Trissino, Alessandro (1523-1609)

Alessandro Trissino nacque a Vicenza nel 1523, figlio naturale di Giovanni Trissino, esponente di una delle famiglie nobili più in vista della città. Grazie al cugino Giulio Trissino (1504-1576), figlio dell'umanista Gian Giorgio (1478-1550) e personaggio di spicco del movimento calvinista vicentino, T. frequentò l'Accademia di Vicenza, assistendo alle lezioni dei professori Fulvio Pellegrino Morato e Francesco Malchiavelli, noti per la forte propaganda anticlericale che facevano mediante la lettura ai loro allievi di testi della Riforma , come la Christianae religionis institutio di Calvino. Già ben orientato verso la Riforma, all'Accademia T. fece la conoscenza di Giovanni Battista Trento, che divenne in seguito un suo amico e confratello in fede.Dopo il periodo all'Accademia di Vicenza, T. si trasferì all'università di Padova per studiare legge e qui poté frequentare i gruppi clandestini luterani, che gravitavano intorno all'ambiente universitario.

Nel 1558 T. lasciò gli studi e entrò nella carriera diplomatica, diventando nunzio di Vicenza a Venezia, ma anche nella città lagunare continuò nell'opera di propaganda religiosa e di catalizzatore di gruppi sociali o culturali, sia nobili che di livello più umile, dove si discuteva sì di tutto, dall'alchimia al potere papale, dalla magia alla polemica sul culto dei santi, ma sempre con un forte interesse verso l'evangelismo.

Simili riunioni si tenevano anche a Vicenza città o in provincia, a Lanzé, nella villa della famiglia Trissino, dove si faceva vedere spesso l'amico Giovanni Battista Trento, dal 1557 residente a Ginevra e ufficialmente commerciante in pelli: in realtà, egli faceva proselitismo attivo per le idee riformate e teneva contatti con i confratelli nel Veneto, facendo inviare ai suoi referenti commerciali, i fratelli Pellizzari, mercanti in Vicenza, massicce spedizioni di Bibbie riformate, opportunamente occultate sotto balle di pelli. Ma all'inizio del gennaio 1563 un controllo effettuato a Como su una spedizione di merce indirizzata proprio ai Pellizzari fece scoprire alcune lettere parte di un carteggio consolidato tra i calvinisti di Vicenza e quelli di Lione e Ginevra, tra cui una firmata dallo stesso T.

Arrestato e torturato per farlo confessare, T. fu poi provvisoriamente trattenuto agli arresti domiciliari, presso la casa di Francesco Trissino, ma da qui, con l'aiuto del confratello Giovanni Domenico Roncalli, avvocato e membro dell'Accademia degli Addormentati a Rovigo, riuscì ad evadere il 31 maggio 1563 e a riparare a Chiavenna. Giusto in tempo: il 7 marzo 1564 egli fu condannato in contumacia come eretico, con l'aggravante della fuga, e bruciato in effige sul rogo.

A Chiavenna T., oramai inserito nella comunità riformata locale, ne diventò il pastore, amministrando con tolleranza, come nel 1568, quando fece da mediatore a favore della riammissione dell'anabattista modenese Giovanni Bergomozzi, che era stato espulso dalla comunità.

Il 20 luglio 1570 egli inviò ai confratelli in Italia il Ragionamento della necessità di ritirarsi a vivere nella Chiesa visibile di Gesù Cristo, lasciando il papesimo, pochi giorni dopo la condanna di Aonio Paleario al rogo. L'amareggiato e rassegnato riformato vicentino era convinto che non era più possibile organizzare delle comunità evangeliste in Italia e che anche l'atteggiamento nicodemitico era perdente: l'unica alternativa era l'esilio.

Nel 1573 T. s'iscrisse alla Chiesa Italiana di Ginevra insieme all'amico e confratello Odoardo da Thiene [amico intimo del famoso architetto Andrea Palladio (1508-1580), con il quale mantenne contatti epistolari anche dopo la sua fuga a Heidelberg nel 1563], e nella città svizzera visse per 36 anni, morendo nel 1609.