Che Montano sia stato un riformatore della giovane Chiesa Cristiana o un millenarista e trascinatore di folle poco importa, sicuramente egli fu il fondatore di un fenomeno di massa molto popolare, il montanismo o catafrigismo (dalla Frigia, regione d'origine del movimento), che preoccupò non poco i vescovi cattolici del II e III secolo.
M. nacque, con ogni probabilità, ad Ardabau, in Frigia (Asia Minore), nella prima metà del II secolo.
Secondo S. Girolamo, egli era stato sacerdote di Cibele fino alla conversione al Cristianesimo ed a questo passato tenebroso (il culto di questa dea comprendeva crudeli cerimonie, come l'autocastrazione dei suoi sacerdoti) il Padre della Chiesa attribuiva le estasi di M. come comportamento tipico dei seguaci di Cibele. Oggigiorno si tende, tuttavia, a non dare molto credito a quest'ipotesi, probabilmente una fantasiosa forzatura di S. Girolamo.
M. iniziò a predicare nella regione natale nel 156 (o 157) accompagnandosi con due profetesse Massimilla e Priscilla (o Prisca), anch'esse, come M., illuminate dallo Spirito Santo e dotate di capacità profetiche. Ed infatti, invece di riti più tradizionali, M. riuniva i suoi seguaci in manifestazioni di massa nella piana tra Pepuza e Tymion (sempre in Frigia), dove i profeti andavano in estasi e parlavano per bocca dello Spirito Santo, sebbene non manchino racconti, riferiti da accaniti avversari religiosi come Sant'Agostino, di atroci riti, nei quali la farina per impastare il pane per l'eucaristia veniva mischiata con il sangue, cavato mediante piccole ferite, da un bambino di un anno, che spesso ne moriva. Va comunque detto che accusare l'avversario di crudeli sacrifici di bambini è purtroppo un'abitudine abbastanza consolidata nella storia delle religioni!
Il fenomeno montanismo continuò a diffondersi fino alle prime reazioni, piuttosto contrastanti, da parte della Chiesa: l'invito alla moderazione e al silenzio da parte del vescovo Milziade, la denuncia fatta nel 171 dal vescovo di Ierapoli, Apollinare, e l'attacco da parte di Sant'Ireneo (ca. 140-200) (per la verità, non molto incisivo per il fatto che Ireneo stesso era un millenarista convinto come M.) nel suo Adversos haereses del 177 furono vanificati dall'atteggiamento piuttosto neutrale dei Papi Eleuterio (175-189) e Vittore I (189-199), nel periodo dei quali il movimento poté prosperare indisturbato.
Infatti una vera e propria condanna avvenne solo nel 202/203, sotto Papa Zefirino (199-217), cioè molti anni dopo la morte dell'ultima dei tre fondatori, Massimilla avvenuta nel 179 (la data della morte di Montano,che, secondo alcune fonti, si sarebbe impiccato, e di Priscilla è probabilmente anteriore).
Anche dopo la morte dei fondatori e nonostante la persecuzione da parte dell'imperatore Settimio Severo (173-211) nel 193, il montanismo continuò a diffondersi in Asia Minore, Tracia, Africa settentrionale (Cartagine), Gallia (Lione) e a Roma stessa, dove diventarono celebri le scuole montaniste di Eschine e Proclo. A Cartagine, nel 207, fu guadagnato alla causa montanista un convertito d'eccellenza: il noto scrittore e teologo cristiano Tertulliano (ca. 155-222), che descrisse la propria conversione nell'opera De pallio.
Il movimento si espanse fino al IV secolo, quando iniziò il suo lento declino grazie al nuovo corso dato alla Chiesa Cristiana dall'imperatore Costantino (306-337), ma si estinse solo nel VI secolo soprattutto a causa delle dure repressioni ordinate dall'imperatore Giustiniano (527-565), durante il regno del quale, si dice, furono scoperti e bruciati i resti di Montano, Massimilla e Priscilla.
Tuttavia sopravvisse qualche frangia montanista isolata, poiché nel VIII secolo se ne sentiva ancora l'influenza tant'è che l'imperatore d'Oriente Leone III detto l'Isaurico (717-741) adottò misure repressive contro i montanisti nel 722.
Il montanismo non era dotata di una vera e propria dottrina, bensì di una serie di comportamenti e precetti. Infatti, sotto questo punto di vista, non si può definire un'eresia vera e propria, ma piuttosto uno scisma interno alla Chiesa Cristiana. Lo scisma era sorto perché i montanisti affermavano la superiorità dei profeti carismatici sui vescovi e ammettevano, in contrasto con la Chiesa "ufficiale", la partecipazione delle donne, soprattutto per quanto riguardava le rivelazioni e le profezie: Massimilla e Priscilla ne erano i più celebri esempi.
I montanisti erano quartodecimani, vale a dire festeggiavano la Pasqua il 14° giorno del mese di Nisan (mese ebraico tra Marzo e Aprile, il cui inizio era stabilito dalla luna di Marzo), indipendentemente dal giorno della settimana, e non nella domenica successiva.
Tuttavia il vero punto focale del movimento era lo spirito millenarista, l'attesa del ritorno a breve di Cristo sulla terra, chiamata parusía: ciò era probabilmente dovuto all'enorme influenza sul mondo cristiano di quel periodo che ebbe l'Apocalisse di Giovanni. I montanisti, quindi, per prepararsi degnamente a questa venuta, avevano adottato dei comportamenti morali molto severi: proibivano il secondo matrimonio, e certe volte il matrimonio stesso, praticavano la castità assoluta e periodi di digiuno molto drastici, erano inflessibili con chi commetteva i peccata graviora (adulterio, omicidio, apostasia) e condannavano coloro che fuggivano durante le persecuzioni, arrivando perfino a lodare l'autodenuncia.
Per i suoi seguaci, M. era il novello paraclèto, in altre parole il consolatore, secondo il passo dal Vangelo di San Giovanni (14,16): io invocherò il Padre ed egli vi darà un altro consolatore, affinché resti con voi per sempre, e la nuova Gerusalemme, scesa dal cielo in terra, sarebbe diventata la città di Pepuzia (da cui il nome di pepuziani dato ai montanisti) secondo l'interpretazione di un sogno di Priscilla. E nonostante che le date fissate per la parusía fossero puntualmente disattese, come spesso è successo anche in altri casi (vedi le sette millenariste del XIX e XX secolo), la popolarità del movimento rimase, come si è detto, altissimo per parecchio tempo.