Il millenarismo (o chiliasmo dal greco chilioi = mille) è un credo presente in vari momenti storici della religione cristiana (ma anche in quella ebraica) secondo il quale:
Nell'anno mille (o suoi multipli) dovrebbe avvenire la fine del mondo, oppure,
Ad una certa data, in base a calcoli ottenuti dalle profezie contenute nell'Apocalisse (in vari capitoli) o nei libri del profeta Daniele (capitoli 8 e 9), dovrebbe avvenire la seconda venuta di Gesù Cristo (parusìa) con la creazione di un Suo regno millenario in Terra, il quale avrebbe termine con il Giudizio Universale. Gli autori anglosassoni preferiscono chiamare questa seconda versione millennialism (millennialismo).
Il millenarismo si divide in due importanti dottrine, come segue:
Il credo secondo il quale la parusìa precederebbe il regno fisico millenario di Cristo concludendosi con il Giudizio Universale si denomina pre-millenarismo, ed è seguita dai fedeli della Chiesa Cattolica Apostolica, dai Fratelli di Plymouth, dagli Avventisti del Settimo Giorno e dai Testimoni di Geova.
La versione invece in cui la parusìa avverrebbe dopo un regno spirituale millenario di Cristo, venendo così a coincidere con la fine del mondo ed il Giudizio Universale si chiama post-millenarismo e viene professata dai fedeli della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (o Mormoni) e dagli Shakers.
Il millenarismo di alcune odierne confessioni religiose è nato nel XIX secolo, ma ben prima di quel periodo questa dottrina era presente in alcuni movimenti e pensatori cristiani come:
Il Montanismo
Superato senza accadimenti sconvolgenti l'anno mille, dal Medioevo in avanti i vari studiosi, convinti nell'imminente seconda venuta di Cristo, si concentrarono sui calcoli per capire quanti anni mancassero per la fine del mondo o perlomeno di questo mondo. A questo si aggiungeva il problema di capire da quale data far partire i calcoli e spesso quest'incertezza è stata utilizzata come comodo escamotage quando nell'anno in questione non succedeva niente.
Del resto un'altra giustificazione spesso adottata per il mancato evento era che, alla data prevista, era accaduto un avvenimento, senz'altro di fondamentale importanza, ma ben diverso da quello che si stava attendendo, e che questo fatto era capitato in sordina, in maniera invisibile o addirittura in Cielo.
In ogni caso, la mancata attuazione dell'evento profetizzato non è mai stata un problema per le chiese e le sette che attendevano queste date, e la compattezza dei gruppi non mostrava solitamente cedimenti, anzi gli sfottò e lo scetticismo del mondo esterno non avevano altro effetto che rinforzare la coesione interna.
Inizialmente il testo principalmente analizzato è stato il libro dell'Apocalisse al quale aveva attinto il cistercense Gioacchino da Fiore: utilizzando la tecnica di trasformare i giorni in anni, egli era giunto alla conclusione che la terza era, quello dello Spirito Santo (la prima era quella del Padre, al quale si era ispirato l'Antico Testamento e nella seconda il riferimento era il Figlio, ispiratore del Nuovo Testamento) sarebbe incominciato nel 1260 (numero simbolico citato due volte nell'Apocalisse: 11,3 E io concederò ai miei due testimoni di profetizzare per milleduecentosessanta giorni, vestiti di sacco e 12,6 E la donna fuggì nel deserto, dove ha un luogo preparato da Dio, perché la nutrissero durante milleduecentosessanta giorni). Secondo Gioacchino, in quell'anno non si sarebbe verificato la parusìa, bensì l'avvento di un'era di concordia e di fine della gerarchia della Chiesa.
In realtà, non successe proprio nulla e non ebbero miglior fortuna né l'anabattista Melchior Hofmann con la data 1533 e nemmeno i quinto-monarchisti con il 1700, per fare alcuni esempi di millenaristi dei secoli successivi.
A furia di tirare ad indovinare ci fu effettivamente chi imbroccò non la data della fine del mondo, ma comunque un anno che si caricò di significato simbolico: il 1798, calcolato, soprattutto in ambiente protestante, come la data che seguiva - 1260 dopo - la fine del dominio dei Goti in Italia, avvenuta nel 538. Il 1798 era quindi la data per la caduta di un altro dominio ben noto: la Chiesa Cattolica.
In effetti il 15 febbraio di quell'anno Papa Pio VI (1775-1799) fu arrestato e condotto in Francia per ordine di Napoleone Bonaparte (imperatore: 1800-1815) ma, come è ben noto, questo episodio, se pur drammatico, non portò affatto alla fine della Chiesa Cattolica.
Nel XVIII secolo si ebbe un aumento d'interesse per il calcolo della parusìa: lo studioso luterano pietista Johann Albrecht Bengel (1687-1752), che ebbe anche un certo influsso sulle dottrine escatologiche di John Wesley (il fondatore del metodismo), fece dei complessi calcoli basati sull'Apocalisse e giunse alla conclusione che la data prevista avrebbe dovuto essere il 18 giugno 1836.
Altri, invece, fecero uso del libro del profeta Daniele, dove al passo 8,14 si legge: Gli rispose: "Fino a duemilatrecento sere e mattine: poi il santuario sarà rivendicato", e da quale si poteva desumere un periodo di 2300 anni.
Già, ma da quando?
Ci pensò il pastore protestante riformato Johann Petri (1718-1792), che calcolò l'inizio del periodo a settanta settimane (un'interpretazione del passo di Daniele 9,24: Settanta settimane sono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città per mettere fine all'empietà, mettere i sigilli ai peccati, espiare l'iniquità, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei santi) prima del battesimo di Gesù nel Giordano (l'inizio del Suo insegnamento), il che, considerando - in senso translato - la "settimana" come un periodo di sette anni, porta al 453 a.C. Quindi 2300 meno 453 fa 1847, data prescelta da Petri per la fine del mondo. Successivamente altri calcoli hanno leggermente aggiustato il numero di Petri finché non si è giunti al più esteso periodo 1843-1849, con un maggiore consenso sugli anni 1843-1844.
Quest'ultimo anno, e più precisamente il 22 ottobre 1844, fu la data decisa dal predicatore battista William Miller come il giorno della parusìa: per lui i calcoli iniziavano invece dal 457 a.C., anno in cui il re Artaserse I di Persia (464-424) autorizzò la ricostruzione di Gerusalemme, come riportato dal libro di Esdra 7,12-26. Dal calcolo di Miller si otteneva il 1843, passato il quale senza sconvolgimenti di sorta, il predicatore si accorse che il calendario gregoriano non aveva l'anno zero, quindi corresse la sua previsione per il 1844, e accogliendo un suggerimento del suo seguace Samuel Snow (1806-1870), fissandola per la data del 22 ottobre.
Tuttavia neppure queste correzioni di date furono efficaci: Gesù Cristo non apparve nella data profetizzata e i milleriti (i seguaci di Miller), diversi dei quali avevano abbandonato o venduto le loro proprietà per propagare il Vangelo negli ultimi giorni del mondo, provarono quello che fu chiamato "La Grande Delusione" e parecchie migliaia abbandonarono la causa di Miller. Eppure lo stesso Miller, che fu espulso dalla Chiesa Battista - e i suoi seguaci riuniti nell'Associazione Cristiana Avventista - andò avanti ad aspettare la parusìa inutilmente e morì nel 1849. Quest'attesa dell'evento è caratteristica anche dei Testimoni di Geova.
Altri suoi seguaci, com'è già stato detto, giustificarono il mancato appuntamento con il fatto che, secondo la profezia, era successo un evento eccezionale in Cielo. Per esempio, tra i gruppi che s'ispirarono a Miller, gli Avventisti del Settimo Giorno credono che in quel giorno Gesù avesse iniziato a giudicare chi fosse pronto per il paradiso, un giudizio investigativo che avrebbe preceduto di poco la vera parusìa. Un altro millerita, Owen R. L. Crosier (1820-1913) pubblicò un articolo nel febbraio 1846 affermando che fino a quel giorno Gesù aveva svolto il Suo ministero nel tabernacolo celeste, intercedendo per l'umanità, ma che da quella data si era trasferito nel Sancta Sanctorum e che la porta della salvezza era stata irrimediabilmente chiusa (dottrina della "porta chiusa") e soltanto coloro che avevano creduto nel messaggio millerita avrebbero potuto salvarsi.
NB Un fatto curioso che esula dal contesto cristiano tradizionale fu che proprio nell'ottobre 1844 il profeta Mirza Alì Muhammad (1819-1850), detto bab (porta), iniziò a predicare la fede Bahá'í (una delle più diffuse organizzazioni religiose al mondo, d'estrazione originariamente islamica dall'Iran, ma che oggi si definisce religione globale inglobando, con un'azione sincretica, dottrine cristiane, ebraiche, buddiste, islamiche, induiste e zoroastriane) e quindi oggi i suoi 6,5 milioni di seguaci credono - a buona ragione - che proprio per questo motivo l'ottobre 1844 non fosse affatto una "Grande Delusione"!