Hontheim, Johann Nikolaus von (Justinus Febronius) (1701-1790) e febronianesimo

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Johann Nikolaus von Hontheim

 

La vita

Il teologo tedesco Johann Nikolaus von Hontheim nacque a Treviri (Trier), il 27 gennaio 1701, da Kaspar von Hontheim, ricevitore generale (vale a dire amministratore anziano) dell'arcidiocesi di Treviri ed esponente di un'antica famiglia nobile del luogo. All'età di 12 anni, H. ebbe una prebenda dallo zio materno, Hugo Friedrich von Anethan, canonico della chiesa collegiata di San Simeone, e il 13 maggio 1713 ricevette la tonsura. Il suo percorso educativo passò dalle scuole dei gesuiti a Treviri alle università di Treviri, Lovanio, e Leiden, fino alla laurea in legge, ottenuta nella sua città natale nel 1724.

Nel 1728 H. fu ordinato sacerdote ed in seguito divenne professore all'università di Treviri, dopo essere stato accettato nel 1732 al capitolo di San Simeone. Nel 1738 egli si trasferì a Coblenza, dove entrò al servizio dell'arcivescovo-elettore Franz Georg von Schonborn (1729-1756) e dove ebbe l'opportunità, dal 1742 su incarico di tre arcivescovi, di studiare i risultati delle interferenze della Curia romana sugli affari interni dell'Impero, soprattutto in occasione delle elezioni degli imperatori Carlo VII (1742-1745) e Francesco Stefano I (1745-1765), quando gli intrighi del nunzio papale risultarono particolarmente indisponenti.

Nel 1747 egli divenne decano di San Simeone, ma l'anno dopo, in maggio, l'arcivescovo-elettore lo nominò vescovo coadiutore, consacrandolo nel febbraio 1749 a Mainz come vescovo di Myriophitum (in Tracia) in partibus infidelium (una formula che indicava la consacrazione ad una diocesi, che non poteva essere occupata perché si trovava "nelle terre degli infedeli": Myriophitum era infatti allora parte dell'Impero Ottomano).

In realtà, essendo von Schonborn più dedito alla politica e alla mondanità, fu in pratica H. ad amministrare la parte spirituale della diocesi, oltre ad essere pro-cancelliere dell'università e decano, come già detto, di San Simeone. Egli gestì questi importanti incarichi da solo per quasi 30 anni, ritirandosi nel 1779 nel suo castello a Montquentin, vicino ad Orval (in Belgio), dove morì nel settembre 1790.

Il febronianesimo

A parte alcuni apprezzati trattati storici su Treviri, H. è senz'altro più noto per le risultanze del suo lavoro di ricerca sul potere papale, che furono pubblicate nel 1763 nel suo famoso trattato, il De statu ecclesiae et legittima potestate romani pontificis (La condizione della chiesa e il potere legittimo del pontefice di Roma), sotto lo pseudonimo di Justinus Febronius, da cui il nome di febronianesimo dato alla sua dottrina. Nel De statu ecclesiae H. esprimeva diversi concetti, alcuni punti dei quali ricordavano da vicino i quattro articoli gallicani del 1682, in particolare che:

  • La Chiesa si fondava sul corpo episcopale, la cui autorità proveniva direttamente da Cristo.

  • I concili ecumenici (come espressione della Chiesa universale) avevano autorità anche sul papa e potevano anche deporlo.

  • Il papa non aveva il dono dell'infallibilità.

  • Il papa aveva solamente un primato d'onore ed il dovere di vigilare sulla fede e sull'unità della Chiesa.

  • Le decisioni papali avevano validità soltanto con l'approvazione della Chiesa universale.

  • Solo il corpo episcopale aveva il diritto nominare e deporre i vescovi.

Nonostante lo pseudonimo, la Curia era ben a conoscenza del nome dell'autore del De statu ecclesiae, il libro venne messo all'indice nel 1764, ma soltanto nel 1778 H. fu invitato a ritrattare il suo scritto: egli fu costretto a stillare un atto di sottomissione, da Roma considerato come soddisfacente. Tuttavia, quando nel 1781 l'imperatore Giuseppe II d'Asburgo abolì la censura nell'impero, H. pubblicò una parziale correzione del suo precedente atto di sottomissione, da cui si poteva dedurre che egli fosse rimasto sostanzialmente della sua precedente idea. Del resto lo stesso imperatore fece ampio riferimento alle idee di H. per inaugurare le sue profonde riforme ecclesiastiche, note sotto il nome di giuseppinismo.

Nel 1780 il vescovo di Pistoia e Prato Scipione de' Ricci cercò di applicare i principi di H. alla sua diocesi ed ancora, nel 1786 gli arcivescovi Friedrich Karl Joseph von Erthal (1719-1802) di Mainz, Clemens Wenceslaus (1739-1812) di Treviri, Maximilian Franz (1756-1801) di Colonia e Hieronymus von Colloredo (1732-1812) di Salisburgo, interpreti ad alto livello del febronianesimo, si incontrarono a Ems e stillarono un documento (la cosiddetta "punteggiatura" di Ems) in 23 articoli, in cui essi auspicavano una limitazione del potere papale in Germania.

Tuttavia, a causa dello scarso seguito, queste manifestazioni di febronianesimo si esaurirono spontaneamente entro la fine del secolo: de' Ricci dovette rinunciare al suo seggio vescovile nel 1791, Clemens Wenceslaus di Treviri si ritirò pubblicamente dall'appoggio alla puntualizzazione il 20 febbraio 1790, Maximilian Franz di Colonia e Hieronymus von Colloredo di Salisburgo rinunciarono alle loro pretese in seguito, anche per l'incalzare della Rivoluzione Francese, mentre l'unico che rimase attaccato all'accordo originario fu Friedrich Karl von Erthal di Mainz, privato comunque dei suoi possedimenti, sulla sponda ovest del Reno; in seguito alla pace di Campformio del 1797.