Acacio diventò vescovo di Cesarea (in Palestina) nel 340.
Il periodo storico, in cui egli operò, fu contraddistinto dalle lotte interne al movimento ariano, sviluppate in seguito alla morte della guida carismatica, Eusebio di Nicomedia (m. ca. 341) e sintetizzate dalle varie posizioni assunte, durante i vari sinodi, tenuti tra il 357 ed il 359 a Sirmio (nell'ex Iugoslavia) indetti dall'imperatore Costanzo (337-361, figlio di Costantino), proprio per cercare di venire a capo delle dispute teologiche.
Rispetto alla natura di Cristo, le formulazioni presentate risultarono addirittura quattro:
Homoioùsios (simile, nella sostanza, a Dio), propugnato da Basilio di Ancyra.
Anòmoios (dissimile da Dio), secondo il credo ariano più canonico, e difeso da Aezio di Antiochia o di Celesiria, Eunomio di Cizico e Ursacio di Singiduno.
In quest'ultima definizione, la più vaga, si parlava di una generica similitudine tra Padre e Figlio, senza precisare il rapporto sul piano della sostanza.
L'imperatore Costanzo dapprima (358) aderì alla dottrina dell'homoioùsios di Basilio, ma successivamente, dopo il sinodo del 359, cercò di imporre la versione homoios di A. come ufficiale e convocò i vescovi occidentali a Rimini e quelli orientali a Selucia per ratificare la formula acaciana.
Contemporaneamente fece deporre e relegare a Berea in Tracia Papa Liberio (352-366). Al suo posto fu eletto l'antipapa, di ispirazione ariana, Felice (355-365). Papa Liberio poté rientrare ad occupare la sua sede, solo dopo aver firmato un documento molto vicino alle tesi ariane.
Questo momento storico del Cristianesimo fu ben descritto da S.Girolamo nella frase: "Il mondo, gemendo, stupì di trovarsi ariano".
Il concilio di Seleucia, nel 359, al quale partecipò A., oltre a 150/160 vescovi orientali, mostrò tutta la ben nota divisione nel partito ariano, e fu aggiornato dall'imperatore stesso a Costantinopoli, l'anno successivo, dove fu imposta la formula dell'homoios.
Ma nel 361, morì l'imperatore Costanzo e la situazione politica divenne poco chiara: l'ascesa di Giuliano l'Apostata (361-363), paradossalmente, permise agli ortodossi niceni di serrare le fila.
Nel concilio di Lampsaco del 364, indetto da Valentiniano I (364-375), le tesi ariane furono rigettate e i vescovi più in vista furono condannati, compreso A.
A. morì, secondo alcuni autori, nel 366.