Josemarìa Escrivà de Balaguer y Albàs nacque il 9 gennaio 1902 a Barbastro (nella regione spagnola dell’Aragona), secondogenito del mercante tessile Josè Escrivà y Corzàn e della moglie Dolores Albàs Blanc. All’età di due anni, E. si ammalò di meningite, di cui – si dice – guarì miracolosamente dopo un pellegrinaggio con la madre al santuario di Nostra Signora di Torreciudad. Non così fortunate furono le sue sorelle minori (Marìa Asunciòn, Marìa Dolores e Marìa del Rosario), che morirono tutte e tre tra il 1910 ed il 1913. A questo si aggiunse il fallimento dell’impresa paterna nel 1913-1914, ed il trasferimento della famiglia a Logroño, dove il padre s’impiegò in un negozio di tessuti. Dopo la scuola media ed in seguito a visioni mistiche (ebbe, infatti, la visione delle orme dei piedi nudi di un monaco carmelitano), E. convinse il padre ad iscriverlo al seminario di Logroño fino al 1920, e poi all’Università Pontificia di Saragozza, dove il 28 marzo 1925, fu ordinato sacerdote. Completò infine gli studi con la laurea in diritto civile, ottenuta a Madrid nel 1927.
Il 2 ottobre 1928, mentre si trovava nella sua stanza presso la casa centrale dei Missionari di San Vincenzo de’ Paoli, E. ebbe una visione: vide il “lavoro di Dio” (in latino Opus Dei) e decise di fondare un’organizzazione, denominata per l’appunto Opus Dei, il cui scopo era di aiutare ed offrire l’assistenza spirituale e l’addestramento a cristiani ordinari (vale a dire non religiosi) per permettere loro di “capire che la loro vita è un cammino di santificazione e di evangelizzazione”. Durante la guerra civile spagnola, E., come molti altri religiosi, fu costretto a nascondersi, dapprima in un manicomio, poi nel consolato honduregno, ma, in seguito, egli decise di fuggire verso la zona controllata dai franchisti, stabilendosi a Burgos nel gennaio 1938. L’anno successivo (1939) E. pubblicò il libro Cammino, una raccolta di 999 massime sulla spiritualità, che sarebbe diventato un bestseller con ben 125 edizioni in 25 lingue diverse.
Fondato come una struttura solo laica maschile, nel 1930 E. estese l’Opus Dei anche alle donne, mentre nel 1943 vi incorporò i sacerdoti (una percentuale abbastanza modesta dell’organizzazione, per la verità) nella parallela Società Sacerdotale della Santa Croce. Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946 E. trasferì il quartiere generale dell’organizzazione a Roma e nel periodo 1947-1950 l’Opus Dei venne dapprima accettata, e poi definitivamente approvata, il 16 giugno 1950, da parte di Papa Pio XII (1939-1958).
E. dedicherà i rimanenti 25 anni della sua vita alla diffusione dell’Opus Dei, fino alla morte, avvenuta il 26 giugno 1975 a Roma.
Solamente sei anni dopo la sua morte, ebbe inizio il processo di beatificazione e canonizzazione di E., che venne proclamato beato il 17 maggio 1992 e santo il 6 ottobre 2002. Tutto ciò grazie all’approvazione dell’operato dell’Opus Dei da parte di Papa Giovanni Paolo II (1978-2005), che descrisse la fondazione dell’Opus Dei da parte di E. come “ductus divina inspiratione” (condotto dalla divina ispirazione) e nel 1982 trasformò l’organizzazione in “prelatura personale” (vedi sotto).
Attualmente l’Opus Dei (sito www.opusdei.it/) è una struttura relativamente piccola ma influente nel panorama cattolico: ha circa 87.000 membri sparsi in 90 paesi del mondo, di cui circa 1.900 sono sacerdoti. Come già accennato, da un punto di vista istituzionale, l’Opus Dei è, al momento, l’unica organizzazione cattolica che abbia ricevuto (nel 1982, dopo averlo richiesto nel 1969) lo status di prelatura personale: pare, infatti, che questa dicitura è stata inutilmente richiesta da altre associazioni, come, ad esempio, il Cammino Neocatecumenale.
La prelatura personale è una struttura gerarchica della Chiesa Cattolica che non è legata ad un territorio specifico, ma dipende direttamente dalla Santa Sede, è viene retto da un Prelato (non necessariamente un vescovo), il quale può erigere un seminario e “incardinare” i chierici, vale a dire legare a sé, dal punto di vista teologico-giuridico, i propri religiosi, i quali, quindi, agiscono sui territori a loro assegnati, senza dipendere dai vescovi locali. L’attuale Prelato (eletto a vita dal Congresso Generale dell’Opus Dei)è il vescovo Javier Echevarria Rodrìguez (n. 1932), eletto nel 1994 e succeduto al vescovo Alvaro del Portillo y Diez de Sollano (1917-1994, prelato: 1975-1994), che, a sua volta, era stato eletto alla morte di E.
L’organizzazione è nota per le opere apostoliche e le molteplici iniziative di tipo educativo e sanitario, che ha intrapreso nel mondo, come 7 ospedali, 11 scuole di amministrazione aziendale, 36 scuole elementari e secondarie, 96 istituti di formazione professionale, 166 residenze universitarie, e 15 università, di cui degni di nota sono soprattutto quella di Navarra, a Pamplona (in Spagna) e il Campus Bio-Medico (sito www.unicampus.it/) a Roma. (dati aggiornati al 2005 e citati da John L. Allen nel suo libro Opus Dei, la vera storia).
La struttura dell’Opus Dei comprende i seguenti tipi di membri:
I membri dell’organizzazione devono seguire un “piano di vita”, un programma spirituale quotidiano, composto dalle seguenti “norme”:
In generale le critiche all’Opus Dei vanno dalla già citata mortificazione corporale alle regole interne, l’elevato controllo sui propri membri, l’accusa di essere una setta, la presunta segretezza e la conseguente mancanza di trasparenza, l’accusa di elitarismo, la troppa indipendenza dalla gerarchia cattolica (“Chiesa nella Chiesa”), l’enorme influenza che esercita sulle decisioni del Vaticano (nonostante il numero dei membri relativamente basso), i metodi di arruolamento quasi aggressivi, i rapporti mai completamente chiariti con la destra franchista in Spagna.
Le prime critiche all’organizzazione di E. arrivarono dai Gesuiti (denominati da quelli dell’Opus Dei - con un certo disprezzo - i "soliti"): la rivalità tra le due strutture risale agli anni Trenta in Spagna, quando il gesuita Angel Carrillo de Albornoz criticò l’Opus Dei perché, a suo dire, operava una spietata concorrenza diretta nelle vocazioni religiose dei giovani. A quel tempo il superiore generale dei Gesuiti, il polacco Wlodimir Ledochowski (1866-1942) considerò l’Opus Dei "molto nocivo per la Chiesa in Spagna", ne criticò la "segretezza" (o meglio la riservatezza: i membri non possono rivelare, neppure a propri familiari, la loro appartenenza), ipotizzando che essa stesse diventando una forma di massoneria cristiana. Anche il gesuita James Martin ne aveva evidenziato, negli anni ’90, una forma di segretezza, quando i responsabili dell’Opus Dei si erano rifiutati di mostrargli gli statuti (che in realtà erano già stati pubblicati nel 1982, ma in latino).
Nel corso degli anni diversi alti prelati della Chiesa, come ad esempio il cardinale inglese Basil Hume, arcivescovo di Westminster, oppure altri vescovi dell’Europa settentrionale, ebbero un atteggiamento di sospetto, o perlomeno di cautela, nei confronti dell’Opus Dei.
Come per altre organizzazioni religiose discusse, una fonte di critiche sono gli ex membri, che parlano di abusi spirituali o di violazione dei diritti umani. Alcuni di essi sono organizzati nell’Opus Dei Awareness Network (ODAN) (Network di conoscenza sull’Opus Dei), fondato da Tammy DiNicola (una ex adepta) e da sua madre Diane, che riferiscono, fra l’altro, di atteggiamenti da setta come il controllo sulla posta in entrata e uscita dei numerari, la proibizione per i membri di andare a casa a Natale, di partecipare ai matrimoni di famiglia, di tenere foto dei propri cari e di leggere certi libri proibiti. Di questi quasi certamente fa parte il discusso e contestato (non solo dalla Chiesa, ma anche da storici laici indipendenti) Codice Da Vinci di Dan Brown, che dipinge l’Opus Dei come un’organizzazione sinistra, dedita a congiure e che accoglie fra le proprie file monaci (va precisato che nella prelatura non ve ne sono di monaci) psicopatici e assassini.
D’altro canto va riferito l’appoggio, quasi unanime, all’Opus Dei da parte degli ultimi sei papi (l’unico che aveva espresso qualche cautela fu Paolo VI, che, infatti, negò lo status di prelatura personale, poi concesso da Giovanni Paolo II) e della stragrande maggioranza degli alti vertici cattolici (ben 42 cardinali e 470 vescovi parteciparono alla cerimonia di canonizzazione di E. nel 2002).