San Dionisio (o Dionigi) d'Alessandria, detto il Grande (ca. 190 - ca. 264)

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Dionigi d'Alessandria

Nell'ambito della discussione sui lapsi, coloro i quali avevano abiurato la fede cristiana durante le persecuzioni, ordinate dall'imperatore Decio nel 249-251, assunse una certa importanza il vescovo di Alessandria, Dionisio (o Dionigi).

D. era nato ca. nel 190 da una famiglia pagana di nobili origini e divenne cristiano in gioventù. Studiò alla scuola di catechismo e di teologia di Alessandria, il celebre Didaskaleion, sotto la guida di Origene, e dal 231, data dell'espulsione di quest'ultimo, completò i suoi studi con Eracle, successore di Origene. Alla morte del vescovo Demetrio, Eracle fu nominato al suo posto e D. divenne capo del Didaskaleion. A sua volta, D. successe ad Eracle come vescovo di Alessandria nel 247-8.

Nel 249, scoppiò una tremenda persecuzione dei cristiani, iniziata negli ultimi mesi dell'impero di Filippo l'Arabo (244-249), e poi legalizzata dal nuovo imperatore Decio (249-251). D. fu arrestato dal prefetto Sabino, ma, mentre veniva portato in prigione, fu liberato da un gruppo di cristiani e ospitato in un luogo imprecisato nel deserto della Libia fino alla cessazione delle persecuzioni nel 251. Rientrato nella sua sede, D. fu coinvolto nelle discussioni che portarono alla scissione della Chiesa dei santi di Novaziano, opposto a Papa Cornelio (251-253), che D. appoggiò nel suo intento di riammettere i lapsi previo pentimento.

Nel 257 una nuova persecuzione dei cristiani, ordinata dall'imperatore Valeriano (253-260), provocò un ulteriore esilio in un luogo sicuro di D., il quale rientrò ad Alessandria solo in seguito all'atto di tolleranza dell'imperatore Gallieno (253-268) del 260. Una sorte ben peggiore toccò al Papa Stefano I, martirizzato il 2 Agosto 257, e a Cipriano di Cartagine, ucciso il 14 Settembre 258.

Cipriano aveva in comune varie cose con D.: erano ambedue pagani convertiti, avevano parteggiato per il riaccoglimento dei lapsi, avevano discusso e litigato con i papi dell'epoca (Cipriano con Stefano I, Dionisio con il suo omonimo papa Dionisio I), erano stati ambedue scomunicati, ma, passato tutto nel dimenticatoio, erano stati infine canonizzati.

La scomunica di D. risalì al periodo in cui egli prese una decisa posizione contro il modalismo, rappresentato all'epoca da Sabellio. Per difendere la Trinità dall'attacco modalista di essere solo o tre modi di rivelazione in cui si manifestava, o attributi dati a Dio Padre, D. reagì troppo nella direzione opposta, finendo in una posizione eretica.

Infatti egli, seguendo gli insegnamenti del suo maestro Origene, affermò che il Figlio era qualcosa di creato (poiema) e quindi subordinato al Padre; inoltre, come tale, Egli era una persona distinta, nella sostanza, dal Padre stesso. Per D., il Padre era eterno e non generato, mentre il Figlio era "il primo generato" o "l'unico generato" (o Unigenito).

Per questo suo teorema, D. fu considerato uno dei padri dell'arianesimo, ma, condannato dal suo omonimo papa, D. fu costretto a chiarire il suo pensiero ed a correggere l'attributo di Cristo in "eternamente generato". Inoltre, D. si rifiutò di inserire l'Apocalisse di Giovanni tra i libri canonici del Nuovo Testamento, in quanto contrario all'idea chiliastica, cioè dell'imminente ritorno di Cristo, che avrebbe segnato l'inizio di un regno sulla terra di mille anni. La sua critica pungente fece sì che l'Apocalisse fosse accettata, in seguito, dalle Chiese orientali solo molto tempo dopo le Chiese occidentali.

Infine, in occasione del primo sinodo di Antiochia del 264, indetto per condannare le teorie adozioniste di Paolo di Samosata, D. fu chiamato a partecipare, ma rifiutò in quanto stanco e malato e morì nello stesso anno (secondo alcuni autori, l'anno successivo, e più precisamente il 21 Novembre).