Acacio di Berea (m. 489)

Patriarca di Costantinopoli e ispiratore del cosiddetto scisma acaciano (484-519).  

Nel 471 Acacio successe al Patriarca Gennadio alla guida del Patriarcato di Costantinopoli e per i primi anni della sua missione, non vi fu nulla di particolare da segnalare.

Nel 476, l'imperatore ursupatore Basilisco (475-476) fu convertito alla fede monofisita dal Patriarca di Alessandria, Timoteo Aeluro. In seguito a ciò, Basilisco emise un decreto imperiale nel quale erano rigettati gli insegnamenti del concilio di Calcedonia del 451.

In quest'occasione, A. prese le difese dell'ortodossia, sebbene fu necessario un ammonimento da parte di Papa Simplicio.

Ma, successivamente, sotto il regno dell'imperatore Zenone Isaurico (474-475 e 476-491), scoppiò il caso legato al seggio patriarcale di Alessandria: il partito monofisita aveva destituito il patriarca Giovanni Talaia, con l'accusa di spergiuro, sostituendolo con Pietro Mongo. A. vide questa situazione come un'opportunità di affermare l'autorità ed il primariato del proprio seggio su tutto l'oriente e indusse l'imperatore Zenone a pronunciarsi a favore di Mongo, nonostante le proteste di Papa Simplicio.

Il passo successivo fu la redazione, nel 482, di un documento di riunione, detto Henoticon, che riprendeva il credo di Nicea e Costantinopoli, ma che in altri punti rimaneva alquanto ambiguo, in particolare sulla doppia natura di Gesù Cristo. Il documento fu condannato dal nuovo Papa Felice III (483-492), che cercò inutilmente di indurre A. a presentarsi a Roma per giustificare il proprio comportamento. A. non solo non obbedì, ma riuscì anche a intimorire e corrompere i legati papali, i vescovi Vitale e Miseno, presentatisi a Costantinopoli con la lettera papale di richiamo nei suoi confronti.

A questo punto, Felice III decretò la scomunica di A., ma anche il nuovo legato, tale Tuto, latore di tale condanna, fu corrotto.

Era il 484, e da qui prese avvio lo scisma acaciano, destinato a rientrare solamente nel 519, quando il Patriarca Giovanni II e l'imperatore Giustino (518-527) riconobbero la validità della dottrina calcedoniense.

A. rimase al proprio posto, protetto dall'imperatore Zenone Isaurico (474-475 e 476-491) e morì nel 489, pare ultracentenario.