Galeota, Mario (ca.1499-1585)

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Il castello di Monasterace, casato di Mario Galeota

Il cavalier Mario Galeota nacque a Napoli nel 1499 circa da una nobile famiglia: il padre Giovanni Bernardino era signore di Monasterace, in Calabria. Da giovane G. seguì studi di ingegneria militare, di matematica e di letteratura. Dal 1537 egli iniziò a frequentare i circoli evangelici di Juan de Valdés, diventandone uno dei discepoli più fedeli, assieme a Giulia Gonzaga, Pietro Carnesecchi e Marcantonio Flaminio ed organizzando la traduzione in italiano, la copia e la stampa dei suoi scritti, come il noto Alphabeto christiano, nella propria casa di Napoli, e quindi nella sua tenuta di Monasterace. Compì inoltre un viaggio nel 1538 a Firenze per diffondere le opere di Valdés presso i circoli riformati della città.

Fu per questo inquisito nel 1548 e processato per ben tre volte: nel 1552, 1555 e 1565-66. Nel 1555 fu "ospite" delle carceri dell'Inquisizione a Roma nel stesso periodo in cui furono internati anche Bartolomeo Spadafora, il cardinale di Modena, Giovanni Morone, Andrea Ghetti da Volterra, e l'ex vescovo valdesiano di Cheronissa Giovanni Francesco Verdura.

Nel 1559, in seguito ai moti popolari del 18 e 19 agosto, scatenatisi alla morte di Papa Paolo IV (1555-1559), Spadafora e Ghetti riuscirono a fuggire dalla galera, ma G. non tentò la fuga e questo fatto fu considerato un'attenuante nel suo ultimo processo del 1565-66, quando decise di abiurare. Fu quindi condannato, il 12 giugno 1567, a soli cinque anni di carcere (bisogna considerare che, solo tre mesi più tardi, il suo amico Pietro Carnesecchi sarebbe stato decapitato e bruciato sul rogo), ma già nel 1571 G. era libero di ritornare a Napoli. Deluso per il fallimento dell'esperienza valdesiana, G. non si occupò più di questioni religiose e morì a Napoli nel 1585.