combattere contro un gruppo di lapsi e di  sacerdoti scomunicati, guidati da Novato, che nel 252 elessero un loro vescovo, Fortunato, successivamente riconosciuto da ca. 25 vescovi della regione. Sorprendentemente, qualche tempo dopo, gli estremi si allearono: Novato si unì alla Chiesa di Novaziano. Si suppone che la situazione evolvesse positivamente per C., perché due anni dopo, nel 254, egli era ancora saldamente al suo posto e pronto a dare battaglia su un altro punto riguardante i lapsi.

Infatti, per cercare di portare un po' di serenità nella Chiesa, il neo eletto Papa Stefano I (254-257) aveva deciso di far ribattezzare i lapsi e aveva proclamato che questo sacramento era valido anche se era stato eseguito da preti scomunicati: Stefano comunicò la sua decisione a C., intimandogli di attenersi alla disposizione in questione. C. prese malissimo l'aut - aut e convocò un concilio di vescovi africani, sempre molto gelosi della loro indipendenza gerarchica: simile atteggiamento si ebbe anche durante il periodo dei donatisti. Il sinodo africano affermò l'autonomia nelle decisioni e il convincimento che il battesimo amministrato dagli scomunicati era nullo. La situazione precipitò e dopo un secondo concilio nel 256, Stefano scomunicò C.

Ma erano tempi bui per il Cristianesimo e, poco dopo, durante le persecuzioni di Valeriano (257-258), furono martirizzati sia Stefano, il 2 Agosto 257, che Cipriano il 14 Settembre 258. Con la morte di C., passò nell'oblio la scomunica inflittagli ed anzi egli fu proclamato santo, come anche il suo avversario Stefano.