Prades, Jean Martin de (ca.1720-1782)

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Jean Martin de Prades

 

Il teologo e abate Jean Martin de Prades nacque nel 1720 (o, secondo altre fonti, nel 1724) a Castelsarrasin (nella diocesi francese di Montauban) e studiò in diversi seminari di Parigi, tra cui quello di Saint Sulpice.

Nella capitale francese P. divenne un attivo collaboratore della famosa Encyclopédie di Denis Diderot (1713-1784) e Jean d'Alembert (1717-1783), fatto che ebbe un'influenza drammatica sui successivi momenti della sua vita, come del resto lo ebbe per altri intellettuali dell'epoca come, ad esempio, Etienne Condillac. Infatti, il 18 novembre 1751, P. presentò la sua tesi per il dottorato in teologia alla commissione giudicante dell'università della Sorbona, che lo approvò senza averlo neppure letto. Tuttavia, qualche settimana più tardi, fu riconosciuto come collaboratore della tanto vituperata (da parte cattolica) Encyclopédie, e quindi la sua tesi, dietro pressioni provenienti dall'ambiente gesuita di Parigi, venne attentamente riletta e censurata dalla Facoltà dell'università il 15 dicembre.

La censura, pubblicata il 15 gennaio 1752, considerava la tesi di P. eretica in 12 punti, quali, ad esempio:

  • L'anima è fatta di una sostanza ignota,

  • I sentimenti originano dalle nostre idee,

  • La legge naturale è empirica,

  • La religione rivelata non è altra che la religione naturale evoluta,

  • La cronologia dei libri di Mosè nell'Antico Testamento è falsa,

  • Le guarigioni compiute da Gesù sono dubbi miracoli, simili comunque a quelli operati da Esculapio.

La condanna fu rimarcata da una raffica di pareri negativi: dalla Facoltà di Teologia il 27 gennaio, dall'arcivescovo di Parigi, Christophe de Beaumont (1703-1781) il 29 gennaio 1752, successivamente dal Parlamento di Parigi, ed infine il 2 marzo dello stesso anno dal pronunciamento di Papa Benedetto XIV (1740-1758). All'autore pluricondannato non restò quindi che rifugiarsi in Olanda, da dove, in seguito ai buoni uffici di Voltaire [pseudonimo di Francois Marie Arouet (1694-1778)], egli fu chiamato a Berlino da Federico II di Prussia, detto il Grande (1740-1786), come docente universitario e al quale il re prussiano diede una pensione e due canoniche (uno a Oppeln e l'altro a Glogau).

Tuttavia, già dall'anno successivo, furono iniziate delle trattative per far rientrare P. nel seno della Chiesa Cattolica con il vescovo di Breslavia, Philip von Schaffgotsch (vescovo: 1748-1795), in rappresentanza del Papa, il quale scrisse, lui in persona, il testo dell'abiura delle idee di P., sottoscritte in seguito dall'abate. L'ostracismo finì quindi nei confronti del teologo illuminista, che fu riammesso nel 1754 all'università della Sorbona, tuttavia egli preferì continuare a vivere in Prussia: divenne arcidiacono della canonica di Glogau e qui morì nel 1782.