Lazzaretti, David (1834-1878) e il movimento giurisdavidico o lazzarettismo

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David Lazzaretti

 

Gli anni prima della conversione

David Lazzaretti (o Lazzeretti) nacque il 6 novembre 1834 ad Arcidosso, in provincia di Grosseto, secondogenito dei cinque figli del barrocciaio Giuseppe Lazzaretti e della bracciante Fausta Biagioli. Nel 1847 L. cercò di intraprendere la carriera religiosa, alla quale si oppose il padre, mentre l'anno successivo - il 25 aprile - mentre conduceva il barroccio nel bosco di Macchiapeschi, vicino a Cana (sempre nel Grossetano), egli ebbe la visione di un vecchio frate, che gli predisse una misteriosa vita futura.

Ciononostante L. condusse per molti anni una vita del tutto normale: nel 1856 si sposò con la sua compaesana Carolina Minucci, dalla quale ebbe cinque figli (solo due gli sarebbero sopravvissuti, Turpino, nato nel 1862 e Bianca, nata nel 1866). Nel 1859 egli si arruolò volontario nell'esercito piemontese comandato dal Generale Enrico Cialdini (1811-1892) nella campagna contro l'esercito dello Stato Pontificio. L. partecipò alla battaglia di Castelfidardo del 18 settembre 1860 e dopo il congedo ritornò a fare il lavoro di sempre.

Le prime visioni e l'incontro con Pio IX

Nel 1868, dopo un periodo di malattia contraddistinto da violente febbri (probabilmente un attacco di malaria, endemica nella vicina Maremma), il 25 aprile, quindi esattamente 20 anni dopo la precedente apparizione, L. ebbe una seconda visione mistica sul Monte Amiata (o Monte Labbro), questa volta della Madonna e di alcuni santi, che gli indicarono la sua missione per l'umanità. L. decise quindi di cambiare vita, diventando molto devoto e ligio alla Chiesa Cattolica, ma nel contempo iniziando a "predicare" con una forte inclinazione apocalittica e millenarista e profetizzando l'avvento di un grande re, che avrebbe portato sulla Terra la giustizia e la gloria di Dio.

Riuscì, tramite la mediazione di Monsignor Luciani e del cardinale Antonio Maria Panebianco (1808-1885), ad ottenere perfino un'udienza privata con il papa Pio IX (1846-1878), che si limitò ad ascoltare i suoi deliri apocalittici e lo mandò indietro con una benedizione, ma senza prendere alcuna decisione. Deluso da quest'incontro, L. decise allora di ritirarsi in penitenza e preghiera in una grotta vicino al monastero di Montorio Romano (dove incontrò il frate tedesco Ignazio Micus), nella Sabina, dove si fece letteralmente murare per 47 giorni. Qui ebbe delle nuove visioni che gli suggerirono di essere il discendente di Manfredo Pallavicino, figlio illegittimo del re di Francia San Luigi IX (1226-1270), anche se è più probabile che egli sia stato influenzato da un popolare romanzo storico dell'epoca, per l'appunto Manfredo Pallavicino, scritto da Giuseppe Rovani (1818-1874) nel 1845-46.

Il periodo di clausura finì dopo lo sfratto ordinato nel gennaio 1869 dal cardinale Giacomo Antonelli (1808-1876), seguito dall'espulsione dallo Stato Pontificio come persona indesiderata.

Il progressivo distacco dalla Chiesa Cattolica e la fondazione della Società delle famiglie cristiane

Da quel momento, il suo destino si sarebbe separato dalla Chiesa Cattolica ufficiale. Ritornò al paese natio, esibendo una cicatrice impressa sulla sua fronte, simile ad una croce in mezzo a due semicerchi )+(, a suo dire frutto di una visione dello Spirito Santo, che gli aveva donato il dono della profezia, e di San Pietro, che gli aveva impresso il suddetto segno. Decise quindi di dedicarsi a tempo pieno alla sua nuova attività di profeta e si trasferì in un podere sulle pendici del Monte Amiata con la famiglia, e, poiché il lavoro dei campi non lasciava molto tempo alla predicazione, alcuni amici si offrono di lavorare il podere in sua vece.

La crescente popolarità del "santo" del Monte Amiata mise in seria difficoltà il clero locale, che cercò di coinvolgere L. nelle funzioni religiose, ma egli, in tutta risposta, il 14 gennaio 1870, fondò, assieme ad un gruppo di seguaci, tra i quali spiccavano gli ex sacerdoti oratoriani Gian Battista Polverini (1837-1927) e Filippo Imperiuzzi (1845-1921) oltre al già citato fra Ignazio Micus, il Pio Istituto degli Eremiti Penitenzieri e Penitenti, contrassegnato dal 1872 dalla costruzione sulla cima del Monte Amiata di una torre - simbolo della nuova alleanza - in stile vagamente nuragico.

Nel 1871 egli fondò la Santa Lega o Fratellanza Cristiana, i cui membri versavano cinque centesimi al mese in un fondo comune per aiutare i bisognosi: questa raccolta di denaro gli costò un'accusa di truffa, ma fu prosciolto dal Tribunale di Grosseto. Prima di rientrare ad Arcidosso, L. si ritirò a meditare sull'isola di Montecristo, dove trascorse 39 giorni in totale solitudine, digiunando e mortificandosi con una pesante catena al collo. Al suo rientro annunciò di aver avuto delle visioni su Montecristo, pubblicò il suo primo libro Il risveglio dei popoli e fondò quindi la Società delle Famiglie Cristiane, una comunità basata sul collettivismo e inizialmente formata da 80 famiglie (ed arrivata fino a 5000 individui), che misero terreno e bestiame in comune, in cambio di vitto, vestiario e istruzione per i figli.

L'amicizia con Don Bosco

Nel maggio 1873 L. intraprese un viaggio alla volta della Gran Certosa di Grenoble e sostò per alcune settimane a Valdocco (Torino), ospite di Don Giovanni Bosco (1815-1888), che provò per lui una certa stima tant'è che, quando nel novembre dello stesso anno L. fu arrestato a Rieti con l'accusa di vagabondaggio, truffa e cospirazione politica per aver tentato di instaurare una comunità simile a quella del Monte Amiata nella Sabina (dove la sua popolarità era elevata dopo il periodo trascorso a Montorio Romano), il futuro santo scrisse una calorosa lettera di difesa di L., che l'avvocato Salvi di Grosseto, già difensore di L. nel processo precedente, produsse in difesa del proprio assistito.

Dopo la scarcerazione, L. visitò ancora Don Bosco nella primavera del 1875, in occasione dell'incontro con un ricco finanziatore di Lione delle attività di L., il magistrato Léon Du Vachat. Questi era un sostenitore del partito ultracattolico dei legittimisti in Francia, vale a dire di coloro che appoggiavano il conte Henri Chambord (1820-1883), nipote di Carlo X (1824-1830), come legittimo erede al trono di Francia in contrapposizione agli orleanisti, favorevoli al duca d'Orléans, Louis-Philippe (1773-1850), che effettivamente regnò dal 1830 al 1848, e al figlio di quest'ultimo, il conte di Parigi Louis-Philippe (1834-1894). Il curioso è che il circolo di Du Vachat vedeva in L. uno strumento per favorire la restaurazione del potere temporale dei papi (si era cinque anni dopo la Breccia di Porta Pia)!

Il fatidico 1878

Ma oramai L. era nel mirino delle autorità ecclesiastiche e di quelle civili italiane. Nel marzo del 1878 i suoi scritti furono messi all'indice e lui stesso - momentaneamente ospite, con la famiglia, di Du Vachat - fu convocato dal Sant'Uffizio per giustificare le proprie posizioni. A Roma L. ritrattò le sue affermazioni e annunciò il suo ritiro in Francia, ma l'appassionante difesa delle sue idee da parte dei suoi seguaci, capeggiati da Imperiuzzi, fece sì che egli decidesse, invece, di rientrare ad Arcidosso nel luglio, proclamandosi, in senso figurato, "Cristo Duce e Giudice" (ma già la folla lo chiamava il nuovo Messia) e annunciando l'Era della Riforma dello Spirito Santo e la cessazione della successione dei papi di Roma, dopo la morte di Pio IX, avvenuta il 7 febbraio dello stesso anno. Fu immediatamente scomunicato ed anche l'autorità civile iniziò a muoversi, allarmata per le sempre più frequenti allusioni socialiste nei suoi discorsi di quei giorni.

La mattina di domenica, 18 agosto 1878, il giorno in cui avrebbe dovuto essere investito dei suoi nuovi poteri di Re e Giudice del Mondo (in realtà avrebbe dovuto essere il 15 agosto, ma la processione fu rinviata di tre giorni), L. si avviò con centinaia di seguaci verso Arcidosso, dove fu fermato dal Delegato di Polizia e da un gruppo di Carabinieri. Il Delegato ordinò lo scioglimento del corteo e nel parapiglia che ne seguì fu aperto il fuoco sui manifestanti: L. fu colpito a morte, caddero altre tre persone e ci furono 40 feriti. Dopo un'agonia di nove ore egli morì la sera stessa.

La dottrina

Folle o profeta o impostore rimasto intrappolato nella sua stessa tela? Non lo sapremo mai. Certo è che la dottrina di questo curioso personaggio non è priva d'originalità.

Secondo L., la storia - secondo una classificazione che ricorda molto Gioacchino da Fiore - è divisa in tre ere: di giustizia (Mosè), di grazia (Gesù Cristo) e di diritto (lo stesso L.). L'unica maniera di evitare l'ira divina contro l'umanità era un nuovo patto d'alleanza, basato sui seguenti punti:

  • Dio ha emanato la Sua Legge del Diritto in L. e da essa dipendono gli attributi divini di carità, amore, giustizia. Non ci si può opporre alla sua promulgazione.

  • La nuova successione dei papi inizierà a Lione, ribattezzata Trislionia, perché dopo il primo nuovo papa, ne saranno eletti tre, di cui solo L. sarà in grado di dire qual è quello legittimo. La Chiesa Cattolica diventerà Chiesa Giurisdavidica Lionese.

  • Sarà L. ad organizzare le sante milizie, riconoscibili per il segno rosso della Croce sulla spalla destra, per prepararsi allo scontro finale con i nemici di Dio.

  • Dopo che il fuoco dello Spirito Santo cadrà sulla Terra, mondandola dei peccati dei malvagi, s'instaurerà una società dei santi - il regno dei Giurisdavidici - regolata da una sola religione e dalla Legge del Diritto di Dio.

Questi punti sono riassunti nel documento base della nuova società, il "Simbolo dello Spirito Santo", un atto di fede in 24 punti, che riporta anche l'abolizione:

  • Del celibato per i sacerdoti

  • Dell'eternità dell'Inferno: anche i dannati, dopo un certo periodo, potranno godere dell'eternità in Dio.

  • Della confessione auricolare

Ci sono, inoltre, sette rituali, fissati da Imperiuzzi all'inizio del secolo:

  • Adorazione dell'Unità e Trinità di Dio.

  • Adorazione della Croce.

  • Confessione d'emenda, in altre parole il penitente si presenta all'altare, fa atto di contrizione, si pente, senza confessare i peccati, e gli si dà l'assoluzione.

  • Partecipazione del sacramento eucaristico.

  • Onore e lode a Maria Vergine.

  • Battesimo di fuoco, una cruenta cerimonia, perseguita dalla legge italiana, in cui il nuovo adepto è marchiato a fuoco sul petto con il sigillo che era presente sul fronte di L.

  • Lodi e cantici.

Il movimento giurisdavidico o lazzarettismo

Nonostante un processo e le relative condanne subite nel 1879, il movimento dei seguaci di L., guidato da Filippo Corsini, non si sciolse, anzi tuttora è presente con suoi rituali e una sua organizzazione ecclesiastica, il cui attuale capo è Turpino Chiappini. Comunque essi (circa 300-400 persone, ma secondo altre fonti solo alcune decine di vecchi fedeli) non si considerano parte di una chiesa autonoma, bensì integrati nella Chiesa Cattolica. Tutti gli anni, nella notte tra il 14 e 15 agosto si riuniscono sul Monte Amiata per pregare.

Il 18 agosto 1988, in occasione del 110° anniversario della morte di L., il Comune di Arcidosso ha ammesso Lazzaretti nella toponomastica del paese e annullato la delibera di 110 anni fa nella quale furono lodate le forze dell'ordine.

La Chiesa Universale Giuris-Davidica

Anche un movimento così limitato come quello giurisdavidico ha avuto un suo ramo secondario, che ebbe una sua origine - totalmente autonoma - da Elena Cappelli (m. 1951), moglie di Imperiuzzi, la quale sviluppò sì a Roma un movimento lazzarettista ma con notevoli differenze dottrinali: il gruppo di Roma ha incorporato, infatti, concetti teosofici, esoterici ed occultisti nel proprio credo. Alla morte della Cappelli, il gruppo fu gestito da Elvira Giro (1910-1991) e Leone Graziani (1918-1993) che diedero una maggiore connotazione profetica all'insegnamento di L. e ripresero i contatti nel 1953 con il gruppo originario toscano. Nel 1960 la Chiesa Giurisdavidica (parola unica) venne riconosciuta dallo stato italiano, ma già negli '70, avvenne la scissione fra il gruppo toscano (che non accettava l'evoluzione teosofica gnostica della Chiesa) e quello romano, che si diede la denominazione di Chiesa Universale Giuris-Davidica (con il trattino) e sviluppò una complessa dottrina pseudo-gnostica che comprendevano contatti con extraterrestri (erano stati questi - a quanto pare - ad imprimere il famoso simbolo sulla fronte di L., un simbolo presente anche sullo scafo delle loro astronavi) e un particolare premillenarismo basato sul Regno dello Spirito Santo, iniziato ("inciso") nel 1954 da una particolare Trinità - formata da Padre (Gesù Cristo), Figlio (Lazzaretti) e Spirito Santo (Elvira Giro) - e che sarebbe finito mille anni dopo.

Il Graziani, infine, entrò in contatto con diversi vescovi "vaganti" e con le chiese vecchio-cattoliche, da cui si fece dare una consacrazione apostolica.