Girolamo Galateo nacque a Venezia nel 1490 e si formò culturalmente a Padova, dove entrò nell'ordine dei francescani e divenne docente di teologia.
Intorno al 1528 egli fu denunciato per aver predicato commentando, alla maniera luterana, le Sacre Scritture attingendo direttamente dalla fonte originaria. Fu prosciolto dall'accusa e rimesso in libertà, ma purtroppo finì nel mirino di uno dei più fieri oppositori della Riforma protestante: l'ex vescovo di Chieti (1504-1524), il noto Giovanni Pietro Carafa [il futuro Papa Paolo IV (1555-1559)] e fondatore dell'ordine dei Teatini. Carafa denunciò il G., facendolo nuovamente arrestare, processare e condannare a morte il 16 gennaio 1531.
Il caso fu poi riassunto in un memoriale inviato a Papa Clemente VII (1523-1534) nell'ottobre 1532, dal titolo De lutheranorum haeresi reprimenda et Ecclesia reformanda. Tuttavia la sentenza portò ad un contrasto con la Repubblica di Venezia, che preferì la carcerazione e che, nel 1538, dopo sette anni di detenzione, sentenziò per l'ex francescano gli arresti domiciliari presso il nobile veneziano Antonio Paolucci, dietro una cauzione di mille ducati.
Gli fu permesso di scrivere una sua autodifesa, da inviare al senato veneziano, per negare la sua appartenenza al luteranesimo, ma lo scritto, denominato Apologia e pubblicato nel 1541 a Bologna, risultò un'abile e moderata difesa del luteranesimo (alla Melantone, tanto per intenderci, come nel punto concernente la sola fide, dove G., come il riformatore tedesco, pensava che le opere buone erano comunque utili), sebbene opportunamente travestita da agostinismo con qualche excursus negli scritti di altri Padri della Chiesa, come Sant'Ambrogio e di San Giovanni Crisostomo.
Richiesto di emendare qualche punto della sua Apologia, G. rifiutò e per questo fu nuovamente imprigionato e morì in carcere il 7 gennaio 1541.