Guglielma di Boemia (m.1281 o 1282) e guglielmiti

Guglielma, considerata (ma la cosa viene contestata da alcuni storici) la figlia del re boemo Ottocaro I Pøemysl (1214-1230) e della seconda moglie, Costanza d'Ungheria, e per questa soprannominata la Boema, giunse, con un figlioletto al seguito, nel 1260 a Milano, dove divenne un'oblata (cioè una laica che viveva in un monastero) della vicina abbazia cistercense di Chiaravalle. Qui G. visse secondo l'amore cristiano, i precetti apostolici e la moralità evangelica, e intorno a lei crebbe rapidamente la sua fama di santa guaritrice. Tuttavia va precisato che questa figura spesso viene confusa con una Santa Guglielma del VIII-IX secolo, anch'essa di nobili origini e anch'essa si ritirò in un monastero lombardo (in questo caso Brunate), dove crebbe la fama di santa taumaturga. 

Da lei prese avvio la setta dei cosiddetti guglielmiti [da non confondere con l'omonimo ordine di eremiti, fondato da San Guglielmo di Malavalle (m.1157)], formata soprattutto da donne, anche se non mancarono aderenti dell'aristocrazia milanese, come Galeazzo, figlio di Ottone Visconti. Un certo numero delle donne aderenti, tra cui Maifreda (o Manfreda) da Pirovano, erano suore Umiliate del convento di Biassono (vicino a Monza).

Inoltre ella fu considerata l'incarnazione dello Spirito Santo e mediante questo miracolo, secondo i suoi seguaci, tra cui spiccava il teologo della setta, Andrea Saramita, si compiva ciò che era stato predetto da Gioacchino da Fiore. Secondo il mistico calabrese, infatti, l'incarnazione dello Spirito Santo sarebbe stato, per l'appunto, una donna, destinata a diventare una Papessa e rifondare la Chiesa, dove, secondo il concetto dell'apocatastasi, tutti, compresi Giudei e Saraceni, si sarebbero salvati.

G. morì il 24 Agosto del 1281 o 1282, fu traslata e sepolta nel cimitero di Chiaravalle, e fatta da subito segno di un culto popolarissimo in quel periodo a Milano. Tuttavia, già due anni dopo, nel 1284, il culto di "santa" Guglielma attirò l'interesse degli inquisitori, che interrogarono alcuni aderenti alla setta, estorcendo una confessione seguita da abiura.

Ma fu l'episodio della domenica di Pasqua del 1300 a scatenare la reazione della Chiesa Cattolica: infatti, secondo la denuncia di alcuni testimoni, in quella data la sua erede spirituale Maifreda da Pirovano, in qualità di sacerdote e Papessa, aveva celebrato una solenne messa.  

Il culto di G. fu quindi non fu più oggetto di un processo di santificazione, come chiedevano i suoi seguaci, ma divenne un'inchiesta degli inquisitori domenicani Guido da Cocconato e Ranieri da Pirovano, i quali la condannarono postuma come eretica e fecero bruciare sul rogo le sue ossa e le sue immagini, tale e quale come, l'anno successivo, nel 1301, sarebbe successo al culto di Armanno Pungilupo a Ferrara. Inoltre anche i suoi due più fedeli seguaci, Maifreda e il teologo Andrea Saramita, finirono sul rogo.