Guyon, Jeanne-Marie Bouvier de la Mothe (detta Madame Guyon) (1648-1717)

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Madame Guyon

 

La gioventù

La mistica Jeanne-Marie Bouvier (de la Mothe Guyon) nacque il 13 aprile 1648 a Montargis, nella provincia francese dell'Orléanais, da Claude Bouvier, procuratore legale al tribunale di Montargis. Di costituzione fragile e impressionabile, ella trascorse un'infanzia tribolata, cambiando spesso scuola e sviluppando, sotto l'influenza di Marie Fouquet, duchessa di Béthune-Charost (1640-1716), sua protettrice, un forte senso religioso ascetico, che le fece propendere verso la decisione di entrare in convento. Ma i genitori avevano deciso altrimenti e, all'età di 16 anni, Jeanne andò sposa di Jacques Guyon, un ricco concittadino 22 anni più anziano di lei. Nei 12 anni di matrimonio, G. perse due dei cinque figli e, nel 1676, il marito stesso.

Guyon incontra Lacombe

Dopo esser diventata vedova (in ogni modo benestante), G. affidò i figli ai parenti e si ritirò sul lago di Ginevra, ad Annecy e a Thonon-les-Bains, dove, nel 1681, incontrò il sacerdote barnabita, François Lacombe (o La Combe) (1643-1715), che la influenzò verso una scelta ancora più radicalmente mistica: G., infatti, iniziò a mortificare il suo corpo con azioni clamorose, spesso frustandosi, o portando foglie d'ortica a diretto contatto con la pelle o bevendo pozioni amarissime per rovinare deliberatamente il gusto del poco cibo che mangiava.

Preoccupato per l'influenza negativa di certi esempi, il vescovo di Ginevra, Jean d'Aranthon d'Alex (m. 1695) espulse Lacombe dalla diocesi e ordinò a G. di andarsene: per cinque anni i due vagarono per il Piemonte (Torino e Vercelli) e la Savoia (Grenoble) per propagandare le proprie idee mistiche, finché un altro prelato, il vescovo di Grenoble, Etienne Le Camus (1632-1707) non li espulse, a sua volta. Nel frattempo G. aveva fatto pubblicare, proprio a Grenoble nel 1685, il suo lavoro più famoso: Moyen court et facile de faire oraison (metodo breve e facile per pregare). Lacombe e G. decisero quindi di recarsi a Parigi nel 1686, una scelta certamente infelice a causa della campagna lanciata proprio in quel periodo dal re Luigi XIV (1654-1715) contro ogni forma d'eterodossia cristiana, quindi anche contro il quietismo e tutti i fenomeni mistici in Francia.

Lacombe fu arrestato nel 1687 e inviato alla Bastiglia, e successivamente al castello di Lourdes (usato allora come prigione), dove morì nel 1715.

Guyon conosce Fenelon

G. fu, a sua volta, arrestata il 9 gennaio 1688 e rinchiusa in convento con l'accusa d'eresia, ma liberata l'anno dopo grazie ad un'abiura delle sue idee e all'interessamento della sua protettrice, la Duchessa di Béthune-Charost. Quest'ultima la introdusse nei circoli religiosi che gravitavano intorno alla corte del re e che erano presieduti dalla moglie morganatica di Luigi XIV, Francoise d'Aubigne, Marchesa de Maintenon (1635-1719). Qui G. conobbe l'abate François de Fénelon, che, rimasto affascinato dalla spiritualità e pietà della mistica, ne divenne (sebbene con una serie di distinguo) il discepolo, ed anche il suo difensore contro le accuse formulate dal predicatore e vescovo di Meaux Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704).

Condanna e fine di Guyon

Ben presto, tuttavia, il suo linguaggio paradossale ed estremo e le sue idee mistiche quietiste sconcertarono i suoi amici e la posero al centro di una inchiesta ecclesiastica.

Infatti il vescovo di Chartres, Paul de Godet des Marais (1647-1709) aveva sottoposto i lavori di G. ad una commissione riunitasi ad Issy e di cui faceva parte Bossuet e Fénelon (diventato nel frattempo arcivescovo di Cambrai), e che condannò nel 1694 le idee di G. con un documento contenete 34 articoli, detti per l'appunto, Articoli di Issy. Tuttavia, poco dopo, quando Bossuet volle pubblicare un ulteriore approfondimento sui 34 articoli, Fénelon si rifiutò di firmarli e anzi alimentò la polemica, pubblicando nel 1697 la propria rilettura in un libro denominato Explications de Maximes des Saints (spiegazioni delle massime dei santi).

Nel frattempo il momento favorevole per G. volgeva al termine: fu ospitata, come si direbbe oggigiorno, in libertà vigilata, a Meaux, sotto il controllo di Bossuet, al quale consegnò la sua sottomissione scritta alla condanna di Issy, ma poco dopo scomparve. Bossuet la fece cercare e arrestare nel dicembre 1695 da parte della polizia, che la rinchiuse nella Bastiglia, dove, il 23 agosto 1696, ella firmò un'ulteriore sottomissione.

G. rimase in carcere per più di sette anni e fu liberata il 21 marzo 1703, a condizione che si ritirasse nella tenuta del figlio a Blois. Qui G. trascorse gli ultimi anni della sua vita in opere di carità, ricevendo ospiti e ammiratori stranieri (soprattutto inglesi, olandesi e tedeschi) e vi morì il 9 giugno 1717.

Il pensiero e le opere

Nelle sue opere G. descrisse di aver sperimentato una serie di esperienze interiori, basate su tre momenti:

  • Una prima (l'unione dei poteri), della durata di otto anni, in cui lei aveva percepito la presenza di Dio come una realtà tangibile.

  • Una seconda (la morte mistica), di sette anni, in cui lei era entrata in una fase di crisi e dove aveva perso il senso della grazia di Dio.

  • Una terza fase (lo stato apostolico), dove era risorta a nuova vita e dove Dio era parte integrante della sua sostanza e agiva in lei, facendole scrivere cose notevoli senza preparazione apparente o senza riflettere. Giunta a questo livello, G. affermava di non poter più peccare, poiché il peccato era parte del proprio sé e lei se ne era sbarazzato (del suo sé).

Tutto ciò fu da G. descritto nelle sue opere, raccolte in ben 40 volumi, ma molte di esse furono poste all'Indice, tra cui Règles des assocées à l'Enfance de Jesus (regole degli associati all'Infanzia di Gesù), Les torrents spirituels (i torrenti spirituali) o il più noto Moyen court et facile de faire oraison (metodo breve e facile per pregare), quest'ultimo pubblicato, come già detto, a Grenoble nel 1685, dove la mistica insegnava che la preghiera non veniva fatta per nessun secondo fine, neppure la salvezza, ma solo come atto di sottomissione a Dio.

Rispetto al filone principale del quietismo, rappresentato da Miguel de Molinos, G. respinse l'idea del mistico spagnolo che bisognava non offrire resistenza alle tentazioni: sicuramente la vita di G. fu movimentata, ma non si può certo sostenere che non sia stata più che virtuosa.

I migliori estimatori delle opere di G. sono comunque da annoverare tra i protestanti, e non fra i cattolici: furono i calvinisti olandesi a pubblicare l'elenco completo delle sue opere e i suoi lavori sono ancora letti in Germania, Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti, soprattutto presso i quaccheri e i metodisti.