Petrucci, Pier Matteo, cardinale e vescovo di Iesi (1636-1701)

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Pier Matteo Petrucci

 

Pier Matteo Petrucci nacque a Jesi il 20 maggio 1636 dal nobile Giambattista Petrucci e da Aurelia Stella, e nel 1652 conseguì precocemente la laurea in diritto civile e canonico, a soli 16 anni, all'Università di Macerata. In seguito P. entrò nel circolo spirituale formato dal futuro cardinale Alderano Cybo (m. 1700), vescovo di Jesi, diventandone il segretario. Nello stesso tempo egli studiò francese, spagnolo, greco e musica all'Oratorio di S. Filippo, sempre a Jesi (pare che fosse un valente violinista).

E proprio nell'ordine degli oratoriani [fondato nel 1575 da San Filippo Neri (1515-1595)] P. si fece sacerdote il 2 febbraio 1661, approfondendo poi lo studio delle Sacre Scritture e delle opere dei Padri e dei Dottori della Chiesa, come San Tommaso d'Aquino (1225-1274) e San Bonaventura (1217-1274), e dei grandi mistici cristiani del XVI secolo, come Santa Teresa d'Avila (1515-1582), San Giovanni della Croce (1542-1591), e San Francesco di Sales (1567-1622). Inoltre egli, uomo mite e pio, s'impegnò nelle prediche ed omelie, nelle lezioni di filosofia e nella gestione di un istituto per fanciulle traviate, fondato con il cardinale Cybo. In seguito fu incaricato dal suo ordine di intervenire come paciere in una diatriba sorta presso la Congregazione dell'Oratorio di Venezia e, ritornato a Jesi l'8 aprile 1678, fu nominato Preposto della Congregazione.

Nel febbraio 1681, a 45 anni di età, egli venne convocato a Roma da papa Innocenzo XI (1676-1689), che lo nominò vescovo di Jesi, posizione consacrata in una cerimonia del 20 aprile dello stesso anno da parte del suo predecessore e mentore, cardinale Cybo. In occasione della sua nomina a vescovo di Jesi, P. diede prova della sua passione per la teologia mistica, soprattutto lanciandosi in lunga discussione teologica con gli esaminatori Lauria e P. Capizucchi, che rimasero vivamente impressionati della preparazione dottrinale. Cinque anni dopo, nel 1686, egli fu elevato alla porpora cardinalizia sempre da Innocenzo XI.

Nel frattempo, nel 1675, era stato pubblicato a Roma il testo base del quietismo, la Guida spirituale, che disinvolge l'anima e la conduce per l'interior cammino all'acquisto della perfetta contemplazione e del ricco tesoro della pace interiore (seguita poco dopo dal Trattato della Comunione quotidiana) del mistico spagnolo Miguel de Molinos, amico di Innocenzo XI (1676-1689) ma non a tal punto da non subire nel 1681 una denuncia da parte del predicatore gesuita Paolo Segneri (1624-1694).

P. lesse e si appassionò alla dottrina quietista di Molinos, basata su un rapporto diretto, una vera unione, con Dio, ottenuto mediante uno stato di quiete, di passività, d'annullamento della volontà e di ogni pensiero intellettuale. Questa era una vigorosa reazione ad una religiosità che, durante la Controriforma, si era andata sempre più irrigidendo in pratiche e schemi rigidi e fissi. Per P., dedito alla ricerca interiore, ciò era il modo più diretto per avvicinare Dio e unirsi misticamente a Lui, per ottenere così la meta ultima, in pratica la perfezione dello Spirito. Sull'argomento compose le sue principali opere, come Lettere e trattati spirituali e mistici (1679), Il nulla delle creature e il tutto di Dio (1682) e Mistici enigmi disvelati (1683).

Purtroppo, poco dopo, anch'egli fu travolto dall'onda delle reazioni contro le idee quietiste che non risparmiarono neppure lo stesso fondatore: Molinos fu infatti arrestato nel maggio 1685, processato per eresia e condannato il 3 settembre 1687 ad una pubblica abiura delle proprie idee e alla condanna alla prigione a vita (morì in carcere nel 1696). Come maggiore quietista italiano, P. fu, a sua volta, denunciato per eresia e condannato nel settembre 1687 alla ritrattazione di 45 sue proposizioni, ritenute appunto eretiche.

Il 2 novembre 1687 Innocenzo XI firmò la bolla Colestis pastor, che condannò 68 proposizioni contenute nelle opere di Molinos, ma il 17 dicembre 1687 il papa fu abbastanza clemente con P., facendolo liberare e assolvendolo da ulteriori accuse, a patto però che il cardinale di Jesi accettasse la pubblica distruzione, eseguita il 5 febbraio 1688, dei suoi scritti messi all'Indice.

Dopo la morte di Innocenzo XI nel 1689, il successore Alessandro VIII (1689-1691) nominò nel 1690 Orazio Perozzi come vicario apostolico di Jesi, tuttavia non accettò le dimissioni di P., assegnandogli invece una pensione: P. visse a Roma partecipando a diversi conclavi e ricoprendo nel 1694-95 il ruolo di camerlengo del Sacro Collegio dei cardinali. Non si occupò più di quietismo, anzi si dedicò alla meditazione e alla composizione di poesie ispirate alla Vergine Maria, e morì a Montefalco (in Umbria) il 5 luglio 1701.