Modernismo (condannato nel 1907)

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Papa Pio X che condannò il Modernismo nel 1907

Definizione

Per modernismo (termine usato per la prima volta dallo studioso belga Charles Perin nel suo saggio del 1881 Du modernisme dans l’Église, ma soprattutto impiegato da Papa Pio X) s’intende un movimento di riforma religiosa, sviluppatosi all’interno della Chiesa Cattolica tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo in Francia, Italia e nei circoli cattolici britannici, e che cercava di conciliare la Cristianità storica con le scoperte del pensiero e della scienza moderna o, in altre parole, di aprire la Chiesa alle novità del mondo moderno. Il modernismo fu l’ultima eresia condannata ufficialmente dalla Chiesa e l’unica condanna pronunciata contro un movimento in tutto il XX secolo.
Questa corrente diversificata (e non strutturata: gli stessi religiosi coinvolti rifiutarono la denominazione di modernismo) comprendeva, a vari livelli, diversi studiosi, intellettuali e teologi cattolici, come i francesi Alfred Loisy, Lucien Laberthonnière, Edouard Le Roy e Maurice Blondel, l’irlandese George Tyrell, l’inglese di origine austriaca Friedrich von Hügel, gli italiani Ernesto Buonaiuti, Romolo Murri ed il noto scrittore Antonio Fogazzaro.

Principi del modernismo e influenze

A sviluppare il pensiero m. concorsero i seguenti studi e idee filosofiche:

  • L’analisi critica e filologica della Bibbia, che, cercando di sfrondare il testo dalle successive interpretazioni del Padri della Chiesa, si poneva l’obiettivo di restituirle la sua autenticità storica.
  • Il razionalismo che permeava le ricerche storiche sopraddette e affrontava alcuni temi controversi del Nuovo Testamento, per esempio i miracoli, con notevole scetticismo.
  • La cultura secolare (la separazione stato-chiesa) e laica diffusa in molti paesi, come gli Stati Uniti, che aveva dato origine all’americanismo.

  • Il dibattito che aveva seguito il Concilio Vaticano Primo nel 1869-70, con la formazione delle chiese vecchio-cattoliche.

  • L’agnosticismo di Immanuel Kant (1724-1804).
  • Il pensiero del teologo anglicano, poi cardinale cattolico, John Henry Newman.

Le reazioni della Chiesa cattolica

Già, nel 1893, l’enciclica Providentissimus Deus di Papa Leone XIII (1878-1903) (che aveva inoltre stabilito una Commissione Pontificia Biblica) precisava la legittimità degli studi biblici, ma solamente nello spirito della fede.
Tuttavia il papa che senz’altro dedicò tutta la sua azione pastorale nel combattere il m. fu Pio X (1903-1914). Nel 1905 i vescovi delle diocesi di Torino e Vercelli misero in guardia i sacerdoti della zona contro il “modernismo nel clero”. Due anni dopo, il pontefice ruppe gli indugi con la pubblicazione, il 3 luglio 1907, del decreto Lamentabili Sane, una condanna di 65 proposizioni eretiche del m.
Nella successiva enciclica Pascendi dominici gregis del 8 (pubblicato il 16) settembre 1907, Pio X definì il m. come sintesi di tutte le eresie. A seguire fu messo in pratica il giuramento Sacrorum antistitum, del 1 settembre 1910, obbligatorio per tutti i religiosi cattolici, e che rimase valido fino al 1967, quando fu sospeso da Paolo VI (1963-1978).

Dottrine del modernismo condannate dalla Chiesa cattolica

I punti della dottrina m., criticati dalla Chiesa cattolica, sono:

  • L’agnosticismo, secondo il quale non si hanno, dal punto di vista scientifico e conoscitivo, adeguati strumenti razionali per affermare o negare la realtà di Dio.  Secondo Kant, autore molto studiato dai m., l'esistenza di Dio è richiesta dalla realizzazione del sommo bene, cioè dell'unione di virtù e felicità, che non si verifica per il gioco delle leggi naturali.
  • Il concetto che la verità e i dogmi della Chiesa si evolvano con l’evoluzione dell’uomo stesso.
  • La negazione della trascendenza di Dio rispetto al creato.
  • La mancanza di riferimenti alla divinità di Gesù Cristo (presente solo nella coscienza del credente) e a quella della Chiesa (derivata dall’esperienza collettiva).
  • La coscienza del singolo vuole risolvere da solo i problemi della fede.
  • Quindi la soggettività della verità e la relatività di tutte le sue formule possono portare ad un tipo di gnosticismo strisciante, dove si aderisce a tutte le forme della verità attraverso un principio unico.

Contrasti interni e fine della campagna anti-modernista

La caccia ai dissidenti m. portò alla crisi della Compagnia di Gesù, nelle cui file militava Tyrrell, espulso solo dopo il 1906. Le accuse travolsero il preposito generale dell’ordine, Franz-Xavier Wernz (1842-1914) accusato nel 1911, ed il suo successore, Wlodzimierz Ledochowski (1866-1942), gli orientalisti Franz Hummelauer (1842-1914) ed Enrico Gismondi (1850-1912), quest’ultimo esonerato nel 1909 e comandato a fare il parroco in un rione di Napoli.
Si tentò di equilibrare la linea d’intolleranza verso il m., portata avanti da Pio X, con gli inviti alla tolleranza lanciati dall’arcivescovo di Milano, il cardinale Andrea Carlo Ferrari (1850-1921), e dall’arcivescovo di Pisa, il cardinale Pietro Maffi (1858-1931), che condannò la rivista anti-modernista “La Penta azurea”. Maffi, direttore dell’Osservatorio astronomico di Roma, fu, a sua volta, messo sotto accusa perché negava l’antinomia tra scienza e fede.
Comunque, la morte di Tyrrell (secondo alcuni, l’unico vero teologo del movimento) nel 1909, ed il giuramento obbligatorio per i religiosi, imposto dal 1910, portarono rapidamente al declino del modernismo. Sull’altro fronte, dopo la morte di Pio X nel 1914, la politica anti-modernista si sgonfiò con il tentativo del successore Benedetto XV (1914-1922) di lanciare una campagna di riconciliazione con i modernisti: il papa voleva riammettere anche Ernesto Buonaiuti. L’operazione non riuscì, anzi nel 1916 il sacerdote ribelle fu sospeso a divinis, scomunicato una prima volta nel 1921, e definitivamente scomunicato nel 1925.
La polemica tramontò definitivamente con il papato di Pio XI (1922-1939).