Teodato (o Teodoto), detto il Banchiere o il Cambiavalute e Melchisedechiani o Antigani (III secolo)

Teodato (o Teodoto), detto il Banchiere o il Cambiavalute, fu seguace dell'omonimo Teodato (o Teodoto) di Bisanzio, detto il Pellaio o il Conciatore, fondatore della corrente degli adozionisti, di coloro, cioè che credevano che Gesù fosse semplicemente un uomo (psilos anthropos), vissuto come gli altri uomini e "adottato" come figlio da Dio, solamente al momento del suo battesimo nel Giordano, quando il Cristo era sceso su di Lui sotto forma di una colomba.

T., prendendo spunto da un passaggio della Lettera di S.Paolo agli Ebrei: “Questo Melchìsedech infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace. Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno” (Ebrei 7:1-3), aggiunse alla dottrina del suo maestro il concetto di un potere celeste, di nome Melchisedech, una forma di Spirito Santo, incarnazione del Logos, perfino più importante di Gesù stesso, e che aveva istituito il sacramento dell'Eucarestia. Questo concetto diede luogo alla setta, situata in Frigia, dei Melchisedechiani o Antigani (Intoccabili). Secondo Timoteo di Costantinopoli, essi avevano delle strane usanze: in particolare, non toccavano mai alcun uomo (da cui il nome) e se veniva offerto loro del cibo, lo facevano posare per terra prima di raccoglierlo.

Sempre a proposito di Teodato, secondo Eusebio (che trasse questa storia dal Piccolo Labirinto di Ippolito), questi ed Esclipedoto , dopo la morte di Papa Vittore nel 199, decisero di strutturare il movimento come una vera Chiesa, nominando vescovo, per 170 denarii al mese, un prete romano di nome Natalio, che era stato torturato durante le persecuzioni, probabilmente sotto l'imperatore Settimio Severo. Ma il povero Natalio, dopo una notte di incubi, dove sognò di essere tormentato dagli angeli, si recò pentito e affranto da Papa Zefirino (199-217), che lo perdonò. Tale clemenza non fu, però, adottato da Zefirino nei confronti dei due capiscuola adozionisti sopra menzionati, prontamente scomunicati.