Landolfo Cotta (m. 1061)

Prete di Milano, nel 1045 Landolfo fu nominato dal clero milanese come uno dei quattro candidati, assieme a Anselmo da Baggio, Arialdo da Carimate e Attone al seggio di arcivescovo di Milano, dopo la morte di Ariberto d'Intimiano. Tuttavia, l'imperatore Enrico III, detto il Nero (1017-1056), disattendendo le aspettative dei milanesi e in contrasto con la tradizione di una nomina, di fatto, autonoma, decise di nominare Guido da Velate, uomo corrotto e simoniaco, che portò il livello di reputazione dell'arcivescovado di Milano ai minimi storici. Grande scandalo, per esempio, suscitava la pratica, nota come nicolaismo, alquanto diffusa all'epoca di Guido, dei religiosi, che vivevano in concubinato con donne.

Come reazione a questa corruzione dilagante, si formò quindi il movimento riformatore dei patarini, che coinvolse, a vario titolo, tutti i candidati testé menzionati, ma che vide soprattutto emergere la figura di Sant'Arialdo da Carimate e, in tono minore, quella di L. Arialdo e L. incitarono, infatti, con successo la popolazione a rifiutare i sacramenti dai sacerdoti corrotti e nicolaiti, riportando di attualità un atteggiamento, che ricordava quello degli intransigenti del III e IV secolo: Novaziano, Melezio di Licopoli e Donato di Numidia.

La reazione dell'arcivescovo Guido non si fece attendere e, prendendo pretesto dagli scontri armati fra opposte fazioni, esplosi il 10 maggio 1057 durante una processione, egli scomunicò sia Arialdo sia L. Tuttavia il papato stesso, uscito dallo sciagurato periodo di Papa Benedetto IX (l'unico che aveva regnato indegnamente per tre pontificati, nel 1032-1044, nel 1045 e nel 1047-1048) era percorso da correnti riformatrici, ad incominciare già da Papa San Leone IX (1049-1054), il quale aveva condannato il concubinato e simonia dei preti nel 1050.

L. cercò di recarsi nel 1057 a Roma per perorare la causa dei patarini presso Papa Stefano IX (1057-1058), ma fu intercettato presso Piacenza dai sicari dell'arcivescovo e quasi ucciso. Purtroppo l'assassinio fu solo rinviato di un anno: il lunedì di Pasqua del 1058, mentre pregava in Chiesa, L. fu gravemente ferito da un religioso, sicario prezzolato (sic!): non si ristabilì mai più completamente e morì in seguito a complicazioni polmonari nel 1061.

Sarebbe toccato successivamente a suo fratello Erlembaldo continuare l'opera di riforma dei patarini, a fianco di Arialdo.