Nicolaiti (½ I secolo)

Il diacono Nicola, proselita d'Antiochia fu uno dei sette prescelti dagli apostoli per amministrare la comunità dei primi cristiani, ma secondo Sant'Ireneo (ca. 140-200), Nicola fu anche il fondatore della setta dei Nicolaiti. Tuttavia questa paternità viene contestata da altri autori cristiani, come Eusebio di Cesarea (ca. 265-340).

Che il fondatore fosse questo, o un altro, Nicola, poco importa: la setta ebbe una certa diffusione, tale da essere citata anche nell'Apocalisse di Giovanni 2,6 (tuttavia hai questo: odi le opere dei Nicolaiti che anch'io odio) e 2,15 (così anche tu, parimenti, hai di quelli che professano la dottrina dei Nicolaiti), dove una profetessa (probabilmente nicolaita) di Tiàtira (una città, oggi denominata Akbisar, 100 km. a NE di Efeso), tale Iezabele, seduceva i cristiani incitandoli a fornicare e a mangiare le carni consacrate agli idoli. A questo episodio venne dedicata l'intera quarta lettera dell'Apocalisse 2,18:29.

La dottrina di questa setta, infatti, non ammettendo la divinità di Cristo, portava ad un'interiorizzazione della fede e ad una mancanza di pratiche esterne, quindi i suoi adepti si dedicavano all'idolatria e libertinismo. Su quest'ultimo punto s'intrecciano le testimonianze, molto spesso di parte: secondo alcuni, lo stesso Nicola di Antiochia, rimproverato di essere troppo attaccato alla moglie, la offrì ad un altro per dimostrare di voler servire solo Dio.

La terminologia di nicolaiti tornò di moda nel Medioevo, per indicare i religiosi che vivevano in concubinato con donne e contro questa pratica, alquanto diffusa all'epoca, lottò il movimento riformatore dei patarini.