Basilio di Ancyra (att. 336-360)

Vescovo ariano di Ancyra, successe a Marcello nel 336, durante il concilio, a forte ispirazione ariana, a Costantinopoli, presieduto da  Eusebio di Nicomedia, dove Marcello fu condannato per sabellianismo e dichiarato decaduto dalla sua sede vescovile.

Alla morte dell'imperatore Costantino (337) Marcello ritornò alla sua sede, da dove, però fu espulso nel 339, con nuovo reintegro di B.

Allora, Marcello si decise di scrivere al papa Giulio I (337-352), che nel 340 lo riabilitò, dichiarandolo ortodosso, ma non si sa se successivamente M. abbia potuto coprire il suo ruolo, almeno prima del 343. In quell'anno fu, infatti, convocato dall'imperatore Costanzo II (337-361, figlio di Costantino) il concilio di Sardica (l'odierna Sofia in Bulgaria), dove, tra l'altro, fu chiesto vanamente da parte degli ariani l'espulsione di Marcello. Alla risposta negativa del concilio, gli ariani abbandonarono il concilio, che quindi, a maggioranza ortodossa, ratificò il reintegro di Marcello nella sua sede di Ancyra e l'allontanamento di B..

Pare comunque che Marcello avesse avuto parecchi problemi nel rientrare ad Ancyra, a causa dell'opposizione della popolazione favorevole a B.

Infine Marcello fu deposto dal vescovo Macedonio di Costantinopoli e definitivamente sostituito da B. nel 353.

Qualche anno dopo, in seguito alla morte di Eusebio di Nicomedia (m. ca. 341), Costanzo convocò vari sinodi, tenuti tra il 357 ed il 359 a Sirmio (nell'ex Iugoslavia) per cercare di venire a capo delle dispute teologiche, che dilaniavano il mondo cristiano di allora.

Rispetto alla natura di Cristo, le formulazioni presentate furono addirittura quattro:

  • Homooùsios (identico, nella sostanza, a Dio, cioè consustanziale), secondo il Credo di Nicea, difeso strenuamente e quasi isolatamente (Athanasius contra mundum: Atanasio contro il mondo) da Atanasio d'Alessandria.
  • Homoioùsios (simile, nella sostanza, a Dio), propugnato, per l'appunto, da Basilio di Ancyra, i cui seguaci si definivani omoiousiani.
  • Anòmoios (dissimile da Dio), secondo il credo ariano più canonico, e difeso da Aezio di Antiochia o di Celesiria, Eunomio di Cizico e Ursacio di Singiduno.

  • Hòmoios (simile a Dio), proposto da Acacio di Cesarea, definizione vaga, dove si parlava di una generica similitudine tra Padre e Figlio, senza precisare il rapporto sul piano della sostanza.

L'imperatore Costanzo dapprima (358) aderì alla dottrina dell'homoioùsios di B. e, influenzato da quest'ultimo,  fece bandire Aezio e i suoi seguaci.

Tuttavia, dopo il III sinodo di Sirmio del 359, Costanzo cambiò parere, preferendo la versione homoios di Acacio come ufficiale e convocò i vescovi occidentali a Rimini e quelli orientali a Selucia per ratificare la formula acaciana.

In seguito a questi concili, B. cadde in disgrazia e fu esiliato nel 360.