Genocchi, Giovanni (1860-1926)

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Giovanni Genocchi

I primi anni

Nato a Ravenna il 30 luglio 1860, il sacerdote Giovanni Genocchi studiò dapprima presso il seminario della sua città natale, e poi nel Seminario Pio a Roma (in seguito chiamato Pio Romano), dove, oltre ai corsi di filosofia e teologia, egli poté approfondire lo studio delle sacre scritture in lingua originale, grazie alla sua predisposizione verso le lingue orientali antiche e moderne (conosceva e parlava una decina di queste lingue!).
Dopo un breve periodo come insegnante nel seminario arcivescovile a Ravenna, G. viaggiò per due mesi in Terrasanta, e al ritorno in Italia decise di entrare a far parte dei missionari del Sacro Cuore, nella cui congregazione fu accolto l’8 dicembre 1886.
Con il grado di missionario, G. visitò la Turchia, la Nuova Guinea e la Palestina, dove fu inviato da Papa Leone XIII (1878-1903) come vicario presso il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Giuseppe Piavi.
Nel 1895, a causa di una malattia, G. dovette far ritorno a Roma, dove fu nominato superiore della casa romana (in Via della Sapienza 32) dei missionari del Sacro Cuore.

I circoli cattolici progressisti a Roma

A Roma G. frequentò i circoli cattolici progressisti - che sarebbero stati poi tacciati di modernismo - gravitanti intorno a Friedrich von Hügel, con il quale egli soleva discutere delle tesi di Alfred Loisy e George Tyrrell, ma anche quelli della marchesa Maddalena Patrizi (1866-1945) e del principe Rufo Ruffo della Scaletta (1888-1959).
Nel novembre 1897 egli iniziò a tenere un corso di esegesi biblica alla scuola del seminario dell’Apollinare a Roma, ma dopo pochi mesi d’insegnamento, il corso venne sospeso nel 1898, per ordine del cardinale Camillo Mazzella (1833-1900). Il sacerdote ravennate aveva, infatti, pagato caro la simpatia per le idee di Loisy (con cui era in contatto epistolare), specialmente quelle concernenti l’attribuzione storica ad alcuni fatti della vita di Gesù, e la difesa del teologo francese presso la curia romana, nonostante la bolla di Leone XIII Provedentissimus Deus, del 1893, che fissava alcune rigorose direttive per l’esegesi biblica.

La fondazione della Pia Società San Girolamo e il suo scioglimento

Il sempre attivo sacerdote fondò comunque nel 1900, assieme a padre Giovanni Semeria e don Giuseppe Clementi, la Pia Società San Girolamo, il cui scopo era la diffusione dei Vangeli a basso prezzo (a solo 20 centesimi), ma anche la stampa di altri scritti religiosi, come l’Adveniat Regnum Tuum di Antonietta Giacomelli. La società ebbe un clamoroso successo e un’autorevole presidenza nella figura del futuro cardinale Giacomo della Chiesa (1854-1922), che sarebbe in seguito diventato papa come Benedetto XV (1914-1922), ma ciò non la mise al riparo delle critiche anti-moderniste: ai fondatori fu rinfacciato che le traduzioni delle lettere di San Paolo erano state fatte dal greco da un semplice laico, il professore ellenista Luigi Costantini (1864-1932). Tutto ciò portò allo scioglimento della San Girolamo nel 1906, sebbene, non appena fu eletto nel 1914, Benedetto XV la fece riattivare.
Oramai si era alla resa dei conti tra la gerarchia ecclesiastica e le forze moderniste della Chiesa cattolica: infatti, il successore di Leone XIII, Papa Pio X (1903-1914) (di cui G. era amico personale), scatenò nel 1907 la campagna di repressione delle idee moderniste, con il decreto Lamentabili Sane e l’enciclica Pascendi dominici gregis. Probabilmente il pontefice volle levare l’amico dalla tempesta della successiva campagna di condanne e scomuniche, inviando come visitatore apostolico (secondo altri, mandandolo in esilio) in America meridionale nel 1911-1913.
Alla morte di Pio X nel 1914, il successore Benedetto XV richiamò G. dall’America latina, ma non disdegnò di utilizzarlo in seguito per una visita apostolica in Ucraina nel 1920-1921.

Gli ultimi anni

L’ultima impresa di G. fu la sua iniziativa, assieme a quella di Semeria e padre Giovanni Minozzi (1884-1959) per la risoluzione della cosiddetta “questione romana”, vale a dire l’interruzione dei rapporti tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica dopo il 1870. Il lavoro dei tre prelati (comprendente un incontro segreto con l'onorevole Fulvio Milani, sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia e Culti del governo italiano) fu da G. presentato al Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Pietro Gasparri (1852-1934) e servì come stimolo per le trattative, che condussero alla firma dei Patti Lateranensi del 11 febbraio 1929.
Purtroppo G. non poté assistere all’esito positivo della sua mediazione, in quanto era deceduto a Roma il 6 gennaio 1926.