Gioacchino da Fiore (ca. 1130-1202) ed il gioachimismo

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Busto di Gioacchino da Fiore

(foto di Mario Iaquinta)

La vita

Gioacchino, teologo e mistico cristiano, nacque nel 1130 ca. a Celico in provincia di Cosenza da Mauro di Celico, un notaio benestante e particolarmente in vista presso la corte Normanna. In seguito ad un viaggio in Medio Oriente, G. decise di lasciare tutti i suoi beni per vestire il saio e fare voto di castità, digiuno e preghiera. Tornò in Italia e nel 1152 ca. entrò nel convento cistercense di Sambucina (a nord di Cosenza) senza però prendere subito i voti, che prese nel 1168.

In seguito alla crescente popolarità dovuta ai suoi studi biblici e alle numerose opere pubblicate, nel 1177 G. fu nominato dal vescovo di Catanzaro abate del monastero di Santa Maria di Corazzo, succursale di quello di Sambucina. Qui egli si dedicò totalmente allo studio della Bibbia e scrisse alcune delle sue opere più importanti come la Cetra dalle dieci corde e l'Interpretazione dell'Apocalisse, che ebbe sempre premura a far approvare dai papi Lucio III (1181-1185), Urbano II (1185-1187) e Clemente III (1187-1191), sebbene qualche dubbio sulla sua ortodossia si stava già facendo strada.

Non riuscendo a concentrarsi sui suoi studi a causa degli impegni come abate, G chiese ed ottenne nel 1182 da Lucio III il permesso di ritirarsi nell'abbazia di Casamari (in provincia di Frosinone). Qui conobbe il suo biografo, il giovane monaco Luca, in seguito nominato Vescovo di Cosenza.

Nel 1189 G. decise quindi di abbandonare l'ordine cistercense per fondare sulla Sila un suo ordine, facendo costruire una abbazia dedicata a San Giovanni Battista in una località denominata Fiore, che da quel momento in poi fu chiamata San Giovanni in Fiore. L'ordine venne conseguentemente denominato florense e venne ratificato nel 1196 da Papa Celestino III (1191-1198). La popolarità di G. in quegli anni fu elevatissima anche a livello europeo tant'è si racconta che nel 1191 il re inglese Riccardo, detto Cuor di Leone, in procinto di partire verso la Terrasanta per la III crociata, consultò G. per avere lumi su alcuni passi dell'Apocalisse.

Nel 1200 G. sottopose tutti i suoi scritti all'approvazione di Papa Innocenzo III (1198-1216), ma morì il 30 Marzo 1202, prima di aver ricevuto alcun commento. Poco dopo fu proclamato beato, ma non in maniera ufficiale: l'evento fu celebrato con l'erezione di un altare in suo onore a San Giovanni in Fiore. Tuttavia già al IV Concilio Lateranense del 1215 le idee di G., definite triteiste, furono condannate ed il processo di beatificazione bloccato.

Nonostante ciò, G. è ancora venerato da alcuni come beato e festeggiato il 29 Maggio.

Le opere

G. fu un autore molto prolifico per il suo tempo: il suo libro principale fu il Libro sulla concordia del Nuovo e Vecchio Testamento, ma scrisse anche La Cetra dalle dieci corde, l'Interpretazione dell'Apocalisse, e il Trattato sui quattro vangeli.

La dottrina

La dottrina di G. si evince dalle sue opere principali, le quali fanno riferimento ad un brano dell'Apocalisse (14, 6-11), quello dei tre angeli che annunciano il giudizio di Dio, per sviluppare un'interpretazione piuttosto originale del testo. Secondo G. le epoche nelle quali si era divisa la storia dell'uomo erano tre, ognuna riconducibile ad una figura della Santa Trinità:

  • Nella prima era aveva dominato il Padre, simbolo di potere e terrore, al quale si era ispirato l'antico Testamento,

  • Nel secondo periodo il riferimento era il Figlio, ispiratore del Nuovo Testamento,

  • Nella terza era, lo Spirito Santo, che avrebbe svelato il vero significato dei Sacri Testi, al di là della sua interpretazione letterale.

Dopo opportuni calcoli di tempo, G. era giunto alla conclusione che l'era dello Spirito Santo sarebbe incominciato nel 1260 (numero simbolico più volte citato nell'Apocalisse: 11,3 e 12,6). In quell'anno non si sarebbe verificato la parusia (il secondo ritorno di Cristo sulla terra), bensì l'avvento di un'era di concordia e di fine della gerarchia della Chiesa.

Ovviamente questi pensieri non potevano che preoccupare la Chiesa Cattolica, che condannò, come si è detto, i scritti di G. in maniera postuma, di triteismo, di adorazione, cioè, di tre Dei separati.

Ma, a parte la condanna della Chiesa, nel fatidico 1260 non successe proprio niente di particolare ed anzi nel 1250 era pure morto l'imperatore Federico II, considerato da molti cristiani l'Anticristo. Oltretutto la dottrina di G. fu confutata da San Tommaso d'Aquino nella sua Summa Theologica.

Il gioachimismo

Quasi 40 anni dopo la condanna delle idee di G. nel Concilio Lateranense del 1215, una commissione di cardinali, convocata nel 1254 da Papa Alessandro IV (1254-1261) preoccupato del diffondersi delle idee gioachimite presso i frati francescani spirituali, condannò gli scritti di G. e del suo seguace Gerardo di Borgo San Donnino e nel 1263 le idee di G. furono definitivamente dichiarate eretiche.

Nonostante ciò, G. ebbe un'enorme influenza su diversi protagonisti dell'epoca (eretici e non) come Guglielma di Boemia; il già citato movimento dei spirituali con Angelo Clareno, Pietro di Giovanni Olivi, Ubertino da Casale, Michele Berti da Calci; il grande teologo inglese Guglielmo di Occam; il docente universitario parigino Amaury du Bène ed il movimento dei Fratelli del Libero Spirito; Gerardo Segalelli e gli Apostolici; il movimento dei Begardi e delle Beghine.