Il sacerdote italiano Romolo Murri, terzogenito dei sei figli del piccolo proprietario terriero Antonio Murri e della moglie Maria Avetrani, nacque il 27 agosto 1870 a Monte San Pietrangeli, in provincia di Ascoli Piceno (sebbene altre fonti riportano, come città natale, Gualdo, in provincia di Macerata).
Il suo percorso educativo comprese studi di ginnasio nel seminario di Recanati e di liceo in quello di Fermo, ed in seguito M. s’iscrisse ai corsi di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, dove si laureò nel 1892. Dopo un breve periodo di frequenza al corso di diritto, che dovette abbandonare per motivi di salute, M. fu ordinato sacerdote nel febbraio 1893, ritornando poi a Roma per seguire il corso di filosofia tenuto da Antonio Labriola (1843-1904) le cui idee socialiste influenzarono profondamente il prete marchigiano.
L’impegno di rinnovamento sociale della Chiesa cattolica da parte di M. si concretizzò in due riviste, La Vita Nuova e Cultura Sociale, ma soprattutto nella fondazione del Movimento Democratico Cristiano, l’ala progressista all’interno dell’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici, a sua volta organizzazione cattolica intransigente, fondata nel 1874 dalla Società della Gioventù Cattolica Italiana. Quest’ultima aveva pienamente aderito al documento del 10 settembre 1874 - caratterizzato dalla formula latina del Non expedit (Non conviene) - con il quale Papa Pio IX (1846-1878) aveva, di fatto, impedito la partecipazione dei cattolici italiani alla vita politica del neonato stato italiano.
Il Movimento Democratico Cristiano (o Democrazia Cristiana Italiana) fu fondato da M. il 3 settembre 1900, con l’apporto di altri personaggi, che a vario titolo sarebbero diventati protagonisti della storia della Chiesa cattolica del XX secolo, come Marc Sangnier, fondatore del movimento Sillon, condannato dalla Chiesa, o Don Luigi Sturzo (1871-1959), che prese le distanze dall’amico M. nel 1906 e fondò nel 1919 il Partito Popolare Italiano.
Con la dirigenza dell’Opera dei Congressi, M., leader della corrente progressista, entrò spesso in conflitto e questo dibattito portò l’Opera ad una grave crisi interna con l’elezione nel 1903 alla presidenza del conte Giovanni Grosoli (1859-1937), favorevole alla linea di M., ma osteggiato dal nuovo Papa Pio X (1903-1914), che decretò lo scioglimento dell’Opera nel luglio 1904.
Nel frattempo, M., uscito dall’Opera, fondò a Bologna nel 1905, contro il parere dell’autorità ecclesiastica, la Lega democratica nazionale, un’organizzazione politica autonoma, che in seguito appoggiò apertamente le idee del modernismo, condannato da Pio X, dapprima, il 3 luglio 1907, con il decreto Lamentabili Sane, e poi, l’8 settembre 1907, con l’enciclica Pascendi dominici gregis, dove il papa definì il modernismo come sintesi di tutte le eresie. Nello stesso anno, M. fu sospeso a divinis, ma nel 1909, aggravò la sua situazione, accettando di candidarsi come deputato radicale, in seguito al quale il 22 marzo 1909 fu scomunicato dalla Santa Sede.
Nel 1912 M. si sposò civilmente in Campidoglio con la norvegese Ragnhild Lund e l’anno successivo, si ripresentò alle elezioni politiche, ma questa volta non fu eletto.
Nel 1914 troviamo M. schierato sulle posizioni interventiste nella Prima Guerra Mondiale e nel 1919 fu assunto dal Mario Missiroli (1886-1974) nella redazione romana del Resto del Carlino, dove mostrò una certa simpatia per il nascente movimento fascista, ma, deluso dal Concordato del 1929, tenne in seguito un basso profilo fino al 1942, anno in cui fu impiegato alla Camera dei Deputati come addetto studi.
L’anno successivo si riaccostò alla Chiesa Cattolica, grazie all’apertura nei suoi confronti da parte del papa Pio XII (1939-1958).
M. morì a Roma il 12 marzo 1944.
Nel 1942, Alcide De Gasperi (1881-1954), che aveva conosciuto e frequentato M. per un breve periodo (1902-1904) – senza molto feeling reciproco, per la verità - ricostruì il partito democratico cristiano, utilizzando la denominazione della formazione del prete marchigiano e avvallando così una continuità fra i due movimenti politici, mediata dalla breve esperienza del Partito Popolare Italiano (1919-1926).