Nel 1061, in seguito alla morte di Landolfo Cotta, Arialdo da Carimate, capo del movimento dei patarini, decise di associare al movimento Erlembaldo, fratello di Landolfo. E. era un capitaneus, cioè un nobile della città, oltre ad essere un valoroso cavaliere, il quale, reduce da un pellegrinaggio in Terrasanta, era in procinto di ritirarsi in un monastero, quando fu raggiunto dalla richiesta di Arialdo.
Nel frattempo era salito al trono di Pietro, Anselmo di Lucca (l'ex prete Anselmo da Baggio, uno dei capi storici del movimento della Pataria), con il titolo di Papa Alessandro II (1061-1073). Nella primavera del 1066, a dimostrazione del suo appoggio al movimento, Alessandro II consegnò ad E. il vexillum Petri (il vessillo di S. Pietro) e due bolle pontificie di richiamo al clero milanese e di scomunica dell'arcivescovo corrotto e simoniaco di Milano, Guido da Velate.
Tuttavia, in seguito ai durissimi scontri del 4 Giugno 1066, quando furono feriti sia E. e Arialdo, che Guido stesso, quest'ultimo lanciò l'interdizione su Milano, finché Arialdo fosse rimasto in città. Era una trappola mortale, nella quale Arialdo purtroppo cadde: uscito dalla città fu catturato e orrendamente torturato, su un'isola del Lago Maggiore, da due chierici, i quali lo mutilarono delle orecchie, naso, occhi, mano destra, piedi, genitali e lingua, ed, una volta morto, lo gettarono nel lago, appesantito da alcuni massi. Era il 26 Giugno 1066.
L'anno seguente (1067) il corpo di Arialdo fu ritrovato, secondo la leggenda, intatto (cioè non ancora decomposto), e fu fatto portato in processione a Milano da E. Arialdo fu successivamente proclamato santo da Alessandro II, che, nel contempo, aveva provveduto a scomunicare Guido da Velate.
E. proseguì la lotta dei patarini con gran determinazione: un episodio indicativo fu quando egli gettò via l'acqua di una fonte battesimale, consacrata da un prete simoniaco per farla sostituire con dell'altra consacrata da un sacerdote non corrotto.
Nel 1071 i partigiani di Guido da Velate riuscirono, alla morte di quest'ultimo, a far eleggere arcivescovo Goffredo da Castiglione, al quale E. contrappose Attone (un altro esponente della Pataria), subito riconosciuto da Papa Gregorio VII (1073-1085), che oltretutto scomunicò Goffredo nel 1075. Scoppiarono così dei tremendi tumulti in città ed il 28 giugno dello stesso anno, durante uno di questi disordini, E. fu assassinato.
Egli fu nominato santo da Papa Urbano II nel 1094, tuttavia non è ricordato nella liturgia milanese.