Quartodecimani e tessarescedecatiti (II secolo)

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San Policarpo, convinto sostenitore del quartodecimanismo

L'usanza di celebrare la Pasqua il 14° giorno del mese di Nisan (mese ebraico tra Marzo e Aprile, il cui inizio era stabilito dalla luna di Marzo), indipendentemente dal giorno della settimana, e non nella domenica successiva, fu detto quartodecimanismo e seguito dalle Chiese Cristiane d'Oriente. Tra i fautori di quest'usanza vi fu il più autorevole personaggio dell'Asia Minore cristiana del II secolo, S. Policarpo (ca. 80-167), vescovo di Smirne e ultimo discepolo diretto degli Apostoli e più precisamente di San Giovanni. Egli cercò perfino di convincere Papa Aniceto (155-166) della bontà dell'usanza quartodecimana durante un suo viaggio a Roma, ma i due si lasciarono in buon'armonia, senza comunque aver risolto la controversia.

Un atteggiamento più energico fu assunto da Papa Vittore I (189-199), che nel 193 condannò la pratica q. e cercò perfino di scomunicare tutti i cristiani, che la praticavano. Il vescovo Policrate di Efeso scrisse a Vittore, difendendo la scelta fatta risalire direttamente agli Apostoli Filippo e Giovanni (curiosamente Policrate non nominò nella sua lettera S. Paolo, fondatore della Chiesa di Efeso).

In seguito la scomunica venne lasciata cadere per una generale levata di scudi da parte dei vescovi orientali. Rimase però la decisione papale della Pasqua domenicale, che fu ribadita nel Concilio di Nicea del 325, tuttavia solo con il Concilio d'Antiochia del 341, gli orientali abbandonarono l'usanza q.

Alcuni autori riportano l'esistenza di una chiesa q. che sopravvisse fino al V secolo, ma probabilmente si confonde questa con il movimento dei montanisti, che adottò l'usanza q.

I tessarescedecatiti usavano anch'essi celebrare la Pasqua secondo un'usanza non conforme, solo che, rispetto ai q., essi facevano coincidere la celebrazione con il giorno del plenilunio del mese di Nisan.