Fra Gerardo di Borgo San Donnino, francescano siciliano, completò i suoi studi di grammatica a Parigi, dove nel 1248, secondo Salimbene da Parma, si fece una certa notorietà cercando di far desistere (inutilmente) il re Luigi IX (1226-1270) dall'organizzare la sesta crociata, conclusasi con la sconfitta di Mansura (in Egitto) del 1249 e la conseguente cattura del re francese da parte dell'esercito mussulmano.
G. aveva ben presto sposato le tesi di Gioacchino da Fiore, sulle opere del quale egli scrisse a Parigi, intorno al 1250, un trattato dal titolo Introductorium in Evangelium Aeternum, nel quale identificava l'ordine dei francescani con l'ordine dei giusti. Questo testo fu esaminato da una commissione di cardinali, convocata nel 1254 da Papa Alessandro IV (1254-1261), preoccupato del diffondersi delle idee gioachimite presso i frati francescani. Erano, infatti, passati quasi 40 anni dalla condanna delle idee di Gioacchino da Fiore nel Concilio Lateranense del 1215 e, nonostante ciò, esse godevano ancora di grande popolarità: perfino il ministro generale dell'ordine francescano, Giovanni da Parma, era un fervente seguace delle teorie del grande mistico calabrese e per questo motivo egli venne destituito e condannato al confino nell'eremo di Greccio.
Il destino di Fra Gerardo non fu certo migliore: nel 1255 il suo libro fu condannato ad essere distrutto ed il suo autore, non volendo riconoscersi colpevole, fu a sua volta condannato al carcere a vita, dove rimase fino alla sua morte nel 1276. Alla sua morte gli fu perfino negata la sepoltura religiosa.
In seguito alla vicenda del trattato di G., l'ordine francescano promulgò un decreto che proibiva la pubblicazione di qualsiasi libro senza una speciale autorizzazione scritta dei propri superiori: quest'ordine creò notevoli difficoltà ad un altro pensatore francescano del momento: Ruggero Bacone.