Amsdorf, Nikolaus von (1483-1565) e anti-sinergisti

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Nikolaus von Amsdorf

 

La vita

Nikolaus von Amsdorf, nato il 3 Dicembre 1483 a Torgau, in Sassonia, da una famiglia nobile, era canonico al Convento di Ognissanti e, dal 1511, professore di teologia a Wittenberg, dove egli aveva studiato, frequentando comunque anche l'università di Lipsia.

Agli inizi della Riforma protestante, A. diventò amico fraterno di Martin Lutero, di cui condivise e difese zelantemente le idee riformiste e che accompagnò in molti suoi viaggi. Fu infatti assieme a lui e a Philipp Melantone, che A. si recò a Lipsia, per la famosa disputa, organizzata dal nunzio papale Carl Von Miltitz (1480-1529) dal 27 Giugno al 16 Luglio 1519, tra il teologo Johann Eck (1486-1543) e i due amici e colleghi Andreas Bodenstein (Carlostadio) e Martin Lutero.

Anche due anni più tardi, nel 1521, A. accompagnò Lutero alla dieta di Worms, dove l'editto imperiale dell'8 Maggio condannò Lutero, ordinò ai principi di catturarlo e consegnarlo all'autorità imperiale e ordinò il rogo dei suoi scritti.

In quell'occasione A. fece parte del piano architettato da Federico III, detto il Saggio (1486-1525) e dal suo segretario Georg Burckhardt (Spalatino), per portare Lutero al sicuro nella rocca di Wartburg, mediante il suo finto rapimento eseguito il 4 Maggio.

A. era un ottimo teologo, ma anche un uomo dotato di senso pratico: fu lui ad organizzare l'incontro ed il matrimonio di Lutero e Caterina di Bora nel 1525: la leggenda racconta che, quando A. chiese a Caterina chi intendesse sposare, questa prontamente gli dichiarò la disponibilità a sposare sì Lutero, ma che anche il fatto di convolare a nozze con lo stesso A. non le sarebbe tutto sommato dispiaciuta!

Nel Dicembre 1536 A. fu invitato da Lutero a partecipare, assieme a Johannes Schneider (Agricola) e Spalatino alla stesura degli articoli di Smacalda, sollecitati dal principe elettore di Sassonia, Giovanni Federico I (1532-1547) come risposta alla bolla papale Ad dominici gregis di Papa Paolo III (1534-1549), e che diedero origine al trattato omonimo.

Nel 1541 il capitolo della cattedrale di Naumburg decise di nominare vescovo il cattolico erasminiano Julius von Pflug, per impedire di mire di Giovanni Federico I, che voleva creare una diocesi protestante. Il principe, per tutta risposta, dichiarò nulla l'elezione e a sua volta nominò A. vescovo, il primo vescovo della storia del Protestantesimo. L'investitura avvenne l'anno successivo e fu officiato da Lutero in persona.

Purtroppo la guerra e la relativa sconfitta della Lega Smacaldica del 1547 fece sì che A. fosse dichiarato decaduto dall'incarico di vescovo e Pflug fu reinstallato nel posto.

Nel 1548, A. fu tra gli artefici della fondazione della scuola superiore di stadi classici di Jena, trasformata in università nel 1558 e considerata un centro fondamentale per il Luteranesimo, dove A. stesso curò la pubblicazione delle opere di Lutero, nota come edizione di Jena.

A. morì ad Eisenach il 14 Maggio 1565.

Il pensiero

A. fu sempre uno strenuo difensore dell'ortodossia del pensiero luterano e scese spesso in campo contro altri pensatori, come Melantone, oggetto dei suoi strali in almeno tre occasioni:

  • Lutero disprezzava totalmente il valore delle opere buone per ottenere la salvezza, ma Melantone era dell'idea che le opere buone erano necessarie per ottenere perlomeno la "felicità eterna": questa tesi fu anche sostenuta da Georg Major (1502-1574), professore di Wittenberg, che fu denunciato da A. e da Mattija Vlacic (Mattia Flacio Illirico). Questa posizione di A. venne successivamente criticata nella Formula di Concordia del 1577, l'ultima delle formule di fede luterana.

  • Nuovamente Melantone contestò il pensiero luterano che molte dottrine e pratiche della Chiesa Cattolica dovevano essere combattute, mentre per lui erano indifferenti, e quindi potevano essere anche ammesse. La controversia fu denominata adiaforista dal latino adiaphora (cose indifferenti dal punto di vista morale) e fu osteggiata da A.

  • Infine Lutero era convinto che l'uomo non poteva contribuire alla propria salvezza, ma Melantone, in età matura, credeva che la volontà umana era utile perlomeno per lottare contro la debolezza insita nell'uomo. Anche questo pensiero, detto sinergistico, fu contestato da A., che capeggiò il partito degli anti-sinergisti.