Passato alla storia come l'ultimo "perfetto" cataro, Guillaume Belibasta era un pastore di Cubières, che dopo aver ucciso un altro pastore in gioventù ed essersi dato alla macchia per un certo periodo, fu nominato, appunto, "perfetto" cataro da Pietro Authier.
Indubbiamente G. interpretò i dogmi catari a modo suo (soprattutto quelli contro il matrimonio e la procreazione), tant'è vero che visse a lungo in Catalogna in compagnia di Raimonda, la sua donna, e dei loro due figli.
Fu fatto rientrare in Francia e catturato con un tranello nel 1321 da Arnaldo Sicre, un cataro rinnegato, che lavorava per l'inquisitore Jacques Fournier [il futuro Papa Benedetto XII (1334-1342)]. Nello stesso anno G. fu arso sul rogo a Villerouge Termenès.
Efficace ma poco ortodosso predicatore, G. amava fare esempi concreti e pratici di tutti i giorni per spiegare i princìpi catari: ciò era caratteristico del tardo catarismo, più diffuso nei ceti medio-bassi, come artigiani e pastori. Le immagini infatti utilizzate da G. erano alquanto vivaci e andavano da un Dio molto tangibile, il quale metteva un piede sul buco, attraverso il quale gli angeli stavano scappando dal cielo, attratti da Satana, ad un angelo Giovanni (destinato a diventare poi il Cristo), il quale aveva perso i sensi, disperato e affranto, quando era stato informato su che cosa avrebbe dovuto fare e patire per diventare il Figlio di Dio.