Il frate servita e poeta David Maria Turoldo (fu battezzato con il nome di Giuseppe) nacque il 22 novembre 1916 a Coderno di Sedegliano (in provincia di Udine), nono dei dieci figli di Giovanbattista Turoldo e Anna Di Lenarda, una povera coppia contadina friulana molto religiosa.
A tredici anni, nel 1929, T. entrò nel convento di Santa Maria al Cengio ad Isola Vicentina (in provincia di Vicenza), vale a dire la sede della Casa di Formazione dell’Ordine Servita (noto anche come Ordine dei Servi di Maria, fondato nel 1233 da sette laici), dove emise la sua prima professione religiosa il 2 agosto 1935, prendendo il nome di David Maria. Continuando i suoi studi teologici e filosofici tra Vicenza e Venezia, T. pronunciò i voti solenni, tre anni dopo, il 30 ottobre 1938 a Vicenza, successivamente fu ordinato suddiacono il 29 giugno 1940, diacono il 4 agosto, ed infine presbitero il 18 agosto dello stesso anno, sempre a Vicenza.
T. fu in seguito inviato a Milano, presso il convento di Santa Maria dei Servi vicino alla chiesa di San Carlo al Corso, e, su invito del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster (1880-1954), iniziò a predicare nel Duomo di Milano. Si era in piena Seconda Guerra Mondiale, e T., in particolare dopo l’otto settembre 1943, collaborò con la Resistenza, mediante il suo periodico L’Uomo. Nel capoluogo lombardo egli poté completare i suoi studi in filosofia all’Università Cattolica, dove si laureò l’undici novembre 1946 con una tesi dal titolo La fatica della ragione – Contributo per un’ontologia dell’uomo, discusso con il relatore e filosofo, prof. Gustavo Bontadini (1903-1990), che gli offrì anche un posto di assistente alla cattedra presso la Cattolica di Milano [similmente, gli fu offerto un posto all’università di Urbino da Carlo Bo (1911-2001)].
Nel dopoguerra, T. s’impegnò su svariati fronti come predicatore, giornalista, poeta (la sua raccolta “Io non ho mani” gli valse il Premio Letterario Saint Vincent nel 1947), e regista [realizzò, con la collaborazione del suo grande corregionale Pier Paolo Pasolini (1922-1975), il suo unico film Gli Ultimi]. Spirito liberale e carattere duro, ribelle, polemico, ma dialettico, egli combatté contro le ingiustizie e rifiutò il compromesso con il potere. T. fondò, con l’amico fraterno e collaboratore, fra Camillo Maria de Piaz (n. 1918), il centro culturale Corsia dei Servi (dal vecchio nome di Corso Vittorio Emanuele, a Milano) per l’approfondimento dei problemi d’attualità, e s’impegnò a raccogliere molti fondi presso la ricca borghesia milanese a favore del progetto Nomadelfia di don Zeno Saltini.
Quest’ultima attività (unitamente ad alcune sue intemperanze durante le prediche nel Duomo di Milano) non fu, però, vista di buon occhio dal Sant’Uffizio, che chiese ed ottenne nel 1953 che il suo Ordine lo allontanasse per un certo periodo dall’Italia: iniziò quindi un lungo periodo di circa 10 anni, nel quale T. fu accolto man mano dalle Case Servite di Innsbruck (per due anni), di Monaco di Baviera, in Svizzera, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Messico; il tutto alternato a frequenti rientri in Italia, in particolare a Firenze, dove egli fu assegnato al convento dell’Annunziata, e ad Udine, presso il convento di Santa Maria delle Grazie.
Nel 1964 T. decise di ristrutturare l’ex priorato cluniacense di Sant’Egidio a Fontanella, frazione di Sotto il Monte (in provincia di Bergamo, il paese natale di Papa Giovanni XXIII (1958-1963). Qui T. fondò un’associazione (legata ad una comunità), denominata Amici della Casa di Emmaus, presso la quale impiantò il Centro di Studi ecumenici Giovanni XXIII, aperto anche all’apporto di studiosi atei o islamici (“i giusti di tutte le religioni”, come diceva T.). Il frate servita vi fungeva da priore, oltre ad essere il parroco della frazione Fontanella, dove rimase per quasi trent’anni, fino alla sua morte. A Sant’Egidio T. fu inoltre protagonista di due attività editoriali: la rivista di spiritualità Servitium, e i numerosi libri, pubblicati in questo periodo, soprattutto di poesie, come Il sesto angelo (1976), Lo scandalo della speranza (1978), O sensi miei…(1990), Ultime poesie (1991-1992).
Nel 1974 T. attrasse l’attenzione dell’opinione pubblica (e la contrarietà della Chiesa), dichiarandosi per il “no” nel referendum abrogativo sul divorzio, in totale contrasto con la posizione ufficiale del mondo cattolico.
Nel 1988 a T. venne diagnosticato un tumore al pancreas, che lo portò da un luogo di cura all’altro fino alla sua morte, il 6 febbraio 1992 a Milano, dove, due mesi prima (il 21 novembre 1991), egli aveva ricevuto il premio “Giuseppe Lazzati” dalle mani del cardinale Carlo Maria Martini, il quale proprio in quell’occasione aveva chiesto scusa delle incomprensioni e torti della Chiesa nei confronti del frate servita, riconoscendo in lui una delle “voci profetiche” del XX secolo.