Ratramno di Corbie (m. ca. 868)

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Chiesa dell'abbazia di Corbie

Ratramno era un monaco dell'abbazia benedettino di Corbie (vicino ad Amiens, nella Francia settentrionale), chiamato in causa dal re dei Franchi occidentali Carlo il Calvo (re: 843-875 e imperatore: 875-877) nel 844 in occasione della polemica sulla transustanziazione durante l'Eucarestia, sollevata dall'abate dello stesso monastero di Corbie, Pascasio Radberto. Quest'ultimo aveva scritto nel 831 la sua opera più importante, De corpore et sanguine Domini (Del corpo e sangue del Signore), nella quale aveva presentato la sua dottrina sulla transustanziazione durante l'Eucarestia, ma dove aveva esagerato nell'affermare l'identità del Corpo naturale di Cristo con il Suo Corpo eucaristico.

La tesi ufficiale, infatti, fino a quel momento era che il pane ed il vino, durante l'Eucarestia, si trasformavano solo simbolicamente nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Pascasio, invece, insistette sul fatto che l'essenza (ovviamente non l'apparenza) del pane e del vino si trasformava realmente in quel Corpo e in quel Sangue, che era nato da Maria e aveva patito sulla croce. Quindi il sacramento non era una semplice cerimonia, ma un vero e proprio sacrificio, che ogni volta si ripeteva solamente, però, per i fedeli, perché questo miracolo non accadeva invece per i non credenti.

Quando fu pubblicato il lavoro, ci fu un coro di proteste da parte dei teologi dell'epoca, tra cui Rabano Mauro (ca.784-856), abate di Fulda, che vedevano in questa dottrina idee sconvolgenti quasi di tipo cannibalistico.

R. scrisse, a sua volta, un lavoro dal titolo identico a quello di Pascasio, dove egli insistette sul fatto che la presenza di Cristo nell'Eucarestia fosse un mistero, non riducibile ad una trasformazione alla lettera del pane e del vino. Inoltre, secondo R., era il corpo divino di Cristo ad essere presente nel sacramento non la Sua carne. R. non fu dichiarato eretico durante la sua esistenza terrena, tuttavia, dopo la morte avvenuta nel 868, il suo attacco alle dottrine di Pascasio Radberto, diventate, nel frattempo, accettate e ortodosse, costò una condanna postuma al suo libro, condannato e bruciato al Concilio di Vercelli del 1050.

Quest'insegnamento della presenza meramente simbolica di Cristo nell'Eucarestia fece sì che questo libro finisse nel 1599 nell'Index Librorum Prohibitorum, per esservi tolto solo nel 1900.