Frank, Jakob (1726-1791) e frankisti ed il movimento sabbatianista

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Jakob Frank

 

Premessa: il movimento sabbatianista

Il movimento di Jakob Frank nacque in un momento molto convulso per il mondo ebraico dell'Europa Orientale nel XVII-XVIII secolo: i tremendi pogrom perpetrati dai cosacchi nel 1648-49 e la nascita dei movimenti chassidica e sabbatianista. Del primo movimento non trattiamo perché ci porterebbe fuori tema: possiamo solo accennare che, nato dall'azione del rabbino Isra'el ben Eliezer (1698-1760), detto Baal Shem Tov (Signore del Nome buono), il misticismo chassidico affonda le sue radici nella tradizione esoterica della Qabbalah.

Il secondo movimento, il sabbatianismo (da non confondere con il sabbatarianismo, l'usanza cristiana di considerare il sabato, e non la domenica, come giorno da santificare) invece, ruota intorno alle figure dei due rabbini: Sabbatai Zevi (o Shabbethai Zebi ben Mordechai) (1626-1676), nato a Smirne (Turchia) e autoproclamatosi nel 1648 il Messia, e Nathan di Gaza (o Ghazzati) (ca. 1643-1680), grande esperto della Qabbalah, seguace degli insegnamenti del famoso mistico ebraico Isaac Luria (1534-1573), e convinto sostenitore che Zevi fosse veramente il Messia, di cui Nathan divenne il profeta.

I principi del sabbatianismo erano fondati su un messianismo estremo, che affermava che il Messia, per realizzare la redenzione, doveva scendere nell'abisso del male, anche per redimere i peccati d'Israele. Da qui ne nasceva il marcato antinomismo (l'inutilità della vecchia legge morale, che, secondo Zevi, sarebbe dovuto essere sostituita da una nuova) caratteristico dell'atteggiamento del "Messia": egli, infatti, nominava il tetragramma sacro di Dio in pubblico, violava le norme di vita e mangiava cibi proibiti.

Oggigiorno invece diversi storici contemporanei concordano sul fatto che Zevi soffrisse di una forma di depressione maniacale, che indubbiamente condizionò il sopraccitato comportamento considerato eretico da parte della comunità ebraica.

Pur tuttavia bisogna ricordare che quelli erano anni molto bui per gli ebrei dell'Europa orientale, sopratutto per quelli che abitavano nella parte sud-occidentale dell'impero russo (approssimativamente corrispondente all'attuale Ucraina) e che avevano subito nel 1648-49 il terribile massacro (300.000 morti) da parte delle orde cosacche dell'ataman Bogdan Zinovi Chmielnicki (1595-1675). Come spesso succede in questi casi, durante le repressioni di gruppi etnici o religiosi, si moltiplicano presso le popolazioni oppresse - come ultima tenue speranza cui aggrapparsi - i fenomeni di millenarismo e d'attesa della venuta del Messia. Sarebbe avvenuto all'inizio del XVIII secolo, durante le persecuzioni degli ugonotti francesi con lo sviluppo del fenomeno dei profeti ugonotti e del movimento dei camisardi, ma precedentemente era proprio avvenuto per gli ebrei della zona sopraccitata che, attraverso l'interpretazione cabalistica di un passaggio dello Zohar (il libro della Qabbalah), erano nell'attesa della venuta del Messia per il 1648.

Da qui si spiega il vastissimo seguito di fanatici (denominati anche zevisti dal nome del loro messia), che Sabbatai Zevi raccolse in pochi anni e che preoccupò non poco le autorità turche, le quali nel febbraio 1666 lo arrestarono nelle vicinanze di Istanbul. In carcere un improvviso colpo di scena: messo di fronte all'aut aut di convertirsi all'islamismo o di essere giustiziato, Zevi scelse la prima ipotesi e assunse il nome di Aziz Mehmed Effendi. Lo scopo ultimo del sultano Mehmed IV (1648-1687) era di usare Zevi come missionario presso gli ebrei, ma questi continuò, nel pieno delle sue crisi maniacali, a proclamarsi il Messia. Fu quindi confinato nella cittadina di Dulcigno (nell'odierna Albania), dove morì, solo e dimenticato, nel 1676.

L'improvvida conversione del "Messia" inizialmente spiazzò il "profeta" Nathan (che morì quattro anni dopo, nel 1680), ma questi rielaborò una nuova teoria: il messia, dopo aver indicato la via della salvezza agli ebrei, doveva ora salvare i mussulmani e per fare ciò doveva convertirsi, almeno formalmente, all'islamismo. Questa spiegazione spezzò in ogni caso il movimento in tre tronconi:

  • Un numero cospicuo abbandonò, almeno ufficialmente, il movimento.

  • Un altro gruppo, prendendo per buona la spiegazione di Nathan, si convertì all'islamismo, mantenendo segreta la propria fedeltà al sabbatianismo. Tuttora presenti nelle città turche di Istanbul, Izmir e Edirne con una consistenza tra i 15.000 ed i 50.000 seguaci, essi vengono chiamati dönmeh (in turco: apostati), ma ovviamente preferiscono la denominazione meno degradante di ma'aminim (credenti), haberim (associati), o ba'ale Milhamah (guerrieri).

  • Gli aderenti ad un terzo gruppo precisarono che solamente il messia doveva convertirsi, quindi rimasero ebrei, anch'essi praticando l'adorazione a Zevi in maniera privata.

In generale il movimento, pur adottando un basso profilo (come si direbbe oggigiorno), rimase, in ogni modo, attivo fino all'arrivo del suo nuovo leader, Jakob Frank, che nacque esattamente 100 anni dopo Sabbatai Zevi.

Jakob Frank: i primi anni

Jakob Frank (il cui vero nome era Yakov ben Judah Leibowitz) nacque infatti nel 1726 a Korolevo, nella regione della Podolia (nell'attuale Ucraina sud-occidentale), da un mercante ebreo, che era stato espulso dalla comunità locale per la sua appartenenza alla setta dei zevisti e che quindi aveva trasferito nel 1730 la famiglia a Czernowitz, nella vicina Bucovina (ai tempi parte dell'impero ottomano, ma oggi una regione divisa tra Ucraina e Romania), dove più forte era l'influenza dei sabbatianisti - almeno formalmente - di religione islamica (i precedentemente citati dönmeh). Già alla scuola, F. mostrò quella notevole avversione per gli insegnamenti del Talmud, che avrebbe caratterizzato il suo operato da adulto.

Avendo intrapreso l'attività mercantile del padre, F. poté liberamente circolare nell'impero ottomano, dove fu chiamato "Frank", un nome spesso attribuito agli europei, e poté frequentare i centri sabbatianisti di Salonicco e Smirne.

La nascita del movimento frankista

Nel 1755 F. rientrò in Podolia, dove fondò il proprio movimento, detto frankista, basato sull'opposizione al Talmud (essi riconoscevano solo lo Zohar, il libro della Qabbalah, come norma di conoscenza e vita), sull'antinomismo, sul simbolismo mistico mediante dubbi rituali di natura sessuale e sulle rivelazioni di Sabbatai Zevi. La cosa suscitò grande scandalo presso i rabbini di Brody, che lanciarono un anatema (herem) nel 1756 contro F. e i suoi seguaci. F. riparò in Turchia, mentre i suoi fedeli si appellarono al vescovo cattolico di Kamenetz-Podolsk (capitale della Podolia), Dembowski (m. 1757), che vide la possibilità di convertirli al Cattolicesimo. Il vescovo organizzò un dibattito pubblico tra i frankisti e gli ebrei ortodossi, e questi ultimi risultarono perdenti giacché non si difesero con troppo vigore per non dispiacere a Dembowski. Il vescovo però interpretò il risultato finale del dibattito come un segno divino che si dovevano distruggere tutte le copie del Talmud nella sua diocesi, un progetto folle che fu messo solo parzialmente in pratica, tra la fine d'ottobre e l'inizio di novembre 1757, a causa della prematura morte del prelato il giorno 9 novembre.

Anche i rabbini locali videro la morte del vescovo come un segno divino e rinnovarono gli attacchi contro i frankisti, che furono momentaneamente protetti da un editto del re di Polonia, Augusto III (1733-1763). Nel 1759 F. rientrò dalla Turchia, portando nuove rivelazioni, nelle quali egli affermò di essere il nuovo messia, la reincarnazione di Sabbatai Zevi, mandato sulla terra per salvare l'umanità, e che era necessario la sua conversione e quella dei suoi seguaci al Cristianesimo, come momento di transizione verso una "religione messianica". Nel frattempo i frankisti, ma senza la partecipazione del loro nuovo messia, sfidarono gli ortodossi ebrei ad un altro dibattito, nel quale accusarono questi ultimi di usare sangue cristiano per alcuni loro rituali. Detta accusa, se fosse stata accettata, avrebbe potuto scatenare un terribile pogrom contro le comunità ebraiche locali, pari a quello del già citato famigerato Chmielnicki, ma nonostante la presenza di giudici cristiani, ovviamente di parte, la bislacca accusa cadde nel vuoto.

La conversione della setta al Cristianesimo

Sempre più isolati e pressati da più parti a mettere in pratica la loro adesione al Cristianesimo (vi fu perfino un tentativo di conversione operato da missionari protestanti!), i frankisti, con in testa il proprio leader, decisero una spettacolare conversione al Cattolicesimo: nel corso del 1759 in svariate chiese cattoliche di Lvov (in Polonia, ma ora in Ucraina) più di 500 persone furono battezzati avendo come padrini e madrine alti rappresentanti dell'aristocrazia polacca. F. stesso, dopo una prima cerimonia in Lvov, fu battezzato con gran solennità il 18 novembre 1759 a Varsavia con padrino nientedimeno che il re Augusto III di Polonia in persona.

Il fatto è che molti, tra cui il primate di Polonia Wladislaw Lubienski (primate: 1759-1767) e il nunzio apostolico Nicolò Serra (1706-1767), dubitavano della sincerità della conversione dei frankisti e ne avevano ben ragione: in cuor loro F. rimaneva il loro "Maestro divino". Lo stesso F. fece precipitare le cose, dichiarando inopportunamente la sua intenzione di passare all'islamismo: fu arrestato il 6 febbraio 1760 e tradotto come prigioniero nella fortezza di Czestokowa. Vi rimase per tredici anni, anche se in una prigionia abbastanza dorata: poteva ricevere abbastanza liberamente i suoi seguaci e le generose donazioni di questi ultimi non gli fecero mai mancare alcun confort durante il suo periodo di detenzione. Nell'agosto 1772 F. fu liberato per ordine del generale russo Alexander Ilic Bibikov (1729-1774), durante la campagna militare per la prima spartizione della Polonia, che portò all'occupazione di Czestokowa.

F. si trasferì allora a Brno (in Moravia) con 12 seguaci nominati suoi apostoli e con la figlia Eva: fu in questo periodo che egli incontrò i favori dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria (imperatrice: 1740-1780), che vedeva la possibilità di utilizzare F. come missionario cristiano presso gli ebrei. A Brno inoltre egli disponeva di un seguito di circa 600 seguaci, principalmente ex cavalieri ebrei cosacchi (sic!) del disciolto reggimento Israelowskij, un curioso (ma fallito) episodio della politica d'integrazione interrazziale voluta da Caterina di Russia e dal famoso generale Grigori Alexandrovich Potemkim (1739-1791).

Ma, poiché i segreti intenti cripto-giudaici di F. non tardarono a venire alla luce, questi ritenne più prudente trasferirsi nel 1786 a Offenbach, vicino a Francoforte, in Germania, dove visse con un certo agio economico, grazie ai soldi generosamente inviati dai suoi sostenitori, e dove egli si auto-attribuì il titolo nobiliare di Conte (o Barone, secondo altre fonti) di Offenbach.

F. morì nel 1791 e la figlia Eva gli successe, diventando la "Signora santa" e leader della setta: alla morte di quest'ultima nel 1816 la setta gradualmente scomparve e gli ultimi adepti si adattarono a seguire un Cattolicesimo non più di facciata.